Nella giornata di ieri, 13 settembre, gli allevatori bufalini campani sono scesi in piazza per protestare, ancora una volta, contro il Piano elaborato dalla Regione per l’eradicazione della brucellosi e della tubercolosi negli allevamenti. I lavoratori sono giunti a Caserta con decine di trattori che sono stati parcheggiati tra la sede della prefettura in piazza Vancitelli e il Monumento dei Caduti nei pressi della ASL, luoghi che simbolicamente rappresentano le istituzioni coinvolte nella vertenza: la prefettura in quanto da tempo è stata avanzata la richiesta di un tavolo di confronto con la Regione e al Governo, la ASL perché addetta alla certificazione della presenza o meno della malattia, e quindi a prendere decisioni in materia di abbattimenti. In 10 anni, denunciano gli allevatori, sono stati abbattuti all’incirca 140 mila capi di bestiame per sospetta brucellosi: tra questi, i casi nei quali è stata confermata l’infezione sono appena l’1,4%.
Il presidente della Regione De Luca ha promesso di incontrare gli allevatori il prossimo sabato 17 settembre, ad appena una settimana di distanza dalle elezioni, tuttavia questi denunciano di non aver ancora ricevuto una convocazione ufficiale. Eppure, la protesta va avanti da ben otto mesi: «Al tavolo siederanno il governatore e le organizzazioni degli allevatori» ha assicurato Stefano Graziano, candidato capolista del PD nel collegio plurinominale Caserta/Benevento. Nei primi 7 mesi del 2022 sono già 13 mila le bufale abbattute per sospetta brucellosi o tubercolosi, a fronte di 11 “probabilmente” salvati dal vaccino. Per questo motivo gli allevatori del casertano accusano la Regione di aver preso provvedimenti fallimentari, che hanno di fatto prodotto scarsissimi risultati negli obiettivi prefissi. “Mentre la Regione si attarda in un ottuso e inspiegabile rifiuto di incontro, la crisi diventa ogni giorno più pericolosa e può esplodere” sottolinea una nota degli allevatori, “C’è da cambiare il Piano e proporne agli allevatori uno che funzioni”. Una delle proposte avanzate è quella di implementare una campagna di vaccinazione a tappeto in tutti gli allevamenti, non solo quelli considerati “ufficialmente indenni”.
Il Piano elaborato dalla Regione sostituisce in toto quello del 2019 e prevede 4 punti chiave: l’introduzione dell’obbligo vaccinale nell’area cluster dei quattro Comuni a maggiore concentrazione di focolai per i capi tra i 6 e i 9 mesi di età – ovvero i Comuni di Cancello e Arnone, Grazzanise, Santa Maria la Fossa e Castel Volturno; l’introduzione facoltativa del vaccino nei Comuni dell’area “buffer”; incremento della frequenza dei controlli negli allevamenti che presentano focolai di infezione; la riduzione dei tempi di diagnostica; stalle contumaciali e attività di autocontrollo.
Secondo gli allevatori, quanto previsto andrebbe a ledere in particolare modo i contoterzisti – gli imprenditori che compiono lavori per conto delle grandi aziende allevatrici sia nei campi che nelle stalle – perché il Piano impedirebbe loro di operare, “dopo che hanno realizzato grandi investimenti per dotarsi di macchinari e attrezzature, oltre che di competenze e professionalità tecniche e specialistiche, che li hanno esposti finanziariamente”. Questi rimarrebbero di fatto esclusi dal ciclo di lavorazione, “costringendo le imprese allevatrici a dotarsi esse stesse di mezzi e personale ‘in proprio’. Fin dalla prima lettura del fallimentare piano voluto con la delibera della Giunta Regionale, il Coordinamento ha denunciato l’irrazionalità e la irresponsabilità del ‘togliere lavoro e commesse alle imprese del contoterzi’ riducendole al lastrico per non poter più nemmeno onorare le cambiali per centinaia di milioni di euro sottoscritte per dotarsi dei mezzi tecnici necessari, ed obbligando, al tempo stesso, le imprese allevatrici che da sempre si sono avvantaggiate dei loro servizi (per assistere i lavori in stalla o per gestire i campi necessari a fornire i foraggi alle stalle) a ricomprare esse stesse le dotazioni tecniche indebitandosi ulteriormente” afferma il coordinamento degli allevatori.
Con la protesta iniziata ieri – e proseguita per tutta la notte – gli allevatori tornano dunque a sottolineare l’urgenza di un confronto con le istituzioni, con la partecipazione non solo di De Luca ma anche del ministro della Salute Speranza. L’allarme lanciato è quello che ulteriori ritardi possano danneggiare irreversibilmente un settore fondamentale per l’economia del casertano e non solo.
[di Valeria Casolaro]