Ancora una volta in nome dello sviluppo economico e senza rispettare le opinioni delle popolazioni locali, prenderà vita una “grande opera”. Ferro e cemento ad appropriarsi di territori forestali, nel bel mezzo delle terre ancestrali del popolo maya. Il tutto naturalmente presentato dai suoi fautori come un progetto green e sostenibile, anzi nientemeno che “un progetto per migliorare la qualità della vita delle persone, prendersi cura dell’ambiente e innescare uno sviluppo sostenibile” come narra il sito internet dell’Ente per il turismo messicano. Nello specifico la vita delle comunità locali sarà “migliorata” da rotaie ad alta velocità lunghe quasi 1.500 chilometri che trapasseranno aree naturali in cinque stati del sud-est messicano (Quintana Roo, Campeche, Chiapas, Tabasco e Yucatán) con a corollario 21 stazioni e altre 14 fermate minori. Un progetto che promette turismo, benessere e lavoro per tutti, ma contro il quale le comunità locali si stanno battendo con forza.
Eppure il nuovo piano ferroviario è stato immediatamente criticato tanto da esperti ambientalisti quanto da attivisti, associazioni, difensori dei diritti umani, anche a sostegno delle popolazioni locali mai convinte ad accettare la grande impresa per come viene spacciata. Nonostante gli abitanti dei luoghi di interesse abbiano ogni diritto alla consulta e siano ben consapevoli dei bisogni del territorio in cui vivono da sempre, e proprio poco dopo le scuse ufficiali da parte del governo del Messico ai Maya, i quasi 1.500 chilometri di ferrovia continuano ad essere costruiti. E nemmeno in maniera del tutto legale.
Chi si oppone è convinto che il presidente Andrés Manuel López Obrador stia appoggiando la costruzione del valore totale di 15 miliardi di dollari, finanziata da diversi fondi federali e da un aumento del budget per il dipartimento del turismo del 650% (di cui il 95% è appunto stato destinato alla linea ferroviaria), in maniera frettolosa e “cieca”, visto come esperti ambientalisti abbiano sottolineato la dannosità dell’enorme rete ferroviaria senza essere stati ascoltati a dovere. Ne è prova il recente via libera alla costruzione di una delle sette sezioni, precedentemente sospesa perché causa di disboscamento e altri ingenti danni ambientali.
A quanto pare però, legale o meno, il progetto non si è mai davvero fermato, anche quando avrebbe dovuto. “Merito” di un escamotage governativo: per quanto il divieto fosse ancora valido nel mese di luglio, i lavori sono ripresi grazie al riconoscimento della linea come “Questione di sicurezza nazionale”. Poco dopo la trovata del governo, un giudice si è pronunciato sulla questione dicendosi impossibilitato a dimostrare che esso avesse davvero violato la legge durante il periodo di sospensione e dando di nuovo il via ai lavori dopo la consulta degli studi, precisando altresì che la linea 5 soddisfacesse tutti gli standard ambientali e legali.
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E se le parole degli esperti non dovessero essere sufficienti, basterebbe guardare la realtà e ascoltare chi è sempre riuscito a vivere connesso ad ambienti di importanza unica. Secondo un rapporto del 2020 della Commissione forestale messicana (CONAFOR), Quintana Roo è uno degli stati messicani con il più alto tasso di deforestazione degli ultimi due decenni. Ora, per costruire il treno, altri alberi sono stati e saranno abbattuti. Oltre all’aggravare la frammentazione dell’habitat, oltre alle specie minacciate, agli importanti ecosistemi sotterranei che i Maya hanno sempre mantenuto con rispetto e ascolto del territorio, gli stessi indigeni e abitanti saranno – e già sono, umanamente – calpestati.
Le popolazioni e le economie locali non solo risentiranno dei cambiamenti tangibili al territorio, agli ecosistemi, ma anche di un turismo che ora può essere realmente definito lento ed ecosostenibile ma che con l’avvento di numeri ben più alti di persone, sarà impossibile rimanga tale. Comunque per chi ne trarrà profitto il Tren Maya rimane “Un passo importante verso la promozione dello sviluppo sostenibile nel sud-est del Paese, un progetto di interesse nazionale per i benefici che apporterà alle comunità rurali più bisognose della regione”. Ma le comunità rurali di cui parla il comunicato stampa del Governo del Messico, sono le stesse che si stanno opponendo al progetto.
[di Francesca Naima]
Che schifo. Ci sarà un limite ai danni e al dolore che il genere umano sta provocando su questo pianeta? Temo di no, fino all’estinzione di questa specie immonda, il pianeta e tutto il suo ecosistema sarà sfruttato, inquinato e distrutto senza limiti, senza scrupoli.