Ieri, martedì 12 luglio, il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Jake Sullivan non ha adoperato mezzi termini nell’annunciare alla stampa che Teheran «si sta preparando entro tempi brevi a fornire alla Russia diverse centinaia di UAV». In altre parole, la guerra in Ucraina potrebbe ricevere il sostegno dei droni iraniani nell’immediato futuro, con i piloti che si starebbero apprestando a iniziare l’addestramento già a partire da questo luglio.
Sebbene l’origine della notizia sia tutto meno che super partes, l’indiscrezione non sembra solamente verosimile, ma anche estremamente probabile. L’Iran ha già ricoperto un ruolo importante nel garantire il traffico di armi irachene alle truppe del Cremlino, in più Teheran sta approfittando delle rivoluzioni in corso nella geopolitica globale per cercare di stabilire dei forti legami con Mosca. La Camera di Commercio Congiunta di Iran e Russia ha segnalato ad aprile che le esportazioni iraniane verso il possibile alleato sono notevolmente aumentate, elemento che evidenzia come il Governo di Vladimir Putin potrebbe dimostrarsi aperto a istituire una relazione commerciale più stabile e longeva.
La lettura dei fatti che aleggia nei dietro le quinte suggerisce che, corrotti ormai i rapporti con gli Stati Uniti, la Russia sia disposta ad accumulare altre sanzioni e altri dazi in favore del consolidamento di un Mercato condiviso con i cosiddetti “Stati Canaglia”. Non a caso, la denuncia di Washington giunge puntualmente a ridosso della visita di Putin e del Presidente turco Recep Tayyip Erdogan a Teheran, incontro diplomatico in cui si dovrà parlare della guerra in Ucraina, ma che è facile credere fungerà anche da trampolino per discutere eventuali prospettive comuni.
Non che gli Stati Uniti ignorino la concretezza di questa eventualità. Con Putin in viaggio verso l’Iran, il Presidente a stelle e strisce Joe Biden si è organizzato per intrattenere spedizioni diplomatiche a Israele e in Arabia Saudita, Paesi notoriamente antagonisti a Teheran che a oggi non hanno ancora provveduto a prendere parte alle sanzioni a Mosca. Le rivelazioni della Casa Bianca potrebbero dunque essere sfruttate come leva diplomatica con cui spronare il coinvolgimento di quei Governi che a oggi hanno preferito mantenere una posizione più neutrale sulla situazione di Kiev, cosa che ridurrebbe ulteriormente gli spazi di manovra della diplomazia russa.
Con simili premesse, non è improbabile che il Cremlino, affamato di armi utili a portare avanti una battaglia in cui si fatica a vedere la fine, sia propenso ad accettare l’arrivo delle attrezzature belliche iraniane. L’impatto di questi UAV sulla guerra rappresenta non di meno un’incognita d’alto profilo. Qualora la vendita andasse in porto, la Russia si troverebbe probabilmente in magazzino dei Sammad-3, ovvero quegli stessi droni che sono stati più volte visti in Yemen nelle mani degli Huthi. Si tratta di strumenti estremamente economici e che possono essere adoperati in “sciami” al fine di soverchiare le possibilità di difesa dei loro obiettivi. Proprio quest’ultima peculiarità potrebbe dunque spingere alcuni Paesi occidentali a reagire alla minaccia fornendo a Kiev equipaggiamenti ancora più potenti di quelli attualmente già schierati, cosa che andrebbe a fomentare ulteriormente la già pressante escalation militare.
I droni sono attualmente adoperati sul campo da ambo le parti coinvolte, ma su questo frangente la Russia si è dimostrata decisamente meno attrezzata dei propri avversari. I Sammad iraniani potrebbero quindi compensare questa mancanza e fungere da contraltare ai Bayraktar TB2 di fabbricazione turca su cui l’Ucraina può fare costante affidamento.
[di Walter Ferri]