Dopo sette mesi di carcere e un anno di domiciliari, l’attivista No Tav Dana Lauriola ha riacquisito la libertà, persa per aver parlato al megafono durante una manifestazione di nove anni fa al casello di Avigliana, nel corso della campagna “Oggi paga Monti”. Il 3 marzo 2012, durante un blocco stradale di protesta sull’A32, alcuni manifestanti bloccarono con nastro adesivo parte delle sbarre d’ingresso invitando gli automobilisti a passare senza pagare il pedaggio. Dana spiegava al megafono le ragioni della protesta e indirizzava le macchine. Nessun atto di violenza le venne mai contestato. Per questo fu condannata a due anni di reclusione per “violenza privata” e “interruzione aggravata di servizio di pubblica necessità”.
Dana rifiutò di lasciare la Val di Susa e di dissociarsi dal movimento, due condizioni considerate necessarie dal giudice per garantirle le misure alternative. Così, il 17 settembre 2020 iniziò il suo percorso di reclusione all’interno del carcere delle Vallette di Torino. Contro la sua condanna intervenne anche Amnesty International, dichiarando in una nota: «Esprimere il proprio dissenso pacificamente non può essere punito con il carcere. L’arresto di Dana è emblematico del clima di criminalizzazione del diritto alla libertà d’espressione e di manifestazione non violenta, garantiti dalla Costituzione e da diversi meccanismi internazionali».
Di seguito il commento dell’attivista sui social, dopo i mesi di divieto assoluto di comunicazione:
“Rieducata. L’ultimo atto di questa grande beffa, giudizio improprio come quelli precedenti. Serve questa valutazione per chiudere la partita, a quanto pare. Giustificare la punizione, le stagioni rubate, gli abbracci negati, la solitudine forzata lunga giorni mesi anni. Rieducata, da chi, perché. Ero pericolosa e irrecuperabile, hanno scritto che per questo sarei dovuta andare in carcere, e ora sono rieducata. Sulla base di cosa? Com’è una donna rieducata. Spiegatemelo. Ne voglio conoscere altre come me, rieducate, e capire cosa ci accumuna. Avrebbero dovuto scrivere che la vendetta è conclusa. Vediamo cosa resta di te, nemica del Sistema. Avrei apprezzato di più, sarebbe stato più onesto non pensate?
Ed ora libera. Torno libera. Di uscire, di respirare, di guardare i lunghi orizzonti, di sentire l’odore dell’erba. Di alzarmi e decidere cosa fare, di prepararmi per andare a letto e poi cambiare idea ed uscire. Andare al pub. Citofonare ad un amico. Rivedere le persone che amo, che nel frattempo hanno avuto figli, vissuto lutti, qualche ruga in più. Complici, nel dolore provocato da questa separazione, ma col cuore pieno di felicità perché la vita ci permette ancora una volta di stringerci forte. Che grande fortuna. E fa girare la testa questa libertà, così desiderata in questo lungo tempo ed ora così maestosa e potente. La rabbia per il tempo negato fa scendere qualche lacrima, grida vendetta. Sarà una rinascita lenta, lo so. Io sono così. Ho bisogno del tempo e di riscoprire, e riscoprirmi passo dopo passo. Rinasco forte dell’amore e del sostegno che mi avete dato. Grazie, di tutto”.
[Di Salvatore Toscano]
Povera ragazza, le hanno rovinato la vita per una lotta che è anche per tutti noi. Il nostro non è più un paese democratico da tempo ma le persone ancora non se ne sono accorte. Stanno sperimentando fin dove possono arrivare attraverso il “covid” e purtroppo si capisce che possono tutto ormai.
Stato = Mafia
Le vicende NoTav mi fanno provare tanta vergona. Vergogna per la MIA indifferenza. Vergogna per la MIA superficialità. Mi accontentavo del racconto (distorto) dei fatti da parte vari Tg e, senza alcuna analisi dei fatti stessi, consideravo quei dissidenti come degli invasati. Come me ne vergogno! Durante questa pandemia ho subito sulla mia pelle lo stesso trattamento che è stato riservato ai NoTav e solo ora mi rendo conto della ‘violenza’ che lo Stato è in grado di esibire verso coloro che si oppongono. Ieri Monti, oggi Draghi. E’ necessario pensare un nuovo modello di Democrazia in cui la prepotenza di Stato possa essere controbilanciata. In teoria dovrebbe essere l’Informazione a controbilanciare ma cosa fare quando l’Informazione va a braccetto con lo Stato?
Un Referendum avrebbe chiuso la partita, fatto accettare il risultato e risparmiare denaro, ovviamente nella sola regione coinvolta.
Ma no in Italia vige la democrazia….wahahaha