Nessun colpevole, a livello penale, per il più grande depistaggio della storia repubblicana. È questo il responso della sentenza del Tribunale di Caltanissetta, che ha dichiarato prescritto il reato di calunnia per il funzionario di polizia Mario Bo e l’ispettore Fabrizio Mattei, essendo per loro caduta l’aggravante di aver favorito Cosa Nostra, e ha assolto un altro ispettore, Michele Ribaudo, in merito al depistaggio delle indagini sulla strage di Via D’Amelio. I tre poliziotti, che dopo gli attentati in cui persero la vita i magistrati simbolo della lotta alla mafia in Italia fecero parte del gruppo investigativo “Falcone-Borsellino” come collaboratori del “superpoliziotto” Arnaldo La Barbera, erano stati accusati dai pm di avere imbeccato il falso pentito Vincenzo Scarantino, il quale si auto-accusò di avere portato a compimento la strage in cui furono uccisi Borsellino e i membri della sua scorta ma che, in realtà, non era nemmeno un mafioso e non aveva avuto alcun ruolo nell’organizzazione e nell’esecuzione del massacro.
Il 28 dicembre 2018 sono stati rinviati a giudizio tre uomini di fiducia del “superpoliziotto”, Mattei, Bo e Ribaudo, accusati dai magistrati di calunnia aggravata dall’aver favorito Cosa Nostra, avendo esercitato un “pressing fatto di minacce, anche psicologiche, maltrattamenti e manomissioni di prove” al fine di indurre il falso pentito Scarantino a depistare le indagini. La Procura aveva chiesto la condanna a 11 anni e 10 mesi per Mario Bo e di 9 anni e mezzo per Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo.
Ma ora, pochi mesi dopo la pronuncia della Corte d’Assise d’Appello di Palermo sulla trattativa Stato-mafia, in cui gli uomini del Ros e Marcello Dell’Utri sono stati assolti dal reato di “violenza o minaccia a corpo politico dello Stato” (i primi “perché il fatto non costituisce reato”, l’ex senatore di Forza Italia “per non aver commesso il fatto”), la storia sembra ripetersi: due prescrizioni e un’assoluzione per i poliziotti di La Barbera. A pochi giorni dal 19 luglio, in cui si celebrerà il 30′ anniversario della strage di Via D’Amelio, Antonino Vullo, l’unico agente sopravvissuto all’attentato, si è così espresso sulla sentenza: «Sono amareggiato… da noi accadono gli eventi, ci sono situazioni comprovate, ma poi alla fine non paga mai nessuno». Ogni commento sarebbe superfluo.
[di Stefano Baudino]
Niente di nuovo sotto il sole del bel Paese.
Solo un piccolo suggerimento a voi: cambiate la foto di Capaci con quella di via d’Amelio. Mi sembra più corretto….
STATO = MAFIA
Il caso è chiuso!
E poi vengono a dirti di fidarti della giustizia in Italia,,,,in culo a tutti voi maledetti corrotti magistrati de mierda
UNA VERGOGNA SENZA FINE. CHISSÀ SE L’ITALIA RIUSCIRÀ MAI A LIBERARSI DALLA PRESENZA DELLA MAFIA E LA CORRUZIONE NEI PALAZZI DEL POTERE, NELLE MAGISTRATURE E ISTITUZIONI