L’amministratore delegato di JPMorgan, Jamie Dimon, ha avvertito gli investitori di prepararsi a un “uragano”. L’economia si trova infatti in difficoltà per una combinazione di fattori, tra cui l’inasprimento della politica monetaria e l’invasione dell’Ucraina da parte russa. Nelle scorse ore la Federal Reserve System (FED), banca centrale degli Stati Uniti d’America, ha iniziato la sua strategia per frenare l’inflazione, basata sul rallentamento della crescita economica. Dopo aver parlato di «nuvole di tempesta sull’economia», l’amministratore delegato di una delle più grandi multinazionali di servizi finanziari ha alzato il tiro affermando: «Ora vedo un uragano di cui nessuno conosce l’entità. Non so se sarà un fenomeno lieve o uno come il Sandy che si è abbattuto su New York negli anni scorsi».
Jamie Dimon ha poi dichiarato che JPMorgan si sta preparando agli scenari futuri attraverso l’adozione di un approccio «molto conservativo sul suo bilancio». Sulla decisione della FED di puntare su una politica monetaria restrittiva, ha invece affermato: «La banca centrale non ha scelta perché c’è troppa liquidità nel sistema. Ne deve rimuovere una parte per fermare la speculazione, ridurre i prezzi delle case e di altri beni». Se negli Stati Uniti dovesse materializzarsi l'”uragano”, generato dagli esiti della politica della FED e dalle conseguenze della guerra in Ucraina, esso porterà come minimo un’enorme volatilità della moneta, con l’elevata probabilità di ripercussione sugli altri mercati, tra cui quello europeo, secondo uno schema già visto nell’ultimo secolo con la Crisi di Wall Strett del 1929 e la crisi finanziaria del 2008. Storicamente, i due mercati sono infatti interconnessi, così come dimostrano i dati sui flussi di merci e di moneta tra Europa e America del Nord. L’UE è il principale partner per le esportazioni statunitensi e viceversa, con un valore complessivo degli scambi di beni pari a 556 miliardi di euro nel 2020 (+88% sul 2009, quando era di 296 miliardi).
L’uragano che potrebbe abbattersi sull’economia statunitense arriva in un periodo particolarmente positivo per il dollaro nei confronti dell’euro. Negli ultimi mesi si è assistito, infatti, a una svalutazione della moneta europea (o crescita di quella statunitense) che ha portato a una variazione non trascurabile del cambio internazionale, ovvero il rapporto a cui si scambiano due monete. A maggio 2021, per ottenere un dollaro erano necessari 0,82 centesimi; a distanza di un anno, il cambio si è assestato sui 0,94 centesimi (dopo aver toccato un picco di 0,96 lo scorso 13 maggio), mostrando la perdita di valore della moneta unica europea.
[Di Salvatore Toscano]
È sempre facile quando si è a quei livelli massonici dettare legge,e giocare col culo degli altri,vili pagliacci da strapazzo,infine persone ,poverini fin al midollo.andate a zappare la terra ,senza mancare di rispetto per il mio lavoro e altrui che considero appagante e di valore