Martedì 26 aprile il Consiglio di sicurezza della Transnistria ha dichiarato il livello di allerta rossa per terrorismo. Il presidente della regione moldava, Vadim Krasnoselsky, ha convocato la riunione d’urgenza a seguito dell’attacco con un lanciagranate all’edificio del Consiglio di sicurezza dello Stato a Tiraspol del 25 aprile e delle esplosioni occorse il 26 aprile, presso il centro radiofonico di Mayak nel distretto di Grigoriopol e a un’unità militare di stanza nel villaggio di Parcani. La Transnistria è una regione separatista filo-russa (di fatto indipendente) all’interno della Moldavia, che confina con l’Ucraina e rappresenta idealmente un punto d’approdo della fascia di controllo territoriale che Mosca sta cercando di conquistare sulle coste meridionali ucraine, distando meno di 100 chilometri da Odessa.
Ma procediamo con ordine per provare a fare luce su una questione piuttosto torbida.
Su i tre incidenti ancora si sa poco e Mosca e Kiev si accusano vicendevolmente. Secondo le filo-russe autorità locali della Transnistria i responsabili del primo attacco, quello occorso a Tiraspol, sarebbero tre attentatori giunti dall’Ucraina. Visto da Kiev invece gli attacchi rappresentato un probabile casus belli provocato dalla Russia per intervenire nella regione. Che gli attacchi siano pretesto ordito da Mosca per un allargamento del conflitto anche alla Moldavia è tesi sostenuta anche del vicepresidente moldava, Vlad Batrincea, secondo cui dietro le esplosioni c’è un tentativo di trascinare il Paese in un conflitto armato. Parole più nette di quelle della presidente Maia Sandu che, in ossequio alla condizione di spaventata neutralità che il Paese sta tenendo rispetto al conflitto ucraino, si è limitata a parlare di «tensioni tra le diverse forze all’interno della regione interessate a destabilizzare la situazione». Che la tensione in Moldavia sia alle stelle lo dimostra ad ogni modo la convocazione da parte della presidente del Consiglio di Sicurezza dello Stato. Da Mosca, invece, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov si è per ora limitato a ribadire che Mosca sta seguendo con preoccupazione l’evolversi della situazione.
Ma cos’è’ la Transnistria? Denominata ufficialmente “Repubblica Moldava di Pridniestrov”, è di fatto uno stato indipendente, anche se non riconosciuto a livello internazionale, ed e’ governata da una amministrazione autonoma con sede a Tiraspol. La regione, facente parte della Moldavia si è dichiarata unilateralmente autonoma nel 1990. Nel 1992, come conseguenza di una guerra di pochi mesi, è stata creata una zona demilitarizzata tra la Moldavia e la Transnistria grazie ad un cessate il fuoco siglato con il sostegno della Russia. Nel 2014, dopo l’annessione della Crimea, il governo della Transnistria aveva chiesto di essere annessa alla Russia.
Diversi aspetti lasciano perplessi se si vanno ad analizzare i tre attacchi occorsi in questi giorni. Tutti i tre gli attacchi non hanno causato né morti né feriti (per quanto ad oggi si sappia) e non hanno procurato danni sostanziali. La regione autonoma è saldamente controllata dal governo di Tiraspol e sul territorio sono presenti circa 1.500-2.000 soldati russi. Truppe che, dato il conflitto in corso nella vicina Ucraina, è presumibile supporre siano sul massimo livello di allerta ma che non sarebbero state in grado di fermare nessuno dei tre attacchi né di effettuare un singolo arresto. Un quadro che ha spinto molti in Occidente a teorizzare che, dietro questa serie di avvenimenti, ci possa essere lo zampino del Cremlino per creare ad arte un pretesto. Difficile dirlo, ed è possibile anche teorizzare il gesto di qualche battaglione ucraino isolato o un disegno di Kiev dai contorni non chiari, ma a favore dell’ipotesi ci sono indirettamente anche le parole del generale russo Rustam Minnekayev, che durante un forum dell’industria bellica russa aveva affermato che «il controllo di tutta l’Ucraina del sud avrebbe lasciato campo libero verso la Transnistria alle truppe del Cremlino». Ipotesi, quella che la Russia possa puntare alla conquista di tutta la parte sud dell’Ucraina, per bloccarne l’accesso al mare di cui avevamo già parlato su L’Indipendente lo scorso 30 marzo. E d’altra parte che la Russia possa considerare tatticamente utile un ingresso in territorio ucraino anche da un nuovo fronte attraverso la Transnistria è apparentemente logico, dato che costringerebbe le forze ucraine ad un nuovo fronte rendendo più difficile da difendere la cintura di Odessa, presumibilmente ancora nelle mire di Mosca, nel disegno di creare un unico corridoio di controllo dal Donbass fino alla Moldavia.
[Di Enrico Phelipon]