Nonostante sia arrivata, nella giornata di venerdì, l’autorizzazione da parte del governo britannico all’estradizione negli Stati Uniti di Julian Assange, la lotta del fondatore di WikiLeaks non è affatto finita. La moglie di Assange, Stella Morris, ha infatti prontamente fatto sapere che il via libera all’estradizione del giornalista rappresenti solo l’inizio di una nuova battaglia legale. «Il prossimo appello sarà davanti all’Alta Corte» di Londra, ha affermato a tal proposito la donna, sottolineando che Assange «non ha commesso alcun reato e non è un criminale».
L’appello, che deve essere presentato entro 14 giorni dal momento dell’autorizzazione all’estradizione, dovrebbe contenere nuove informazioni che precedentemente il team legale di Assange non è stato in grado di portare in tribunale. A renderlo noto è stato il fratello di Assange, Gabriel Shipton, che in un’intervista rilasciata all’agenzia di stampa Reuters ha affermato che l’appello comprenderà «informazioni su come sono stati spiati gli avvocati di Julian e come sono stati organizzati complotti per rapirlo ed ucciderlo dalla CIA». Inoltre lo stesso Shipton, come riportato dalla Bbc, ha altresì dichiarato che porterà il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo nel caso in cui quello che verrà presentato presso l’Alta Corte non dovesse avere successo.
Oltre a tutto ciò, i sostenitori di Assange sembrano essere pronti a mobilitarsi in favore del giornalista. Sempre la moglie, Stella Morris, ha infatti affermato: «Combatteremo più forte e grideremo di più nelle strade, ci organizzeremo e faremo conoscere a tutti la storia di Julian». Quest’ultimo ha tra l’altro pubblicato prove relative al fatto che «il Paese che cerca di estradarlo ha commesso crimini di guerra insabbiandoli» ed ha «torturato e corrotto funzionari stranieri», ha aggiunto la donna, sottolineando che adesso «la loro vendetta consiste nel cercare di farlo sparire nei recessi più oscuri del loro sistema carcerario per il resto della sua vita». Del resto, come è noto Assange rischia una condanna a 175 anni di carcere in una prigione di massima sicurezza proprio per aver contribuito a diffondere documenti riservati contenenti informazioni sui crimini di guerra commessi dalla forze armate americane in Iraq e in Afghanistan.
Nonostante ciò, però, la vicenda è finora stata caratterizzata dal silenzio dei governi nazionali, che generalmente non si sono opposti all’estradizione ed anzi in alcuni casi hanno anche impedito di aiutare il giornalista. Alcune eccezioni, però, ci sono: Jean-Luc Mélenchon – leader dell’alleanza di Sinistra Nupe che oggi in Francia sfida Macron e la sua coalizione Ensemble! in occasione del secondo turno delle legislative – ha infatti affermato che nel caso in cui dovesse diventare primo ministro concederebbe la «naturalizzazione francese» ad Assange. Nel frattempo la vicenda prosegue, con l’estradizione del giornalista che, a quanto pare, non può ancora essere data per scontato.
[di Raffaele De Luca]
Beppe, il PCI non esiste più dal 1991 e gli usurpatori della sua storia politica, i Letta-Renzi Boys, vogliono Assange all’egastolo perché ha infastidito i loro finanziatori americani. L’Italia non è una Nazione ma un Protettorato Usa per questo la Sinistra non esiste più.
grazie per questo aggiornamento
in USA, anche in ambienti DEM circola la notizia che Assange era finanziato dalla Russia, quindi che vada pure in galera per 175 anni…
in Italia non siamo messi meglio:
“…Con la solita compiacente sudditanza alla politica vendicativa degli USA, la maggioranza della Camera ha bocciato la mozione, presentata dai deputati del gruppo “Alternativa”, che chiedeva di riconoscere a Julian Assange lo status di rifugiato politico. La mozione è stata, infatti, respinta con la contrarietà del governo e una votazione che ha registrato 225 voti contrari (PD, FI, Lega, IV, altri), 137 astenuti (Leu, M5S, FDI) e 22 favorevoli. Una votazione inqualificabile…”
https://www.ilpartitocomunistaitaliano.it/la-camera-contro-julian-assange/
(12.6.2022)
permettetemi di aggiungere:
forse dico forse sarebbe l’ora che in Italia PCI e gli altri partitini e movimenti che hanno ancora la testa sulle spalle si unissero