A Shanghai, dopo l’introduzione dell’ennesimo lockdown, la decisione di isolare dalle famiglie e mandare nei centri anti-Covid anche i bambini piccoli, e le violenze poliziesche verso chiunque non rispetti le direttive del governo, la politica “zero contagi” portata avanti dal governo cinese si arricchisce di un nuovo capitolo: molti lavoratori dovranno invece imparare a vivere in ufficio, rimanendoci di fatto per 24 ore su 24.
È un sistema definito “a bolla”, termine che rende al meglio l’idea delle condizioni di vita con cui il lavoratore deve avere a che fare. Da metà marzo, infatti, un alto numero di banche, società e altre istituzioni della città hanno dichiarato di aver invitato i propri dipendenti a trasferirsi sul posto di lavoro, per evitare di dover interrompere il proprio operato per via del Coronavirus. Alcuni dormono su brande di fortuna o giacigli improvvisati, i più attrezzati hanno allestito una vera e propria postazione da notte.
While the rest of the world is learning to work from home, Shanghai’s finance workers are learning to live at work. That means: sleeping on cots by their desk, and doing laundry in office restrooms. pic.twitter.com/XlLNLJ9ZXu
— Liza Lin (@lizalinwsj) April 6, 2022
Il quotidiano di Hong Kong, il South China Morning Post, ha scritto che la Commissione di economia e tecnologia dell’informazione – che in sintesi si occupa dello sviluppo industriale del paese – venerdì scorso ha pubblicato la lista delle aziende che dovranno (se non lo stanno già facendo) sottostare al nuovo regolamento: alcune imprese riguardano settori chiave come i chip, l’energia e l’automobile, tra cui il gigante cinese dei semiconduttori Smic.
Secondo quanto riportato da Bloomberg, anche la sede cinese di Tesla – società di automobili elettriche – ha deciso di adottare per i suoi lavoratori questo sistema “a bolla”. Stando a quanto si legge, l’azienda fornirà ai dipendenti un materasso, un sacco a pelo, tre pasti garantiti al giorno e un’indennità – stabilita in base al ruolo ricoperto – di alcune decine di dollari a tutti coloro che rimarranno a dormire nello stabilimento. Si tratta di circa 400 dipendenti, che dovranno vivere rinchiusi in fabbrica almeno fino al 1° maggio, sottoponendosi a tamponi continui e controllo della temperatura due volte al giorno.
Quelle che Shanghai sta adottando in queste ultime settimane, sono misure estremamente rigide, probabilmente molto di più di quelle previste per il primo lockdown del 2020. La città sta infatti cercando di rimettere in piedi la propria economia, che da sola – grazie alla presenza di migliaia di istituzioni finanziarie locali e internazionali – vale 660 miliardi di dollari.
Al momento non ci sono date certe su quando le restrizioni saranno almeno un po’ allentate, né ci sono chiare indicazioni. Tuttavia la situazione continua ad essere critica: tra il 17 e il 18 aprile si sono registrati a Shanghai 10 morti. È la prima volta che accade dall’inizio della nuova ondata, anche se si tratta principalmente di persone la cui età è compresa tra i 60 e i 101 anni. L’obiettivo del paese è comunque quello di radunare tutte le persone positive all’interno dei centri appositi, per cercare di contenere al massimo i contagi e la rabbia che cresce tra la popolazione. Per i cittadini infatti, costretti in casa, è diventato ormai anche difficile procurarsi beni di prima necessità, cibo e farmaci.
[di Gloria Ferrari]
Non sono umani, stanno schiavizzando il popolo cinese con la scusa pandemica , sono solo prove tecniche di un disegno più ampio se non lo si comprende ed è quello che sperano , saremo ingabbiati come polli e la nostra fine eseguita con successo.
Svegliamoci
Stanno rendendo illegale ammallarsi! Definire la situazione agghiacciante è dire poco!