Amazon cerca di estendere ulteriormente la sua influenza acquistando per 3,9 miliardi di dollari la One Medical, azienda di assistenza sanitaria che si propone negli Stati Uniti come alternativa “user-friendly” al più tradizionale studio medico. Considerando che il gigante dell’e-commerce è già ora al centro di indagini da parte dell’antitrust americana, l’acquisizione sembra quasi giungere come uno schiaffo di sfida al Governo di Washington.
Togliamoci subito un pensiero: quanto c’è da preoccuparsi del fatto che Amazon si stia allargando nel ramo medico? Nonostante una spesa di quasi quattro miliardi possa sembrare imponente, nel contesto delle Big Tech un investimento di tale caratura non è particolarmente degno di sensazionalismi. Ancor più, risulta difficile credere che la manovra possa riverberare in maniera sensibile sui Paesi membri dell’Unione Europea. Volendo essere maliziosi, si può ipotizzare che l’operazione serva prima di tutto per minimizzare i profitti tassabili, tuttavia è facile intuire che One Medical rappresenti anche una risorsa utile a far crescere l’omologo Amazon Care.
Sebbene la cosa non sia stata notata da molti, Amazon ha messo piede nel settore dell’assistenza medica circa tre anni fa. Il progetto di cui si è fatta carico si è però mosso con estrema cautela, quindi è lecito pensare che la dirigenza abbia ben pensato di accelerare il processo di diffusione del servizio assorbendo al suo interno il network e le strutture della concorrenza. Si tratterebbe di un modus operandi già visto in passato, ovvero quando la Big Tech ha cercato di imporsi sul mercato alimentare prendendo possesso di Whole Foods (costata 13,4 miliardi di dollari), su quello della sicurezza domestica conquistando Ring (un miliardo) e sul cinema hollywoodiano allargando la propria ombra sulla MGM (8,5 miliardi).
La tecnologia applicata al monitoraggio dei valori biologici – che si tratti di smartwatch o di equipaggiamenti medici – promette da tempo di fornire nuovi mezzi per ottimizzare la gestione di visite e degenze nelle cliniche, soprattutto ora che i Paesi ricchi sono sempre più abitati da vecchiarelli acciaccati che faticano a trovare le opportune assistenze. Nulla fa credere che Amazon abbia il desiderio di spingersi sin da subito verso queste insidiose frontiere, piuttosto la situazione è da leggersi al momento come una diversificazione degli investimenti dell’azienda, una manovra che cade strategicamente in un periodo in cui i Mercati guardano con preoccupazione le azioni intraprese contro la Big Tech da parte degli investigatori governativi. Non a caso, il vedere Amazon così attiva nonostante le pressioni dell’Amministrazione Biden ha ringalluzzito gli investitori di Wall Street, i quali hanno benedetto il gigante con una leggera, ma sensibile, crescita in Borsa.
Una situazione più manageriale che evolutiva, insomma. Una mossa relativamente modesta che deve aver recepito la lezione impartita l’anno scorso dal flop di Haven, un servizio di assistenza sanitaria che Amazon, Berkshire Hathaway e JPMorgan Chase avevano tentato di imbastire nel tentativo di ammortizzare i costi dell’assistenza sanitaria offerta ai propri dipendenti. Parallelamente vale altresì la pena ricordare che la Big Tech stia seminando il suo denaro anche in direzione del Fred Hutchinson, un centro di ricerca a cui è stato commissionata la creazione di un vaccino contro il cancro, attualmente nella prima fase di sperimentazione. La pandemia ha dimostrato più che mai che i vaccini possono essere un business potentissimo e Amazon sarebbe felice di farne parte.
[di Walter Ferri]