Negli scorsi giorni, nei Paesi Bassi sono letteralmente esplose le proteste degli agricoltori contro un piano del governo volto a ridurre drasticamente le emissioni di azoto ed ammoniaca, che secondo questi ultimi metterà in pericolo i loro mezzi di sussistenza. La scorsa settimana, infatti, in migliaia hanno viaggiato in trattore da tutti gli angoli del Paese e bloccato il traffico sulle principali autostrade olandesi per poi recarsi a Stroe, un villaggio situato nella provincia di Gheldria, dove si è si è tenuta una manifestazione. Un palco con gli altoparlanti è stato allestito, ed i partecipanti – circa 40.000 secondo gli organizzatori – hanno espresso il loro dissenso contro il piano del governo, esponendo anche striscioni con scritte come “ciò che l’Aia sceglie è profondamente doloroso per l’agricoltore” e “non possiamo più essere fermati”.
🇳🇱 Massa demonstratie vandaag in Stroe van boeren en burgers tegen het stikstof beleid van de overheid! De sfeer zit er goed in!!!🔥🔥🔥pic.twitter.com/ewCALQvfle
— Kees71 (@Kees71234) June 22, 2022
A tale protesta ha fatto seguito quella di lunedì scorso, quando gli agricoltori a bordo dei trattori hanno nuovamente bloccato diverse autostrade dei Paesi Bassi, al punto tale che le autorità hanno esortato gli automobilisti a controllare gli aggiornamenti sul traffico prima di partire. Inoltre, alcuni agricoltori hanno anche appiccato piccoli incendi all’esterno di almeno due municipi. Come riportato dai media locali, infatti, i contadini hanno dato fuoco ad alcune balle di paglia che avevano portato con sé davanti al municipio della città di Epe e di Apeldoorn.
La rabbia degli agricoltori però a quanto pare ha portato anche ad altri gesti violenti da parte di alcuni di loro che, come riportato dal quotidiano olandese NRC, nella tarda serata di martedì hanno sfondato una blocco della polizia nei pressi della casa del ministro dell’azoto Christianne van der Wal – con un’auto delle forze dell’ordine che è stata distrutta – ed hanno svuotato in strada un’autocisterna di liquame. A confermarlo è stata la stessa polizia di Gheldria – la provincia dove ha avuto luogo la vicenda – tramite un tweet in cui ha parlato di una “situazione minacciosa e inaccettabile”. Nella giornata di martedì però non è accaduto solo questo, in quanto centinaia di agricoltori si sono recati all’Aia, dove ha sede il Parlamento, sempre per protestare contro gli obiettivi di riduzione stabiliti dal governo. I manifestanti hanno portato anche due mucche con loro, minacciando di macellarle nel caso in cui le misure contro le emissioni di azoto vengano adottate.
Ma non finisce qui dato che, secondo quanto riportato da alcuni quotidiani locali, lunedì prossimo gli agricoltori potrebbero tra l’altro bloccare i centri di distribuzione dei supermercati e l’aeroporto di Schiphol. Non è un caso, dunque, che l’aeroporto in questione parli di una “possibile protesta degli agricoltori di lunedì 4 luglio”, che “potrebbe portare a un traffico maggiore del solito sulle strade dei Paesi Bassi” e per la quale è in “stretto contatto con il Royal Netherlands Marechaussee e il comune di Haarlemmermeer” per capire “come questo potrebbe influenzare Schiphol”.
Ma quali sono i motivi per cui, precisamente, gli agricoltori protestano? Innanzitutto poiché il governo – che vuole ridurre le emissioni inquinanti del 50% a livello nazionale entro il 2030 – afferma che le emissioni di ossido di azoto e ammoniaca, prodotte dal bestiame, devono essere drasticamente ridotte vicino alle aree naturali che fanno parte di una rete di habitat protetti dell’Ue, che si estende nei 27 Stati membri. Tuttavia, gli agricoltori olandesi sostengono che altri paesi dell’UE non stiano reprimendo il settore agricolo così duramente. Inoltre ritengono che il governo non stia fornendo un quadro chiaro del loro futuro e credono di essere ingiustamente presi di mira – con il piano che probabilmente li costringerà a diminuire la quantità di bestiame allevato o interrompere del tutto il lavoro – mentre altri settori che contribuiscono alle emissioni dovranno affrontare restrizioni minori.
Una prospettiva cupa dunque per gli agricoltori, con il governo che è stato costretto ad agire in tal modo dopo una serie di sentenze dei tribunali che hanno bloccato infrastrutture e progetti di costruzione per paura che potessero causare altre emissioni violando le norme ambientali. Ad ogni modo però, benché siano stati delineati gli obiettivi di riduzione delle emissioni, i modi concreti con cui raggiungerli devono ancora essere messi in campo: la palla, infatti, passa adesso alle autorità provinciali, a cui il governo ha concesso un anno per elaborarli. Nel frattempo gli agricoltori sembrano intenzionati a proseguire la loro protesta, nell’intenzione di non perdere il lavoro.
[di Raffaele De Luca]