Una superstrada a pagamento lunga appena 94 chilometri rischia di costare allo Stato 12 miliardi. Tre volte il costo stimato per il Ponte sullo Stretto di Messina. Una strada oltretutto di dubbia utilità, capace di fare guadagnare pochi minuti rispetto ai percorsi già esistenti per andare dalla provincia di Vicenza a quella di Treviso. A fare le stime sui costi esorbitanti dell’opera non è stato qualche comitato locale, ma direttamente la Corte dei Conti. Si riapre così il capitolo di un’opera da tempo contestata, sia per l’impatto ambientale che per l’irragionevolezza del contratto firmato dall’amministrazione veneta, concepito per tutelare l’appaltatore privato da ogni rischio d’impresa, riversando lo stesso direttamente sulle tasche dei cittadini. Un accordo che Laura Puppato, ex sindaca di Montebelluna (uno dei Comuni attraversati dall’opera) ha sintetizzato con queste parole: «Neanche da ubriachi si poteva firmare una cosa del genere».
Se la tratta non sarà percorsa da un numero sufficiente di auto e quindi gli incassi al casello saranno inferiori alle attese, sarà la Regione a mettere i soldi. Questo il fulcro dell’accordo contrattuale raggiunto del 2016 con il Sis, il concessionario privato che ha progettato e sta realizzando l’opera: per i prossimi 40 anni, oltre a un contributo straordinario di 300 milioni di euro, l’amministrazione di Luca Zaia si è impegnata a garantire un canone annuo di 153 milioni di euro a favore del Consorzio costruttore. Canone annuo destinato però ad aumentare nel tempo, fino a toccare quota 332 milioni annui al 2059. Per un totale quindi, a termine degli accordati anni di oltre 12 miliardi: più di 100 milioni di euro al chilometro. Se n’è accorta anche la Corte dei Conti, che in uno studio pubblicato nel 2018 e riportato dal Fatto quotidiano, dice che “a fronte di un costo inferiore a 3 miliardi, con il nuovo assetto convenzionale la Regione Veneto subirà un esborso nei confronti del privato pari a oltre 12 miliardi”.
Soldi che saranno prelevati dalle tasse e che faranno schizzare, tra le altre cose, i pedaggi alle stelle. Quello con il consorzio è una tipologia di accordo che prende il nome di “project financing”, utilizzato quando le risorse pubbliche non sono sufficienti a coprire in quel momento determinati costi. In altri termini, si tratta di “un’operazione di tecnica di finanziamento a lungo termine di un progetto in cui il ristoro del finanziamento stesso è garantito dai flussi di cassa previsti dalla attività di gestione dell’opera stessa”. Insomma, il privato finanzia il pubblico con la garanzia di un ritorno economico, a prescindere dalle effettive entrate. Un tipo di accordo che privatizza i profitti e socializza le perdite, proteggendo a spese dei cittadini l’azienda appaltatrice da ogni rischio di impresa.
E alla fine, facendo due calcoli, la Pedemontana potrebbe costare tre volte lo Stretto di Messina – di cui “solo” 170 milioni provenienti da enti pubblici – per far risparmiare agli automobilisti qualche minuto. «Dieci minuti di tempo risparmiato a fronte di un costo di euro 4 per percorrere soli 25 Km. Non solo, 120 euro al mese, per un lavoratore pendolare e 823 ettari di terreno cementificato per costruire la super strada pedemontana» e zero esenzioni per i locali, ha commentato Cristina Guarda, eurodeputata. E ancora. Anche se la Regione avrà il diritto ad incassare i pedaggi, i ricavi derivanti da questi potrebbero essere ancora più bassi soprattutto alla luce di una possibile riduzione del 13% del traffico rispetto alle stime iniziali, tema su cui discutono i magistrati.
I ritardi di certo non hanno giovato: fino a quando non saranno realizzati tutti i 94 chilometri di strada (più almeno altri 50 che collegheranno Spv e viabilità ordinaria) si perderanno milioni di euro di incassi di pedaggi. Non erano queste le previsioni di Luca Zaia, presidente del Veneto, secondo cui non solo la Spv non avrebbe portato perdite, ma anzi avrebbe fruttato cospicui guadagni. Una visione che, a dir la verità, in tanti – a cominciare da cittadini e comitati locali – denunciavano da tempo come del tutto irragionevole.
Anche perché, di tempo per valutare rischi e costi ce n’è stato. L’opera è stata inserita nel piano regionale dei trasporti del Veneto nel 1990: negli anni a venire è stata protagonista di numerosi scandali, ricorsi, esposti di comunità intere contro la sua realizzazione, valutata più volte come “inutile, dannosa e costosissima” soprattutto per via dell’alto consumo di suolo. Secondo l’Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale), complessivamente nel Veneto il consumo ammonta a quasi 218mila ettari, pari cioè al 12,55% della superficie totale regionale. Percentuale molto più alta del 7,11% della media nazionale e del 4,2% della media UE.
I danni si contano già da parecchi anni. Quei tratti di strada sono spesso teatri di allagamenti (come si vede in queste immagini): le falde acquifere a pochi metri dalla superficie, unite alle colate di cemento impediscono all’acqua di scendere, di essere assorbita dal terreno. Una specie di barriera. Per non parlare delle polveri sottili derivate dai cantieri, che spingono i livelli di Pm10, Pm2.5 e metalli alle stelle.
Per molti sarebbe stato più opportuno, anche in vista della svolta green europea, investire quel denaro per finanziare nuovi treni e potenziare il trasporto pubblico. Invece ad oggi, per cercare di far quadrare i conti di un piano che non potrà essere attuato per come era stato pensato, la Regione sta spingendo i veneti ad utilizzare la Pedemontana il più possibile, privilegiando il trasporto via auto. Oltre al danno economico, la beffa ambientale in uno dei territori europei con il più alto numero di morti per inquinamento atmosferico.
[di Gloria Ferrari]
Per avere un riscontro verosimile sull’utilità della tratta, provate qa fare la strada statale da Montecchio Maggiore a Treviso con un camion o un bilico. La differenza è di tre ore per strada statale contro poco più di una via pedemontana.
Aggiungo che i bilici eviteranno di passare per i centri dei paesi, con attraversamenti pedonali, inquinamento, e pericoli di ogni genere.
prima di scrivere certe cavolate, provate a guardare fuori dal vostro orticello, e provate ad immaginare che le merci che trovate sugli scaffali arrivano con i mezzi commerciali, che inquinano e costano molto di più quanta più strafanno e quanto tempo ci impiegano.
Purtroppo questo articolo è solo propaganda negativa.
Buonasera, stavo verificando per capire se effettivamente ci fossero errori nel pezzo. Secondo le mappe online da Montecchio Maggiore a Treviso si può utilizzare la A4, tra l’altro soluzione a più breve percorrenza sia in termini chilometrici (94,5 contro i 110 via Pedemontana) sia in termini di tempo stimato (1 ora e 9 minuti contro 1 ora e 18), quindi, non ho capito l’obiezione.
Articolo che tocca un tema interessante, che esce dalle righe solo quando si addentra sull’utilità dell’opera: chi si muove per lavoro da o verso quelle zone, soprattutto arrivando da province diverse di quella di TV sa benissimo quanto tempo si risparmi e non sono pochi minuti.
Tralasciando opinioni politiche, la questione che si pone e che anche questo articolo tace volutamente è sul come mai il Veneto, che avrebbe avuto tutte le risorse economiche per pagarsi questa strada, si trova costretto a scucire dal proprio portafoglio ulteriori gabelle.
Leggo sempre con piacere i vostri articoli ma iniziate a lavarvi via di dosso l’anima statalista che spesso traspare e che è la causa prima di disastri economici come questo.
Buonasera, il maggior risparmio di tempo si ha tra i due capolinea della tratta, che al momento sono Malo e Spresiano. Secondo le mappe online con la Pedemontana si impiegano 48 minuti stimati a percorrere il tragitto, mentre con la “vecchia” A4 si impiegava 1 ora e 14 minuti. Sono 26 minuti di differenza facendo la tratta completa. Non sono veneto, ma non mi pare che fosse considerabile un’opera indifferibile, tanto più volgendo lo sguardo verso altre aree del Paese dove i collegamenti sono ben più complicati. Ad ogni modo credo si possa essere d’accordo sul fatto che – a prescindere da cosa si pensi dell’utilità dell’opera in sé – le modalità contrattuali stipulate siano una notizia degna di interesse per l’opinione pubblica. Saluti
Senza contare che con la “scusa” della SPV nel raggio di 2 km da essa i terreni a vocazione agricola sono presi d’assalto da industriali e privati ancora sulla scia di un consumo di suolo selvaggio e senza lungimiranza. Ne sappiamo qualcosa qui a Bassano del Grappa dove 300.000 metri quadrati di area agricola rischiano di finire sotto a una colata di cemento e capannoni.
Speriamo che non gli passi per la mente di fare erigere anche un paio di piramidi “a futura memoria”.
Articolo che tocca un tema interessante, che esce dalle righe solo quando si addentra sull’utilità dell’opera: chi si muove per lavoro da o verso quelle zone, soprattutto arrivando da province diverse di quella di TV sa benissimo quanto tempo si risparmi e non sono pochi minuti.
Tralasciando opinioni politiche, la questione che si pone e che anche questo articolo tace volutamente è sul come mai il Veneto, che avrebbe avuto tutte le risorse economiche per pagarsi questa strada, si trova costretto a scucire dal proprio portafoglio ulteriori gabelle.
Leggo sempre con piacere i vostri articoli ma iniziate a lavarvi via di dosso l’anima statalista che spesso traspare e che è la causa prima di disastri economici come questo.
Chiedo scusa, non era in risposta al suo commento.
Crominali zerbini servi del sistema.
«Neanche da ubriachi si poteva firmare una cosa del genere».
Non sono ubriachi infatti! Sono corrotti!
Sicuramente avrà sbagliato ma ha portato quella regione ad avere lustro in tanti settori. Non si condanna una persona per un solo sbaglio quando ne ha fatte tante giuste. Risulta tra i governatori più apprezzati e le ultime elezioni lo dicono a gran voce. Ormai da calabrese che vive in Veneto e un po’ si sente tale,non posso affermare di aver avuto la stessa fortuna con i governatori della mia regione che é nel disastro completo. Inoltre lasciate stare la chiacchiera del ponte di Messina é dal 1860 che se ne parla . Ogni volta si esce sta stroffetta , io provengo proprio dalla città dove dovrebbe sorgere son tornato l’ho trovata disastrata ancora peggio dell’ anno scorso e di tre anni fa .
Ha fatto anche cose buone.. Mi sembra di averla già sentita.
Chiunque si voti (anche i cosiddetti ANTISISTEMA, ma dentro al sistema fino al collo) dovrà rispettare i contratti e gli impegni presi dal signorino in foto, e avrà le mani legate per anni. Ecco, leghiamole a lui, prima che sparisca il malloppo come il suo predecessore Galan.
Mi raccomando, il 25 settembre rivotiamoli tutti insieme ai rispettivi partiti……lo dico prima che a qualcuno venga voglia di cambiare