Sabato 16 aprile 5000 persone hanno preso parte alla marcia organizzata dal movimento No Tav partita dal Comune di Bussoleno e giunta sino al Presidio di San Didero. Oltre a rimarcare un fermo “no” alla realizzazione dell’Alta Velocità, che intende collegare le città di Torino e Lione attraversando la Val di Susa, l’iniziativa ha costituito anche un’occasione di contestazione contro la guerra e le devastazioni ambientali. “Il cambiamento per la giustizia climatica e per la libertà dei popoli può partire solo da noi” afferma con forza il movimento tramite la propria pagina.
Il movimento No Tav è stato caratterizzato sempre più, col passare degli anni, da un impegno attivo in questioni sociali che non riguardano esclusivamente la costruzione della grande opera in Val di Susa, quali per esempio la questione migranti o la tutela dell’ambiente e la lotta alle devastazioni ambientali. Complice di ciò anche la fortissima partecipazione giovanile, che ha fatto della lotta al cambiamento climatico uno dei punti chiave delle contestazioni di questa generazione. In quest’ottica si è svolta, sabato 16 aprile, una marcia che ha percorso la statale 25 dirigendosi dal Comune di Bussoleno al Presidio di San Didero, situato di fronte all’autoporto. All’iniziativa hanno aderito all’incirca 5000 persone tra attivisti e sostenitori, per protestare contro l’insensatezza della guerra in Ucraina, le devastazioni ambientali e il riarmo delle nazioni.
A essere duramente contestata è stata infatti la decisione del Governo Draghi di portare al 2% del PIL la spesa militare in seguito allo scoppio del conflitto. Scelta che, secondo il movimento, non porterà altro se non ulteriore distruzione e morte, mentre il Paese sarà costretto ad affrontare le conseguenze economiche che il conflitto porta con sé. Il contesto di economia di guerra che ne emerge di conseguenza favorisce in maniera esclusiva “le aziende che producono armi, rimpolpando le già ricche tasche delle società energetiche (come ad esempio l’Eni)”.
Ad essere contestate sono state poi le decisioni del Governo di proseguire nella realizzazione di “grandi opere inutili e dannose” come la Tav, che ha permesso la militarizzazione di un’intera valle con spese immense per il controllo poliziesco e le barriere a protezione di cantieri che per lunghissimo tempo sono rimasti inattivi. La vicesindaca di Bussoleno, Cinzia Richetto, ha anche ricordato come Telt (la società costruttrice francese) abbia appaltato la direzione dei lavori di due grandi cantieri direttamente collegati alla costruzione della Tav senza darne alcuna comunicazione ufficiale al Comune di Bussoleno.
Una volta giunta al Presidio No Tav di San Didero, sito di fronte all’autoporto (opera collaterale alla realizzazione dell’Alta Velocità), i manifestanti hanno cominciato a battere contro le recinzioni che circondano la struttura, in segno di protesta.
[di Valeria Casolaro]
Grande solidarietà