La Commissione europea ha recentemente pubblicato la cosiddetta “Restrictions Roadmap”, una tabella di marcia che potrebbe progressivamente mettere al bando numerose sostanze chimiche, dannose per la salute umana e l’ambiente, e contenute in diversi prodotti di largo consumo tra cui quelli per l’infanzia. Il piano infatti indica un elenco di sostanze, da aggiornare gradualmente, che saranno oggetto di stringenti restrizioni: il tutto con l’obiettivo poter godere di un ambiente privo di sostanze chimiche tossiche, che secondo quanto riportato dall’Ufficio europeo dell’ambiente (EEB) spariranno completamente entro il 2030. Nello specifico, in totale fino a dodicimila sostanze potrebbero essere messe al bando, dato che l‘associazione di settore CEFIC a dicembre ha stimato che siano appunto dodicimila le sostanze chimiche, presenti nel 74% dei prodotti di consumo o professionali, potenzialmente pericolose per la salute o per l’ambiente.
“Se attuata, l’azione sarà la più ampia rimozione regolamentare mai effettuata di sostanze chimiche autorizzate e coprirà le sostanze chimiche contro le quali i gruppi ambientalisti, dei consumatori e della salute hanno combattuto per decenni”, ha inoltre affermato l’EEB, precisando che “la Restrictions Roadmap sia “un impegno politico a utilizzare le leggi esistenti per vietare, ad esempio, tutti i ritardanti di fiamma, sostanze chimiche utilizzate per rendere ignifughi i prodotti e che sono sospettate di essere cancerogene, e tutti i bisfenoli, ampiamente utilizzati nella plastica ma che colpiscono gli ormoni umani”.
Detto questo, non si può non sottolineare che, seppur quelli della Commissione europea siano degli ottimi passi in avanti, andranno ovviamente verificati alla prova dei fatti. In passato, infatti, non sono mancate le occasioni in cui diversi Stati europei hanno preferito mettere le ragioni industriali ed economiche avanti a quelle della salute pubblica. Basterà ricordare che negli scorsi mesi le autorità di Francia, Olanda, Svezia ed Ungheria hanno preparato un rapporto sulla sicurezza dell’erbicida glifosato, nell’ambito del rinnovo dell’autorizzazione Ue, definendolo non cancerogeno, non mutageno né tossico per la riproduzione. Tuttavia, è ormai risaputo che il glifosato costituisca un pericolo per la popolazione umana. La stessa Echa (Agenzia europea delle sostanze chimiche), infatti, si era espressa molto chiaramente sul tema già nel 2017: pur sottolineando la mancanza di prove scientifiche «per classificare il glifosato come cancerogeno, mutageno o tossico per la riproduzione», aveva comunque precisato che si trattasse di una sostanza tossica e pericolosa sia per l’uomo che per l’ambiente.
[di Raffaele De Luca]