Oggi inizia a Torino l’Eurovision Song Contest, festival musicale internazionale che conterà anche sul lavoro volontario e non retribuito di 600 giovani per il proprio svolgimento. L’evento terminerà sabato prossimo, 14 maggio, ma il servizio richiesto ai volontari durerà fino alla settimana successiva, terminando un lavoro iniziato il 1 aprile. Sul sito del Comune di Torino è possibile leggere le attività che interesseranno i “600 giovani maggiorenni“: si va dalla gestione dei flussi e dei servizi al pubblico (interni alle sedi e nelle aree esterne) ai presidi sala stampa, passando per collaborazioni in segreteria e accoglienza delegazioni. A dispetto dei milioni di euro investiti per l’evento, ai 600 giovani coinvolti dovrebbero essere garantiti esclusivamente dei benefici non monetari. Il condizionale è d’obbligo visto che alcune mail ricevute dai volontari remano contro questa direzione.
“I volontari e le volontarie selezionate verranno dotati di un uniforme di riconoscimento da indossare durante i turni di servizio, del biglietto di trasporto pubblico, di un buono pasto; non è prevista l’accomodation dei volontari non residenti in Torino”, si legge sul sito del comune. Diverse mail inviate dall’organizzazione sottolineano invece l’impossibilità da parte dei volontari di partecipare alla “consumazione a buffet” (riservate in via esclusiva agli ospiti), invitandoli a organizzarsi autonomamente. Nei giorni scorsi il Consiglio Comunale di Torino ha bocciato una mozione in cui si chiedeva per i 600 volontari dell’Eurovision maggiori tutele e benefici. Le misure proposte possono essere riassunte in tre punti:
- Formulazione di un codice etico volto a tutelare la sicurezza e la formazione dei volontari.
- Retribuzione per chi offre la propria attività lavorativa durante l’evento. Ricordiamo che in questo caso andrebbe rivisto anche l’uso del termine “volontario”, dato che ai sensi della legge n. 266 del 11 agosto 1991 esso presuppone la “gratuità delle prestazioni”. Dunque, a monte il Comune di Torino ha avuto la facoltà di scegliere la natura delle attività, pendendo verso il volontariato e facendo leva sulla passione di centinaia di giovani, nonostante gli investimenti e i ricavi che l’Eurovision porta con sé (si pensi all’impatto sui prezzi degli alloggi durante la settimana del festival).
- Impiego dei volontari esclusivamente per attività accessorie e non strutturali all’evento, vista la preparazione non professionale.
Su quest’ultimo punto è intervenuta Bauli in Piazza (BIP), associazione legata ai diritti dei lavoratori, che in una lettera inviata a diversi soggetti istituzionali ha scritto: le attività previste non sono “compatibili con l’impiego di volontari; si tratta di mansioni che hanno a che fare con l’ordine pubblico e la sicurezza, l’accoglienza e i contatti con il pubblico, le quali prevedono per legge una riserva a favore di soggetti autorizzati e qualificati”.
[Di Salvatore Toscano]