Secondo quanto emerso dai dati Eurostat pubblicati nella giornata di ieri dalla Commissione Europea, nel 2020 ben 340mila tonnellate di pesticidi sono state vendute in Europa. Si parla soprattutto di fungicidi e battericidi (43 % del totale), poi seguono erbicidi, abbattitori di scorie e abbatti muschi, (35%) e insetticidi e acaricidi (14%). In Italia, dove sono state fatte e sono in corso diverse battaglie contro sostanze chimiche nocive, sono comunque 31.644.123 le tonnellate di pesticidi vendute nel 2020. Un aumento pericoloso considerando che nel 2019 dal Paese ne erano state acquistate 24mila. Comunque, nonostante ci sia ancora molto lavoro da fare per un’agricoltura meno contaminata e contaminante, il dossier dello scorso anno di Legambiente dal titolo “Stop Pesticidi” aveva dato speranza registrando un piccolo calo dei residui di pesticidi negli alimenti.
La situazione è senza dubbio meno preoccupante rispetto una decina di anni fa, quando le tonnellate di pesticidi acquistate in Italia corrispondevano a oltre 43mila (2011) e c’era una presenza ben più alta di agenti chimici negli alimenti. L’Italia rimane comunque uno dei principali Paesi europei (con Spagna, Francia e Germania) che coprono il 75% del numero totale di pesticidi venduti nell’Unione. Prima è la Spagna (37.915.957 tonnellate vendute nel 2020), poi invece segue il Bel Paese, poi la Francia con 26mila tonnellate e dopo ancora la Germania con poco meno di 10mila tonnellate. Ma anche la Gran Bretagna ormai fuori dall’Europa, nello stesso anno ha superato le 20mila tonnellate. Tornando al caso italiano, ci sono state movimentazioni nel corso degli anni per far sì di mettere al primo posto la salute pubblica e la sostenibilità ecologica, ma le lobby e il Governo sembrano silenziosamente contrastare più che appoggiare chi cerca di limitare l’uso di sostanze ormai dimostrato essere pericolose. Come il caso dell’uso del glifosato (notoriamente dannoso e altamente inquinante) quando i Comuni intenti a vietarne l’uso hanno cercato invano l’appoggio del governo della “Transizione ecologica”. E non serve guardare al passato per capire che servirebbe un’azione contro l’uso dell’erbicida tanto diffuso: a inizio anno a Pavia è scattato l’allarme contaminazione.
Per quanto le strategie Farm to Fork e Biodiversità, punti fondamentali del Green Deal europeo che cerca un futuro sostenibile, debbano essere seguite da ogni stato membro (e rincuora sapere come alcuni miglioramenti siano iniziati ad emergere), i nuovi dati Eurostat mettono la pulce nell’orecchio, che forse si potrebbe fare molto di più. Piuttosto che comprare pesticidi, investire lo stesso denaro in progetti sostenibili in parte già esistenti e che cercano un appoggio troppo spesso inesistente dai piani alti. Ne è un esempio la recente guerra, dove sembra che l’Europa per evitare possibili mancanze, si sia dimenticata degli obiettivi relativi alla sostenibilità. Come la presentazione del pacchetto di leggi per dimezzare l’uso di pesticidi nell’Unione Europea, che a causa della guerra è stata rimandata a data da destinarsi. E volere evitare una possibile crisi per carenze di cibo, ma offrendo alimenti dannosi e aumentando l’inquinamento (basti guardare i continui scandali alimentari dell’ultimo periodo) non sembra poi la soluzione più sana.
[di Francesca Naima]
Buongiorno Francesca, perché L’Indipendente non pubblica un articolo sull’agricoltura rigenerativa e sul documentario “Kiss the ground”?
Cordiali saluti