Gran parte delle testate giornalistiche occidentali, italiane in testa, stanno diffondendo la notizia secondo cui la Russia sarebbe sull’orlo della bancarotta.”Russia, il default è vicino” ha titolato La Repubblica, “Mosca sull’orlo del default” (La Stampa) “Russia in default per la prima volta dal 1918 (Ansa), “Mosca a poche ore dal default” (Open). Sono solo alcuni esempi, di titoli sostanzialmente in fotocopia usciti ieri 27 giugno. Chiaro che, seppur alcune volte gli articoli al loro interno chiariscano un po’ meglio la questione, chi abbia letto il titolo sia stato portato a credere che la Russia sia sull’orlo del baratro economico. Ma è totalmente falso.
Dietro il “default” russo non vi è infatti null’altro che un motivo tecnico: l’esclusione della Russia dal sistema bancario internazionale sta rendendo tecnicamente impossibili i pagamenti. Il problema riguarda quindi piuttosto i mezzi utilizzabili per raggiungere gli investitori esteri, viste le sanzioni occidentali. «È falso parlare di default» ha affermato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, aggiungendo che tali accuse sono «infondate e il pagamento in valuta estera è stato effettuato a maggio». Peskov ha quindi spiegato ai giornalisti che i pagamenti sono stati bloccati da Euroclear a causa delle sanzioni occidentali e che questo «non un problema della Russia». Allo stesso tempo, il ministero delle Finanze ha chiesto agli obbligazionisti stranieri di rivolgersi direttamente a coloro che trattengono i pagamenti.
Il 27 maggio la Russia avrebbe dovuto versare i 100 milioni di dollari di interessi su due obbligazioni passate, ma non è stato possibile per una questione tecnica, visto che le sanzioni occidentali si sono inasprite proprio a ridosso della scadenza. In seguito all’attacco in Ucraina, sia gli Stati Uniti sia l’Europa hanno isolato la Russia dal sistema economico internazionale, sanzionato varie banche che processavano i pagamenti del debito e di fatto eliminato ogni possibilità per Mosca di fare le transazioni necessarie per il pagamento. In questo senso, è risultata decisiva la scelta del Tesoro statunitense di non rinnovare a maggio la licenza che esentava gli investitori locali dalle sanzioni. Così, anche il cosiddetto “periodo di grazia” di un mese – uno strumento che conferisce tempo bonus al debitore per mettersi in regola – scaduto nelle scorse ore si è rivelato inutile. A questo punto, la Russia dovrebbe essere in una situazione di default, ovvero la condizione in cui il governo di un paese non è in grado di pagare il debito contratto. Tuttavia, la subordinazione a un comportamento involontario e scaturito da sanzioni di altri stati sta spingendo le agenzie di rating e diversi organi istituzionali, come la Credit Derivatives Determinations Committee degli Stati Uniti, a non dichiarare (almeno per il momento) la condizione di default per la Russia.
Vista la mancanza di precedenti, non è chiaro cosa accadrà nell’immediato, anche perché diverse conseguenze di un default si sono verificate in Russia già nei mesi scorsi, con l’uscita di una parte degli investimenti esteri dal paese e la disconnessione di Mosca dai mercati occidentali e dal sistema SWIFT. A queste potrebbe aggiungersi un aumento dei costi dei prestiti, un’ipotesi che però si scontra con il debito estero contenuto e le elevate riserve di denaro dovute alla vendita di idrocarburi e materie prime. Nel frattempo, il rublo si rafforza sulle monete occidentali, in particolare sul dollaro (1$ = 53,1 RUB), raggiungendo il livello più forte da maggio 2015.
[di Salvatore Toscano]
Come più volte dimostrato da L’Indipendente (grazie) anche questa volta il pubblico ormai “addicted” alla TV mainstream viene manipolato verso il Pensiero Unico, un Pensiero di Regime.