Nella giornata di venerdì l’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) è giunta a un accordo rispetto alla questione della sospensione temporanea dei brevetti sui vaccini, a 20 mesi dalla richiesta di India e Sudafrica. Gli esperti, tuttavia, per via del risultato parziale cui si è giunti e del ritardo con cui è stato siglato tale accordo, diffidano dal fatto che questo possa effettivamente avere un impatto sulla disparità di accesso alla vaccinazione e alle cure a livello globale.
La richiesta di Sudafrica e India per una sospensione temporanea dei brevetti sui vaccini e sui trattamenti per il Covid, nonché sui test diagnostici, è stata avanzata per la prima volta nell’ottobre 2020. Da allora, governi e Big Pharma si sono sempre opposti a tale misura, preferendo puntare sulla distribuzione delle dosi per mezzo del Covax, metodo presto rivelatosi inadeguato e fallimentare. A quasi due anni dalla richiesta, i 164 Paesi del WTO sono finalmente giunti a un accordo che prevede una deroga ai brevetti solamente per i vaccini, escludendo quindi i medicinali e i test diagnostici. I Paesi potranno ora produrre i vaccini contro il Covid “senza il consenso del titolare del brevetto” per un periodo di cinque anni. Tale deroga si applica solamente ai Paesi in via di sviluppo – e non a tutte le Nazioni che ne avessero avuto bisogno, come inizialmente richiesto da Sudafrica e India. I membri del WTO si sono riservati ulteriori sei mesi di tempo per deliberare in materia di sospensione dei brevetti anche per quanto riguarda medicinali e test diagnostici.
Secondo James Love, direttore della ONG Knowledge Ecology International, la quale si occupa di proprietà intellettuale in campo medico, il risultato delle trattative è “limitato e deludente”, in quanto “Il fatto che l’eccezione sia limitata ai vaccini, abbia una durata di cinque anni e non metta in discussione le regole del WTO sui segreti commerciali rende particolarmente improbabile un accesso più ampio alle contromisure per il covid-19”. Alle sue dichiarazioni fanno eco quelle di Max Lawson, co-presidente di People’s Vaccine Alliance e responsabile di Oxfam per le disuguaglianze, il quale ha riferito che Svizzera, Gran Bretagna ed Europa hanno “bloccato qualsiasi cosa che somigli a una significativa deroga della proprietà intellettuale” e che “la condotta dei Paesi ricchi è assolutamente vergognosa”.
Al momento, la produzione dei vaccini nel mondo sta ampiamente superando la domanda. Se da un lato è vero che numerosi Paesi in via di sviluppo hanno un bassissimo tasso di vaccinazione, dall’altro questo dato è causato più da difficoltà nella distribuzione e somministrazione delle vaccinazioni che non all’approvvigionamento. A questo punto della pandemia, inoltre, dato il progressivo rientrare dell’emergenza in tutti i Paesi del globo, l’urgenza ha più a che fare con l’accesso ai trattamenti per sintomi e conseguenze legate alla contrazione del covid che non con la somministrazione di vaccini.
[di Valeria Casolaro]