Si svolge in questi giorni il Forum economico internazionale di San Pietroburgo (Spief), programmato dal 15 al 18 giugno e giunto ormai alla sua venticinquesima edizione. Spesso soprannominato come la “Davos russa”, il forum economico di quest’anno è una nuova testimonianza di come Mosca si stia ormai orientando a guardare verso Oriente e non solo, accelerando il tentativo di costruire un nuovo ordine economico che possa contribuire a gettare le basi anche del “nuovo ordine mondiale” che la Russia cerca. L’impressione è che Mosca sia ben consapevole del fatto che con il conflitto in Ucraina molte cose sono cambiate, forse per sempre. Non a caso l’edizione 2022 del Forum si intitola “Un nuovo mondo – nuove opportunità”.
Il programma è suddiviso in tre aree tematiche dedicate alle questioni dell’economia globale e russa, all’agenda sociale e tecnologica e allo sviluppo umano, come riferito dalla Fondazione Roscongress, organizzatrice del Forum. Grandi assenti risultano naturalmente i leader occidentali che hanno disertato l’evento in segno di protesta, confermando la rottura dell’unione storica, geografica e culturale che lega Russia ed Europa: rottura di cui, da un punto di vista politico e commerciale, non beneficiano di certo i continenti in questione, bensì l’economia e la strategia statunitense.
Se da un lato, dunque, i rappresentanti americani ed europei hanno deciso in buona parte di snobbare il Forum russo, dall’altra ciò ha permesso uno spazio maggiore per approfondire i temi che riguardano lo sviluppo e il rafforzamento della partnership economica dello spazio eurasiatico: le sanzioni verso Mosca hanno dato, infatti, ulteriore slancio alla costruzione di un polo commerciale sbilanciato verso l’Eurasia che, nel tempo, può indebolire la potenza economica occidentale, anche a causa del sempre più evidente processo di de-globalizzazione in corso. Non a caso, uno dei principali temi si intitola “Nuovo ordine economico: rispondere alle sfide del nostro tempo” e prevede la ripresa economica e la cooperazione internazionale delle associazioni “Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO), BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) e “Unione Economica Eurasiatica” (UEE). Un tema di cui il presidente russo Vladimir Putin aveva parlato anche allo scorso Forum economico eurasiatico, sottolineando l’importanza del “Grande partenariato eurasiatico” ai fini di un nuovo ordine economico internazionale. Il tutto con l’intento di reagire alle sanzioni occidentali e alla supremazia incontrastata del sistema economico-finanziario occidentale.
Nella giornata di ieri, 17 giugno, Putin è intervenuto al Forum di San Pietroburgo, tornando a parlare di sanzioni e di “ordine mondiale”: alla base delle attuali dinamiche economiche e geopolitiche, infatti, è in gioco niente di meno che il mutamento di assetti globali internazionali con la relativa redistribuzione di poteri, influenze ed equilibri, all’insegna del rispetto della sovranità dei singoli poli del mondo multicentrico. Il presidente russo, infatti, in apertura del suo discorso ha affermato che «l’era del mondo unipolare è finita, nonostante i tentativi di conservarla con qualsiasi mezzo». Secondo il capo del Cremlino, l’operazione militare russa in Ucraina ha segnato una svolta storica sul piano degli equilibri internazionali: «tutti gli obiettivi dell’operazione speciale in ucraina saranno realizzati, dopo nulla sarà più come prima. Ma la Russia non sceglierà mai il percorso dell’autoisolamento e dell’autarchia» ha dichiarato. Si tratta di un discorso forte e particolarmente significativo che completa, a distanza di 15 anni, l’ormai celebre discorso di Monaco del 2007 in cui Putin denunciava l’inadeguatezza e la pericolosità del mondo unipolare. Il presidente ha poi parlato di «sanzioni folli» che non solo non hanno funzionato, ma che stanno colpendo gli stessi Paesi sanzionatori, alle prese con un’alta inflazione che – specie nell’Unione Europea – «sta colpendo il suo stesso business».
Al progressivo smantellamento dell’ordine unipolare si accompagna, dunque, sul piano economico, la graduale costruzione di un nuovo ordine economico-finanziario, oggetto del Forum in corso a San Pietroburgo, dal quale l’Occidente pare volersi autoescludere. Ne è riprova la decisione di moltissime aziende, multinazionali e associazioni economiche di non parteciparvi, sebbene vi siano alcune eccezioni: erano presenti, infatti, i presidenti della Camera di commercio americana e franco-russa, Robert Agee e Emmanuel Quidet, oltre a due italiani: Alfredo Gozzi, direttore generale di Confindustria Russia, e Vincenzo Trani, da poco riconfermato presidente della Camera di Commercio italo-russa, i quali hanno partecipato all’incontro “Investitori occidentali in Russia: nuove realtà”. Pur condannando l’aggressione di Mosca, infatti, Trani ha asserito che «il business è business».
Non è mancata poi la denigrazione dell’evento da parte della stampa nostrana e occidentale in genere, che ha ironizzato sul fatto che, tra gli ospiti, al posto dei capi di Stato internazionali ci saranno i talebani e i leader separatisti di Donetsk, ossia il «club dei paria del mondo», come ha scritto “la Repubblica”. Tuttavia, tale ironia potrebbe celare una scarsa comprensione o una sottovalutazione dei grandi e inevitabili – seppur graduali – cambiamenti storici globali, dai quali l’Occidente rischia di rimanere (auto)escluso. Il tentativo di isolare Mosca dalla comunità internazionale potrebbe, infatti, tradursi in un boomerang – come già accaduto, del resto, con le sanzioni – proprio in virtù delle trasformazioni in corso. Lo stesso capo del Cremlino ha asserito che «stiamo assistendo a processi oggettivi e cambiamenti tettonici veramente rivoluzionari». Processi e cambiamenti che stanno dando forma a quel “Nuovo mondo” di cui si sta discutendo e che dà il titolo alla XXV edizione del Forum.
[di Giorgia Audiello]
L’inizio della fine del predominio statunutense.