Sono quattro gli agenti della Polizia di Stato iscritti nel registro degli indagati per quello che, secondo la Procura, sarebbe il tentato omicidio di Hasib Omerovic, 36enne bosniaco di etnia rom, sordomuto, che il 25 luglio scorso è “caduto” per 9 metri dalla finestra del suo appartamento mentre era in corso un sopralluogo delle forze dell’ordine. Sono molti i lati oscuri di questa vicenda ma, da quanto emerso dalle indagini fino ad ora, sembra che gli agenti si trovassero a casa dell’uomo senza un mandato e senza che fosse stata formulata alcuna denuncia formale contro Omerovic.
Da giorni infatti circolava la voce che Omerovic avesse importunato alcune ragazze del quartiere: sulla pagina Facebook dei residenti di Primavalle, periferia nord-ovest di Roma dove abitava l’uomo, era persino apparso un post – poi rimosso – che incoraggiava a “prendere provvedimenti” contro Hasib proprio per questo motivo. Si tratta tuttavia, ad ora, di semplici dicerie, per le quali non è stata formulata alcuna denuncia da parte di presunte vittime. Ciononostante, gli agenti (gli inquirenti ipotizzano che possano essere fino a 8 quelli coinvolti) si sono comunque presentati a casa dell’uomo per effettuare un controllo “preventivo”. Nel corso di quel controllo, Omerovic farà un volo di 9 metri dal balcone di casa sua e rimarrà in coma per oltre 50 giorni: la notizia del suo risveglio è di poche ore fa, ma le sue condizioni rimangono critiche.
La famiglia ha presentato un esposto il 5 agosto, in seguito al quale la Procura ha deciso di aprire un fascicolo per tentato omicidio – e non si esclude l’ipotesi di falso in atto pubblico, se dalla documentazione emergessero incongruenze gravi. Secondo quanto dichiarato dagli agenti, questi si sarebbero recati sul posto dopo essere venuti a conoscenza del post su Facebook contro Omerovic e dopo aver sentito alcuni residenti lamentarsi delle molestie. Durante il controllo Hasib – incensurato – sarebbe rimasto tranquillo: tuttavia, stando a quanto riferito dagli agenti, mentre questi stavano andando via “avrebbero sentito alzare la tapparella della finestra della camera da dove si sarebbe buttato”. Versione del tutto differente da quella fornita dalla sorella di Hasib, che si trovava in casa al momento del sopralluogo della Polizia e che descrive come gli agenti abbiano picchiato selvaggiamente il fratello, prima di lanciarlo dal balcone. In casa dell’uomo sono stati rinvenuti il bastone di una scopa rotto, la porta della camera di Hasib sfondata, un termosifone quasi divelto dal muro e sangue sulle lenzuola. La scientifica, tuttavia, ha effettuato i rilievi solamente il 12 agosto, un ritardo che ha comportato con ogni probabilità l’inquinamento delle prove.
Un articolo pubblicato dal quotidiano Il Messaggero riporta come uno dei poliziotti abbia fatto riferimento a foto e video che dimostrerebbero che Hasib si è gettato dalla finestra da solo, ma la verità verrà a galla solamente dopo che i pm avranno esaminato tutte le prove. Quella di controllare i soggetti entrando nelle abitazioni e scattando delle foto, inoltre, non è affatto una procedura comune tra le forze dell’ordine – soprattutto se basata su dicerie e post sui social media.
[di Valeria Casolaro]
Credo ci sia poco da commentare… il desiderio di farsi giustizia da soli è comune a tutti gli uomini, ma i rappresentanti delle forze dell’ordine sarebbero chiamati ad una moralità superiore….
Se fossero confermate le accuse nei confronti dei poliziotti, direi che dovremo iniziare a tenere coloro che dovrebbero difenderci…
Se fossero confermate le accuse nei confronti dei poliziotti, direi che dovremo iniziare a tenere coloro che dovrebbero difenderci…
Mi auguro che volessi scrivere TEMERE, e non tenere.