domenica 22 Dicembre 2024

Il Mali ha cacciato definitivamente l’esercito francese dal proprio territorio

Nella giornata di lunedì 15 agosto la Francia ha rilasciato un comunicato nel quale è stato riferito che le ultime truppe ancora presenti in Mali hanno definitivamente lasciato il Paese. Si concludono così ufficialmente, dopo nove anni, le operazioni francesi nel territorio, iniziate nel 2013 su richiesta di Bamako per contrastare l’offensiva del movimento separatista Tuareg, affiliatosi ad al-Quaeda nel nord del Paese. Il presidente francese Macron ha dichiarato lunedì che l’operazione ha rappresentato un successo dal momento che ha «ha impedito l’istituzione di un califfato territoriale e ha combattuto contro i terroristi che attaccano le popolazioni locali e minacciano l’Europa» e che la maggior parte dei «gruppi terroristici» sono stati «neutralizzati». Tali affermazioni, tuttavia, sembrano discostare molto dalla realtà dei fatti: in quasi dieci anni di presenza francese sul territorio l’attività terroristica è aumentata esponenzialmente, spingendo il Mali a cercare soluzioni alternative, come rivolgersi alla Russia. Il malcontento popolare, inoltre, era evidente: il popolo maliano era inoltre a più riprese sceso in piazza per chiedere a gran voce al governo la cacciata dei francesi dal proprio territorio.

“Oggi alle 13.00 (ora di Parigi) l’ultimo contingente della forza Barkhane presente sul territorio maliano ha attraversato il confine tra Mali e Niger” si legge nel comunicato rilasciato dal ministero delle Forze armate francesi. L’operazione Barkhane, lanciata nel 2014, era la principale operazione francese nella regione, realizzata in cooperazione con Burkina Faso, Mali, Ciad, Mauritania e Niger allo scopo di contrastare l’attività dei gruppi armati nel centro del Mali. Al termine del comunicato si legge tuttavia che “le forze armate francesi continueranno a combattere il terrorismo nel Sahel, in collaborazione con i nostri partner africani e internazionali”. Il fulcro delle operazioni francesi diverrà ora il Niger, con la presenza di circa 1000 soldati nella capitale Niamey – insieme a jet da combattimento, droni ed elicotteri – e di all’incirca altri 400 che saranno inviati nelle regioni di confine con il Burkina Faso e il Mali. Vi sono poi tra le 700 e le 1000 truppe basate in Ciad, oltre a un numero imprecisato di forze speciali che opera in altre zone della regione.

Il presidente Macron aveva annunciato il ritiro delle truppe dal Paese africano il 17 febbraio, dopo che il 31 gennaio i militari maliani avevano invitato l’ambasciatore francese a lasciare il Paese con appena 72 ore di preavviso. Al momento dell’annuncio erano 2400 le truppe francesi ancora schierate nel Paese. Tuttavia, nove anni di operazioni francesi nel territorio non hanno portato il risultato sperato: anziché diminuire, l’attività dei gruppi terroristici è aumentata esponenzialmente, risultato imputabile in buona parte alla scarsa conoscenza, da parte dei francesi, del territorio e delle dinamiche interne, in particolare per quanto riguarda gli scontri tra etnie diverse. Non sono mancate poi le accuse contro le truppe di Parigi di aver messo in atto massacri di civili in diversi Paesi della regione del Sahel, oltre a numerose violazioni dei diritti umani – responsabilità appurate anche da investigazioni portate avanti dalle Nazioni Unite. Per tali motivi, il popolo maliano da tempo scendeva in piazza per manifestare la volontà di cacciare gli ex colonizzatori.

A contribuire al deterioramento delle relazioni dei due Paesi vi sono stati i due colpi di Stato del 2020 e del 2021, guidati entrambi dal colonnello Assimi Goïta, e la crescente presenza di militari russi nel Paese, tra i quali vi sarebbero anche i mercenari del gruppo Wagner. Bamako ha sempre rigettato tali accuse – nonostante le numerose testimonianze rilasciate dai civili -, dichiarando piuttosto di aver lasciato entrare nel Paese “addestratori russi” per rafforzare la difesa nazionale, decisione che la Francia ha comunque interpretato come un affronto.

[di Valeria Casolaro]

 

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