venerdì 22 Novembre 2024

Le ferite alla natura provocate dal poligono militare di Monte Stabiata

Anni ed anni di esercitazioni con mezzi pesanti hanno “sconvolto il cotico erboso e il suolo”: è quanto denunciato dalla Stazione Ornitologica Abruzzese (SOA) – un’associazione che promuove la conservazione del territorio e della biodiversità – in merito allo stato in cui versa il Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga a causa del poligono militare di Monte Stabiata. Alcuni attivisti dell’associazione hanno infatti svolto una breve escursione corredata da una serie di immagini fotografiche, dalle quali è emerso lo “stato pietoso in cui è ridotto il sito”. Lo si legge all’interno di una lettera che la Stazione Ornitologica Abruzzese ha successivamente deciso di inviare agli enti preposti, chiedendo di “imporre immediatamente l’obbligo relativo all’immediato ripristino/restauro ambientale di tutte le piste e delle aree circostanti”. Il sito, infatti, è caratterizzato dalla “diffusa presenza di tracce derivanti dal passaggio dei mezzi militari, con veri e propri solchi sui versanti e distruzione della copertura vegetale“. In più, sempre per quanto concerne i danni, nella lettere si parla appunto di “processi erosivi che interessano le fasce immediatamente circostanti”.

L’escursione svolta da alcuni attivisti dell’associazione.

Una sollecitazione ad agire a quanto pare assolutamente necessaria, dato che oltre ai danni emersi dal sopralluogo, l’associazione ha “svolto anche un accesso agli atti presso l’Ente Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga in merito al poligono“, dal quale sono emerse alcune irregolarità: in particolare la mancanza, secondo l’associazione, delle autorizzazioni necessarie alle attività militari. “Dal 1997, anno di entrata in vigore del DPR 357/1997, fino al 10/02/2022 sono state svolte senza la previa e obbligatoria Valutazione di Incidenza Ambientale”, si legge infatti nella lettera, mentre “dal 1995, anno di istituzione dell’Ente Parco Nazionale (DPR 5 giugno 1995) al 2021, sembrerebbero essere state svolte senza il previo e obbligatorio nulla osta dell’Ente Parco (il condizionale è relativo solo agli anni ante-2008, in quanto l’ente parco, per difficoltà nel reperimento della documentazione cartacea, non ci ha potuto garantire al 100% l’inesistenza di atti precedenti)”. Una situazione di “gravità inaudita”, soprattutto se si considera che il sito in questione è anche “protetto a livello europeo” e che “vi era piena consapevolezza da diversi anni della necessità della Valutazione di Incidenza Ambientale”.

Non è un caso, dunque, che l’associazione chieda di correre ai ripari, tenendo anche conto delle “diverse delle specie tutelate dalla direttiva comunitaria 147/2009 presenti nell’area, dove nidificano a terra o su bassi cespugli”. “L’omissione degli interventi di ripristino determina un ulteriore e progressivo aggravio dell’impatto sulla naturalità del sito e su specie di interesse comunitario”, conclude infine l’associazione, aggiungendo di riservarsi “ogni altra azione utile, anche presso la Magistratura, per la tutela dell’area e il rispetto delle normative comunitarie e nazionali”.

Detto ciò, certamente non si tratta della prima volta in cui i danni delle esercitazioni militari sul territorio italiano finiscono nel mirino dei cittadini. In Sardegna, ad esempio, diversi cittadini si sono mobilitati contro le esercitazioni militari della Nato delle scorse settimane. A preoccupare i contestatori erano proprio i rischi di danni ingenti all’ambiente, con tante delle spiagge naturalisticamente più pregevoli delle coste sarde ostaggio delle esercitazioni della Nato. Inoltre, non si può non citare il caso relativo alla riserva di Punta Bianca, ad Agrigento, dove negli scorsi mesi dopo più di 60 anni sono state sospese le esercitazioni militari a causa del loro impatto ambientale. Un’indagine del corpo forestale dei carabinieri ha confermato la presenza di metalli pesanti nel terreno, facendo luce su ciò che veniva da tempo denunciato dalle associazioni ambientaliste.

[di Raffaele De Luca]

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