giovedì 21 Novembre 2024

Dalla Camera il primo ok alla legge che vieta il carcere alle madri con figli piccoli

La Camera, con 241 voti favorevoli e 7 contrari, ha dato il primo via libera a una legge che rende obbligatorio il ricorso di misure alternative al carcere per donne con figli conviventi inferiori a sei anni. Il disegno di legge promuove infatti il modello delle case famiglia rispetto agli istituti carcerari, che possono avere un impatto “devastante” sullo sviluppo di bambini così piccoli. Ora la proposta, denominata “Tutela del rapporto tra madri detenute e figli minori”, passerà al vaglio del Senato.

Il provvedimento, che porta la firma del deputato Paolo Siani (PD), è volto a superare il sistema degli Istituti di custodia attenuata per detenute madri (Icam), istituiti una decina di anni fa. In caso di via libera anche dal Senato (e di definitiva approvazione alla Camera) le madri con bambini inferiori ai sei anni sarebbero collocate in case famiglia protette anziché negli istituti detentivi, salvo in casi di eccezionale pericolosità della detenuta, per i quali è previsto il ricorso agli Icam. Si tratta di un provvedimento fortemente voluto anche dalla ministra Cartabia, che aveva in precedenza manifestato l’intenzione di sfruttare le risorse del Pnrr (133 milioni) per potenziare le strutture alternative alla detenzione e aumentare il numero di educatori e psicologi nelle prigioni.

All’interno delle case famiglia protette, infatti, i bambini potrebbero “crescere meglio e avere migliori rapporti con la sua mamma, che è sicuramente più serena e più pronta anche a cambiare e a redimersi” dichiara Siani. “Lo sviluppo del cervello di un bimbo è più veloce nei primi due anni di vita e molto influenzato dall’ambiente in cui vive. E sarà influenzato in maniera positiva se l’ambiente è stimolante, mentre se cresce in un carcere il suo cervello avrà solo effetti tossici”.

Il divieto assoluto di ricorso al carcere sarà valido anche per le donne incinte e i padri. La riforma, ha dichiarato Siani, si è resa necessaria in quanto in precedenza la possibilità di ricorrere a misure alternative alla detenzione era “difficilmente applicata”: quasi sempre la donna che commetteva il reato veniva arrestata e portata in carcere, e con lei il figlio minore. La riforma preveder ora l’obbligo di segnalazione immediata dello stato di gravidanza della donna o della presenza del figlio al seguito, in seguito alla quale il giudice è obbligato a scegliere misure alternative alla detenzione in carcere – tranne nei casi di estrema pericolosità della detenuta.

Secondo le statistiche ufficiali aggiornate al 31 dicembre 2021 sono 16 le madri presenti nelle carceri italiane, con un totale di 18 bambini al seguito. La maggior parte di queste si trova collocata nell’Icam di Lauro, in Campania.

[di Valeria Casolaro]

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