Il conflitto in Ucraina sta avendo ripercussioni anche sullo scacchiere geopolitico balcanico, diviso sulle sanzioni alla Russia e alle prese con i piani secessionistici della Repubblica Srpska (RS), una delle due entità politico-amministrative che compone la Bosnia ed Erzegovina (l’altra è la Federazione omonima). Milorad Dodik ha intensificato i piani di indipendenza della Repubblica Srpska dal momento in cui è arrivato alla presidenza del paese, ma ora è obbligato a rinviarli, per “evitare complicazioni alla posizione di politica estera della RS, dato l’attuale scenario internazionale”. Nei mesi scorsi ha aperto alla possibilità che vedrebbe la RS dotarsi di proprie forze armate, staccandosi dalla difesa comune della Bosnia ed Erzegovina. Si tratterebbe del passo definitivo verso la secessione che, data l’alta eterogeneità della popolazione, potrebbe sfociare in guerra civile, risvegliando i tragici ricordi degli anni novanta, quando i conflitti nell’ex Jugoslavia causarono più di 130.000 morti.
La Repubblica Srpska rappresenta il legame più forte tra la Bosnia ed Erzegovina e Belgrado, dato che circa l’85% della sua popolazione è serba. Dodik alimenta i sogni indipendentisti di una parte dei serbo-bosniaci, ma diversi analisti sostengono che le preoccupazioni maggiori della popolazione siano legate alla precarietà economica e che quindi il sostegno al “politico indipendentista” si stia riducendo con il passare degli anni. Ad ogni modo, nel dicembre scorso il parlamento della Republika Srpska ha votato una mozione legata agli scopi secessionistici, concedendo sei mesi all’esecutivo prima di muoversi per via legislativa verso quella che Dodik stesso ha definito come la «riappropriazione della libertà» della RS su temi-chiave tipici di uno Stato: fisco, difesa e sistema giudiziario. In prossimità della scadenza, il parlamento ha stabilito che le condizioni geopolitiche attuali obbligano Banja Luka (capitale de facto della RS) a posticipare di sei mesi l’applicazione pratica delle decisioni secessionistiche prese nel dicembre 2021, così da “evitare ulteriori complicazioni alla posizione di politica estera della Republika Srpska”. Tradotto: lo scenario attuale mette in discussione l’eventuale supporto da parte di Mosca, che rappresenta uno dei maggiori partner. Non a caso nelle scorse settimane, Dodik ha dichiarato: «La RS deve rimanere neutrale nel conflitto in Ucraina. Non vogliamo che siano imposte sanzioni alla Russia».
[Di Salvatore Toscano]