Tornano i castori in Italia dopo mezzo millennio. Un ritorno inaspettato, che sta particolarmente impegnando studiosi ed esperti faunistici. Piccole tracce della presenza del roditore risalgono al 2018 nei pressi dei laghi di Fusine a Tarvisio (Udine), e al 2021 in Val Pusteria (Alto Adige) ma, solo recentemente, è stata individuata una diga lungo il fiume Tevere, a Sansepolcro, in provincia di Arezzo. Un rinvenimento che conferma il ritorno del castoro nel Belpaese, dopo la sua estinzione avvenuta a livello italiano quattro secoli fa, e a livello globale un secolo fa.
La parola castoro evoca subito il roditore del nord America, eppure nel vecchio continente vive la sua specie cugina, il castoro europeo chiamato Castor fiber. In Italia, l’ultimo esemplare di questo ceppo è stato segnalato nel 1541 nell’area padana. In diversi paesi europei il roditore si è estinto a causa della caccia indiscriminata per la pelliccia, la coda – considerata cibo prelibato -, e il castoreo, sostanza odorosa che l’animale secreta dalle ghiandole per marcare il territorio e comunicare con i suoi simili, impiegata nella medicina tradizionale. Oggi, il castoro sta avendo una grande ripresa in Europa, specialmente grazie alle numerose reintroduzioni. In Italia non ci sono mai state iniziative del genere, nonostante il roditore sia considerato una specie chiave per via delle dighe da lui costruite in grado di modificare la struttura fluviale e favorire la presenza di altri animali. Eppure, negli ultimi tempi, la sua presenza ha iniziato a farsi sentire particolarmente, come dimostrato dalle molte piante (salice bianco, pioppo, ontani, cornioli e robinia) rosicchiate lungo il corso d’acqua.
Il nucleo individuato a Sansepolcro sembra essere particolarmente numeroso. Qui sono stati riscontrati tanti segni riproduttivi, e le tracce indicano la presenza di un paio di “famiglie”, una con due cuccioli e l’altra con uno. Di norma, gli esemplari adulti si aggirano tra i 25 e i 30kg di peso, ma effettuare un censimento preciso non è semplice. Il castoro, infatti, è un animale prevalentemente notturno che si protegge in tane “sotterranee”, spesso difficili da rintracciare, tranne in casi rari quando costruisce delle vere e proprie casette con legni rosicchiati. Pertanto, per immortalare aspetti interessanti e, perché no, chiarificatori, i ricercatori hanno deciso di installare una serie di fototrappole nell’area attorno alla diga.
Ma cosa ha spinto il castoro a tornare nel nostro paese? L’ipotesi più accreditata è quella di un’immissione non autorizzata per mano di alcune persone, effettuata violando le regole specifiche su come e dove debbano essere rilasciati gli animali. L’altro punto interrogativo riguarda i possibili effetti sull’ecosistema a seguito del ritorno del roditore dopo molto tempo. I ricercatori pensano non ci saranno situazioni particolarmente impattanti, ma è anche vero che al momento non ci sono abbastanza dati per poter esserne sicuri. La cosa certa è che il castoro potrà rivelarsi utile da un punto di vista botanico, perché abbattendo piante e costruendo dighe sull’acqua, potrà favorire un rinnovo dal punto di vista ecosistemico, creando degli ambienti favorevoli ad altri organismi.
[di Eugenia Greco]