«È una pugnalata che ci arriva al cuore, è un rigirare il coltello nella piaga», ha affermato ai microfoni di Radio Onda d’Urto Daniela Rombi, madre di Emanuela, ragazza di 21 anni morta a seguito delle ustioni riportate nella “strage di Viareggio”, l’incidente ferroviario che il 29 giugno del 2009 costò la vita a 32 persone, ferendone più di un centinaio. Il commento si riferisce alla decisione del sindaco Giorgio Del Ghingaro di ritirare il comune dalla costituzione in sede civile nell’appello-bis del processo sulla strage. Il sindaco di Viareggio ha accettato infatti un risarcimento da 200.000 euro, che va ad aggiungersi ai 2,8 milioni incassati nel 2011 dal governo precedente. Il rimborso è stato, invece, rifiutato dai parenti delle vittime che cercano giustizia per quanto accaduto la sera del 29 giugno del 2009, quando un treno merci che trasportava gas gpl deragliò, provocando l’enorme esplosione che investì ogni cosa nel raggio di oltre 100 metri causando la strage.
In questi anni, mentre il comune portava avanti la battaglia giudiziaria, la parte restante del versamento era rimasta congelata, anche in seguito all’autocritica del sindaco che ha accettato il patto nel 2011, Luca Lunardini, il quale ha dichiarato di aver commesso «un grave errore, dovuto anche al fatto di essere stato consigliato male». A marzo, però, la parte mancante è stata trasferita da Assicurazioni Generali nelle casse pubbliche viareggine, con conseguente ritiro da parte del comune dall’appello-bis, alimentando un coro di critica rivolto al sindaco Del Ghingaro, che attualmente governa sulla maggioranza delle liste civiche nate a suo sostegno.
[di Salvatore Toscano]
alla fine siamo una cifra digitale su un conto corrente.