La banca d’affari americana Goldman Sachs ha recentemente redatto un rapporto sulla crisi energetica europea, in vista del consiglio europeo dei ministri dell’energia. Il report descrive come potrebbero aumentare i costi dell’energia nei prossimi anni per una famiglia media europea e si sofferma in particolare sul caso italiano, fornendo previsioni specifiche di come potrebbero aumentare i prezzi nel Belpaese già a partire da quest’anno. Nello specifico, l’analisi a firma di Alberto Gandolfi e Mafalda Pombeiro, prende in esame l’evoluzione del costo mensile delle bollette energetiche per le famiglie, sulla base di diversi scenari prospettici. In base alla curva dei prezzi attuali sulle scadenze futures a un anno, nel 2023 le famiglie europee rischiano di ricevere bollette da quasi 500 euro al mese. Prendendo in considerazione lo scenario peggiore di una totale interruzione dei flussi di gas russo, invece, il costo salirebbe già a inizio 2023 a 596 euro al mese per famiglia, 402 euro per il gas e 193 per l’energia elettrica. Secondo Goldman Sachs, i mercati stanno sottostimando le conseguenze di questa crisi che potrebbe rivelarsi «ancora più profonda della crisi petrolifera degli anni Settanta».
Secondo lo studio, alle quotazioni attuali con i futures a un anno poco sopra i 220 euro al megawattora, la spesa complessiva delle famiglie europee per l’energia dovrebbe essere circa di 2000 miliardi di euro annui, arrivando ad assorbire nel 2023 fino al 23% del reddito medio. Per i cittadini italiani, la percentuale sarebbe più alta, poiché, secondo le stime del Tesoro, nel 2021 il reddito pro capite lordo nella Penisola era pari a 22.600 euro e, stando alle stime di Goldman Sachs, i costi energetici arriverebbero ad erodere fino a 6000 euro l’anno. Nel caso in cui il costo del gas aumentasse a 400 euro al megawattora, invece, le famiglie europee pagherebbero 4000 miliardi di euro in più rispetto al 2021, corrispondenti al 30% del PIL europeo.
La soluzione proposta dai due autori dello studio è quella di un deficit tariffario che consenta di distribuire l’aumento delle bollette su un arco temporale che va da dieci a vent’anni. L’idea è quella di fissare delle tariffe a un livello inferiore ai costi e redistribuire la differenza nell’arco degli anni, colmando allo stesso tempo l’ammanco di denaro permettendo la cartolarizzazione – ossia la vendita – dei crediti, di modo che non pesino troppo sui bilanci delle compagnie energetiche. Va da sé che si tratterebbe ancora una volta di un modo per incentivare la speculazione finanziaria, causa da sempre delle peggiori crisi economiche della storia. Basti pensare che la crisi del 2008 è stata causata proprio dalla cartolarizzazione dei mutui subprime, ossia mutui ad alto rischio di insolvenza. C’è il rischio, dunque, che per risolvere il problema si finisca in realtà per peggiorarlo.
Ciò che emerge chiaramente dal rapporto in questione è che gli aiuti e i programmi predisposti dalla Commissione Europea non sono destinati ad avere effetti rilevanti sull’economia del Vecchio continente, in quanto stando a quanto prospettato da Goldman Sachs, le bollette continueranno ad aumentare e l’unico modo per contenerle pare essere quello di differire il loro pagamento nel tempo. I cittadini europei, dunque, si devono preparare a un periodo di sacrifici che potrebbe durare diversi anni e che segue a una serie ininterrotta di situazioni simili: prima sono stati chiesti sacrifici a causa della crisi dei debiti sovrani a cui ha fatto seguito lo smantellamento dello stato sociale, soprattutto nei cosiddetti paesi PIIGS; in seguito, la pandemia di coronavirus ha costretto alla chiusura di molte attività. Ora è arrivato il turno della “crisi geopolitica” che richiede, ancora una volta, lacrime e sangue. Con gli europei principali indiziati ad immolarsi per salvare di tasca loro l’Ucraina e il “mondo libero” dalla “minaccia” russa e dallo spettro delle autocrazie. Nel frattempo gli statunitensi stanno pagando il gas circa otto volte meno rispetto agli europei.
[di Giorgia Audiello]
Le destre che vincono in ogni Paese “premiano” la politica europea, una società senza la prospettiva di un futuro diventa conservatrice.