domenica 22 Dicembre 2024

L’Ucraina ha già venduto la propria sovranità a multinazionali e fondi d’investimento

La retorica occidentale racconta di una Ucraina impegnata in una resistenza per difendere la propria indipendenza, ma la dinamica dei prestiti, dei finanziamenti e degli aiuti nasconde altro: quella stessa indipendenza, intese come sovranità nazionale, sta venendo smantellata clausola dopo clausola dagli stessi paesi che stanno aiutando l’Ucraina nel conflitto bellico e dalle istituzioni finanziarie internazionali. È noto che i prestiti forniti da queste ultime sono sempre e immancabilmente accompagnati dalle famigerate “condizionalità”, che includono liberalizzazioni economiche e privatizzazione dei beni pubblici. Ciò significa che gli asset statali debbono essere venduti ai grandi gruppi privati secondo le logiche del mercato, attribuendo di fatto alle multinazionali e ai fondi di investimento un enorme potere di influenzare le decisioni politico-economiche ed erodendo di fatto la sovranità dell’Ucraina che verrà. Una dinamica che è già pienamente in atto.

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha agito così in buona parte dei continenti del mondo: dal Sudamerica all’Africa, non risparmiando la stessa Russia negli anni Novanta. Pare, dunque, che ora sia arrivato il turno di Kiev: la guerra, infatti, ha fornito agli avvoltoi internazionali della finanza l’occasione per offrire nuovi e ingenti prestiti al Paese martoriato dai bombardamenti. In questo modo, la guerra si sta trasformando in una ghiotta occasione per fare incetta di asset pubblici e per commissariare – di fatto – l’ex Paese sovietico.

La conferma di questo programma improntato sulle riforme macroeconomiche liberiste arriva dallo stesso governo di Kiev: il Primo Ministro Denys Šmihal’, infatti, in una conferenza aveva affermato che «Il presidente dell’Ucraina ha stabilito il compito di avviare la privatizzazione a partire da settembre. Dobbiamo rendere questo processo il più veloce possibile», come si poteva leggere sul sito dello stesso governo di Kiev in un comunicato successivamente rimosso e ora archiviato per ragioni non note. Il programma sarà avviato a partire dal prossimo primo settembre e dovrebbe concludersi in 25 giorni con la possibile privatizzazione di 420 società statali. Si tratta della “contropartita” per i prestiti concessi dall’FMI.

L’Ucraina, infatti, ha sottoscritto due programmi di aiuti economici: uno il 9 marzo, quando il Consiglio di Amministrazione dell’FMI ha approvato 4,1 miliardi di dollari di sostegno finanziario di emergenza a Kiev e uno più recente che dovrebbe aiutare il Paese «a coprire la sua carenza di finanziamento e rafforzerà la credibilità della sua strategia economica per sostenere lo sforzo bellico». Nel primo comunicato rilasciato a marzo dal FMI si legge che «Le autorità hanno espresso l’intenzione di collaborare con il FMI per progettare un programma economico adeguato volto alla riabilitazione e alla crescita, quando le condizioni lo permetteranno».

Il mito della crescita sbandierato in modo ricorrente dagli organismi finanziari internazionali è rimasto il più delle volte un mero miraggio, volto a convincere gli Stati a sottoscrivere prestiti che si rivelano quasi sempre vere e proprie estorsioni. Nessuno dei Paesi che ha ricevuto aiuti finanziari dall’FMI, infatti, ha registrato la tanto decantata crescita, in quanto le condizionalità imposte dal Fondo – come ha affermato anche l’economista Premio Nobel Joseph Stiglitz – sono contrarie alla ripresa dell’economia. Tra queste, vi sono la «stabilità macroeconomica», la «liberalizzazione dell’economia» e quindi la «riduzione della presenza del governo e l’apertura dei mercati»: queste condizioni sono quelle specificate nel documento dedicato alla Conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina.

Ma non c’è solo il FMI a erodere la sovranità di Kiev, bensì anche gli altri due suoi principali creditori: gli USA e l’UE. Anche gli ingenti fondi forniti dal cosiddetto “mondo libero”, infatti, sono vincolati a precise riforme e diktat. In particolare, nella Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina – cui hanno partecipato 58 delegazioni da altrettanti Paesi, Italia compresa – è stata prodotta la Dichiarazione di Lugano, in cui si legge che «Sosteniamo l’istituzione di un’efficace piattaforma di coordinamento tra il governo ucraino e tutti i suoi partner, organizzazioni e istituzioni finanziarie internazionali per l’attuazione del piano di ripresa e sviluppo dell’Ucraina, basandosi sulle strutture esistenti e stabilendo un chiaro collegamento con l’ampio programma di riforme». Il che significa che il futuro dell’Ucraina non verrà deciso a Kiev, ma a Washington, a Bruxelles e nei palazzi della finanza internazionale, in barba al tanto declamato rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale dello Stato est europeo.

Chi, dunque, ha fomentato fin dal 2014 il conflitto che affligge Kiev, si sta ora preparando a spartirsi il bottino – vale a dire gli asset pubblici e i terreni ucraini – e a smembrare definitivamente la già parziale sovranità del Paese, con l’espediente degli aiuti finanziari. Ai prestiti economici degli organismi internazionali, infatti, si aggiungono gli assalti delle multinazionali ai fertili terreni di quello che è considerato il granaio d’Europa: le grandi imprese agroalimentari, tra cui le americane Monsanto, Cargill e Du Pont, infatti, stanno investendo sempre di più nell’acquisto dei terreni agricoli ucraini, aggirando le norme che regolano l’investimento in strutture per la produzione di sementi, l’acquisizione di impianti per la lavorazione e il trasporto delle materie prime.

In breve, l’Ucraina si sta trasformando nella gallina dalle uova d’oro per gli affari dei grandi gruppi occidentali, finendo per essere dilaniata non solo dalla guerra sul campo, ma anche dai saccheggi economici propri dell’avidità capitalista, con la complicità – in entrambi i casi – dei suoi rappresentanti politici.

[di Giorgia Audiello]

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

Articoli correlati

4 Commenti

  1. Siamo nelle mani dei macellai della finanza , si appropriano di tutto distringendo identità e tradizione, il loro disegnino macabro è inglobare per uniformare e omologare l’ esistenza alla schiavitù … ma perderanno .

  2. grazie G.A. come sempre non gliele manda a dire! Articolo fondamentale per comprendere il piano della finanza internazionale, che si ripete.
    In estrema sintesi: finanza e multinazionali che guidano USA, NATO, FMI ed UE provocano la Russia fino al punto di scatenare la guerra d’invasione. La distruzione di un paese altamente sviluppato comporta un enorme erogazione di denaro a prestito che attua praticamente la svendita dell’Ucraina. Follow the money: per la finanza internazionale, guadagni immensi per vendita di armi a tutto il comparto europeo, vendita di denaro “a strozzo” e acquisto di tutti gli asset(beni vendibili mobili e immobili) di Ucraina ed Europa. Costi: minimi, un po’ per l’acquisto di politici locali, mezzi d’informazione e gruppi paramilitari…ah dimenticavo: qualche decina di migliaia di morti innocenti.
    https://ilcorrieremeridionale.it/26655/02/spy-finanza-e-se-la-crisi-ucraina-fosse-spinta-dal-deep-state-usa/
    Marco Pizzuti, Deep state. I segreti dell’élite finanziaria e delle multinazionali che controllano i governi.

Comments are closed.

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

Articoli nella stessa categoria