Questa mattina, la Direzione Investigativa Antimafia (DIA) ha eseguito il mandato della Procura di Caltanissetta perquisendo la casa dell’inviato di Report, Paolo Mondani, e la redazione giornalistica che proprio ieri aveva mandato in onda un’inchiesta sulla strage di Capaci, da cui sono emersi potenziali elementi di rilievo investigativo. In particolare, si è evidenziata la presenza di Stefano delle Chiaie, leader dell’organizzazione neofascista Avanguardia Nazionale, sul luogo dell’attentato che il 23 maggio 1992 ucciderà Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Si tratterebbe di un elemento di congiunzione fra le stragi terroristiche di matrice neofascista degli anni di piombo e quelle di mafia del 1992-1993, accomunate dalla volontà di “destabilizzare per stabilizzare”.
Diverse sentenze della Corte europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) hanno chiarito che perquisizioni e sequestri nei confronti dei giornalisti, anche nel caso di pubblicazioni di notizie su inchieste giudiziarie in corso, rappresentano una violazione della libertà di espressione. L’USIGRai (Unione Sindacale Giornalisti Rai) ha commentato l’accaduto definendolo un “sintomo grave di arretramento della libertà di espressione” in Italia e ribadendo l’impegno a tutelare “in ogni sede il diritto dei cittadini ad essere informati e la protezione delle fonti giornalistiche“. Il segreto delle fonti rappresenta, infatti, un cardine involabile della professione giornalistica, soprattutto per quella di inchiesta, come sottolinea in una nota il presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Bartoli. Proprio sulla verifica della “genuinità” delle fonti utilizzate per l’inchiesta verterebbe l’oggetto della perquisizione disposta dalla Procura di Caltanissetta, la quale sostiene la non validità delle affermazioni di Alberto Lo Cicero, autista del boss Mariano Tullio Troia e collaboratore di giustizia, che hanno portato al collegamento con Delle Chiaie. Il procuratore Salvatore De Luca ha dichiarato che “Alberto Lo Cicero sia nel corso delle conversazioni intercettate, che nel corso degli interrogatori da lui resi, al pubblico ministero e ai carabinieri, non fa alcuna menzione di Stefano Delle Chiaie”. Tuttavia, durante la puntata di Report, sono emersi elementi che, se confermati dalle autorità giudiziarie, proverebbero il coinvolgimento del fondatore di Avanguardia Nazionale nella strage di Capaci. Tra questi, rientrano le dichiarazioni di Maria Romeo, testimone protetta ed ex compagna di Lo Cicero, circa la presenza di Delle Chiaie a Capaci alcuni giorni prima della strage e l’incontro con Marco Tullio Troia.
Le modalità della perquisizione, non solo in redazione ma anche nell’abitazione privata dell’inviato Mondani (per ora non indagato) a cui sono stati sequestrati pc e cellulare, riflettono un atteggiamento inverso da quello sostenuto da Report e dai suoi giornalisti, caratterizzato dalla voglia di collaborazione con la magistratura per far luce sulla strage di Capaci, come dimostra la disponibilità di Paolo Mondani nel sostenere un colloquio con il procuratore diversi giorni prima della messa in onda del servizio. Successivamente alla perquisizione, il conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, ha dichiarato: «Da parte nostra c’è massima collaborazione. Siamo contenti se abbiamo dato un contributo alla magistratura per esplorare parti oscure».
[Di Salvatore Toscano]
Faceva davvero strano che non fosse intervenuta la censura durante le trasmissioni sul covid. Spero che ora chi ancora crede a tutta la narrazione ufficiale inizi a porsi qlc domanda.
Che strana coincidenza, ci sono le elezioni e viene fuori l’inchiesta che associa eversivi di destra e stragi mafiose. Chissà come mai nessuno ha mai parlato dei viaggi in Russia che Falcone avrebbe dovuto fare di lì a poco. Sulle perquisizioni c’è poco da commentare, non sono credibili
Un’altra prova di forza contro l’informazione libera e il giornalismo investigativo.