venerdì 27 Dicembre 2024

Quando gli influencer parlano a caso fanno danni

Chiara Ferragni, la influencer/imprenditrice con un bacino di 27 milioni e mezzo di follower, ha affidato alle storie di Instagram la propria preoccupazione per quella che  a suo dire è la situazione “fuori controllo” della criminalità nella città di Milano. In un accorato appello lanciato al sindaco Sala, la Ferragni si dice “angosciata e amareggiata dalla violenza che continua ad esserci a Milano” e ha chiesto al sindaco di porvi rimedio al più presto, perché “per noi e i nostri figli abbiamo bisogno di fare qualcosa”. Alla replica del primo cittadino di Milano – «non rispondo. Non condivido quello che dice, è un’opinione» – l’influencer fa un piccolo passo indietro e riconosce di parlare da cittadina “privilegiata”. E qui le storture iniziano a farsi nitide.

Iniziamo col dire che affermazioni di questo tipo provenienti da un personaggio di spicco con un tale bacino di utenza, in un mondo dove di fatto siamo tutti utenti costantemente rimpinzati di contenuti e iconografiche realizzate ad hoc che influenzano la nostra percezione e il dibattito, non rimangono certo prive di conseguenze. Ciò è ancor più vero in un caso come quello di Chiara Ferragni, la quale spesso e volentieri utilizza le proprie piattaforme per pubblicare contenuti correlati a battaglie sociali. Ma se gli influencer sono liberi di esprimere le proprie opinioni come meglio ritengono attraverso i propri canali, è compito degli utenti mantenere vigile la coscienza critica e filtrare i contenuti dai quali sono costantemente bombardati.

Volendo affrontare il discorso a partire dalla base più concreta e incontrovertibile, ovvero i dati, i numeri del Viminale parlano di una netta diminuzione del numero di reati nella Città Metropolitana e nel Comune di Milano. Se è vero, da un lato, che nel 2020 la pandemia ha costretto la pressoché totalità della popolazione a casa, costituendo così la principale concausa della diminuzione dei crimini commessi, è anche vero che i numeri relativi ai reati compiuti nel 2021 sono per lo più nettamente inferiori a quelli del 2019. Cala il numero degli omicidi, dei furti, delle rapine in banca e “in pubblica via”, diminuiscono i furti in abitazione e di autovetture e persino i reati correlati allo spaccio di stupefacenti.

Tuttavia, la narrazione del disagio sociale e della criminalità passa ogni giorno di più attraverso i social, tramite la pubblicazione di immagini che fotografano situazioni di disagio o degrado e che, inevitabilmente, generano sensazioni di ansia nell’utente. Così a prendere piede è la narrativa securitaria, ovvero il discorso secondo il quale l’unica risposta al disagio sociale, alla criminalità e al degrado urbano è il controllo poliziesco e la repressione. Si tratta tuttavia di una maniera di affrontare la tematica estremamente semplicistica e superficiale, che fornisce, per l’appunto, “fotogrammi” dei fatti e non permette di comprendere a fondo i fenomeni e nemmeno di risolverli.

Il mondo post pandemico ha aperto a una realtà di polarizzazione sempre maggiore della ricchezza e della distanza tra i “cittadini privilegiati”, come la stessa Ferragni si definisce, e le persone che vivono sotto la soglia di povertà. Secondo gli ultimi dati Istat, dal 2005 al 2021 è triplicato il numero di persone che vivono in condizioni di povertà assoluta. Non solo: il numero di famiglie povere è raddoppiato, passando da 800 mila a 1,96 milioni. La precarizzazione del sistema del welfare va di pari passo con quella del lavoro, alla quale lo Stato pone rimedio proponendo misure di assistenzialismo – il ricorso alle quali diventa sempre più causa di stigma sociale. Problematiche di questo tipo richiederebbero interventi strutturali, un ripensamento intero dell’ossatura della società, piuttosto che essere affrontate nei semplicistici termini del “tema sicurezza”, per usare le parole di Ferragni.

Questo modo di affrontare la questione porta al prodursi di situazioni paradossali al limite del ridicolo, quali lo sgombero coatto dei senzatetto a Milano da parte della polizia nel dicembre dello scorso anno. «Bivaccare sotto i tunnel non è umano né decoroso» aveva dichiarato l’assessore alla Sicurezza Granelli per giustificare l’operazione di polizia. Allo stesso modo, come spiegato dal sociologo Franco Prina in un’intervista rilasciata a L’Indipendente, trattare il fenomeno dei gruppi delinquenziali minorili (le cosiddette “baby gang”) come semplice spunto di cronaca da reprimere tramite un maggior controllo poliziesco distoglie l’attenzione dal complesso insieme di carenza di sistemi di assistenza, incapacità del sistema scolastico di far fronte al disagio minorile, impreparazione dei genitori e delle figure educative, scarsità di personale professionalmente preparato a far fronte al fenomeno ed emarginazione sociale di determinati gruppi che vi è alle spalle. E si tratta solo di un paio di esempi.

Insomma, portare all’attenzione queste tematiche è lecito, ed è lecito richiedere interventi per porvi rimedio. Tuttavia, abbandonare l’ossessione securitaria in favore di interventi più integrati e strutturali potrebbe offrire soluzioni nuove e funzionali. Nel trattare tematiche delicate e di tale rilievo, inoltre, personaggi pubblici con il ruolo e il peso mediatico di Chiara Ferragni dovrebbero fare ben attenzione a soppesare le parole, proprio in ragione del loro ruolo determinante nell’influenzare l’opinione pubblica e dell’ampio bacino d’utenza che possono raggiungere.

[di Valeria Casolaro]

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

Articoli correlati

8 Commenti

  1. 1) Probabilmente hanno coinvolto questa influencer per un test: vedere come reagiscono le persone, se concordano e si accodano a richieste di questo genere, che sottintendono l’aumento di sorveglianza e controllo (il sogno proibito delle èlite che non vedono l’ora di mettere telecamere a riconoscimento facciale dappertutto, come primo step verso il credito sociale in stile Cina).

    2) Nessuno ha notato la stranezza che 27,5 milioni è circa la metà dei cittadini Italiani??
    Come è possibile che abbia quel numero di follower, quando non tutti gli italiani usano i social e di certo è impensabile che 1 italiano su 2 segua un personaggio di una tale bassezza?
    E’ probabile che siano numeri aumentati ad arte da agenzie di marketing, con follower che sono finti profili comprati.

    • Forse perché non considera i follower all’ estero e ne fa una questione di complottismo . Avendo letto la storia di Ferragnezz dietro di lei c’era il suo ex che era diventato il suo manager ,ma il tutto si é svolto tanti anni fa negli Stati Uniti . Lei la sua fortuna l’ha iniziata a creare lì

    • Rispetto al 2009 le carceri ospitano circa 10.000 detenuti in meno (dati del Ministero della Giustizia), eppure un simile calo non è sufficiente a risolvere un difetto che è prettamente strutturale. Il sistema carcerario italiano è inadeguato sotto molteplici aspetti, tuttavia fatichiamo a intavolare un discorso costruttivo che ci possa condurre a una qualsivoglia soluzione.

  2. grazie Valeria C. Senza voler ulteriormente commentare le parole dell’influenzer, vorrei solo soffermarmi sul concetto di privilegio.
    Non riterrei un privilegio poter contare su una larga platea di audience, conquistata facendo pubblicità esplicita o implicita a marchi vari, più o meno multinazionali e potenti. Questo è un duro lavoro che prevede la vendita totale di se stessi e della propria intimità fatta coscientemente e costantemente. Questa è una scelta durissima che non mi permetterei di giudicare e che giustamente comporta una serie di riscontri di varia natura economica etc…che ritengo siano ampiamente pagati.
    Ritengo invece un vero privilegio aver ricevuto un’educazione (anche modesta) che permetta all’individuo di sentirsi libero e ricco di un sentimento di condivisione con gli altri. Avere cioè la forza tranquilla di fare ed affermare sempre ciò che si ritiene giusto, e sentirsi sempre (spiritualmente) abbastanza ricchi per non avere il bisogno di vendersi a chicchessia.

  3. Superficialmente mi limito a dire che il livello di povertà è sotto gli occhi di tutti ed il numero di persone che vive di espedienti è aumentato esponenzialmente.
    Al di là delle dotte analisi e dei numeri del Viminale (soprassiedo sulle parole della Ferragni).
    92 minuti di applausi per questa frase: “… Problematiche di questo tipo richiederebbero interventi strutturali, un ripensamento intero dell’ossatura della società…”.

Comments are closed.

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

Articoli nella stessa categoria