Nelle ultime ore, in decine di Comuni di Piemonte e Lombardia sono entrate in azione le autobotti per l’approvvigionamento perché “i serbatoi locali afferiscono a sorgenti che non ci sono più”. Così, mesi di siccità – con alcuni territori in cui non piove da 110 giorni – iniziano a ripercuotersi sulla quotidianità di agricoltori e allevatori nonché dei cittadini. Il Piemonte è tra le regioni più interessate dal fenomeno, con l’Autorità distrettuale del fiume Po che ha sottolineato come la situazione “sia in peggioramento” e uno studio del Comitato acqua pubblica di Torino e dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua che ha evidenziato come il raddoppio di una linea AV tra Torino e Lione provocherà la fuoriuscita dalla falde montane di un quantità d’acqua equivalente al fabbisogno annuo di 600.000 persone.
La Pianura padana è alle prese con la crisi da siccità più grave degli ultimi 70 anni. Nei giorni scorsi Utilitalia, la federazione che riunisce le aziende che distribuiscono l’acqua potabile, aveva chiesto a 100 comuni piemontesi e a 25 del bergamasco di sospendere l’erogazione durante la notte allo scopo di consentire un ripristino dei livelli dei serbatoi. In diversi comuni sono state firmate ordinanze riguardanti “il razionamento dell’acqua per uso idropotabile”. «Nel Ferrarese, un bacino di circa 250mila persone, abbiamo chiesto di prelevare meno acqua possibile», ha dichiarato Meuccio Berselli, segretario generale dell’Autorità distrettuale del Fiume Po – Ministero transizione ecologica (AdPo-MiTe). Il razionamento sta riguardando anche il mondo dell’agricoltura durante il periodo in cui ci sarebbe maggiore bisogno di acqua per portare a maturazione le colture. L’assenza di una piovosità invernale significativa è stato il fattore diretto determinante: si pensi che a causa di mancanza di piogge degne di nota per oltre 100 giorni, nel mese di marzo, il deficit idrico ha registrato perfino un -92%. Il risultato è stato che il Po ha raggiunto i suoi minimi storici di piena: un mese fa, il livello è sceso di ben 2,7 metri rispetto allo zero idrometrico più basso registrato a ferragosto del 2021. A contribuire alla crisi idrica sono stati poi le ridotte precipitazioni nevose sulle Alpi e l’aridità del terreno, quest’ultimo legato in gran parte all’assenza di piogge.
[Di Salvatore Toscano]