lunedì 4 Novembre 2024

Esiste un filantropo vero: il fondatore di Patagonia dona l’azienda al pianeta

Usare l’avere per elevare l’essere. Ne dà esempio Yvon Chouinard ideatore e fondatore di Patagonia, famoso brand di abbigliamento outdoor ora totalmente devoluto alla causa ambientale. Grazie a un concetto ancora atipico di imprenditoria e alla sensibilità volta a cogliere le richieste della Terra, un “miliardario” (che detesta essere così chiamato) ha saputo allontanarsi dalla venerazione del Dio Denaro dedicandosi invece alla lotta contro il cambiamento climatico.

Del valore di circa 3 miliardi di dollari e con un fatturato che si aggira intorno ai 100 milioni di dollari annui, l’azienda è appena stata completamente ceduta dalla famiglia Chouinard, per un nobile fine: salvaguardare il Pianeta. Patagonia non è stata venduta né resa pubblica (entrambe azioni che avrebbero portato ingenti profitti ai proprietari), ma avrà le sembianze di una società privata senza scopo di lucro con sede a Ventura (California), divisa tra un fondo fiduciario e un’organizzazione, appositamente create per allontanare possibili rischi assicurandosi così che le revenue annuali vengano devolute alla lotta contro il cambiamento climatico e alla difesa degli ambienti naturali, fino all’ultimo centesimo.

Nessun inghippo, nessun sotterfugio, tantomeno benefici personali o sgravi fiscali. Il rischio che azioni tanto filantropiche portino a ingenti benefit fiscali esiste e se ne hanno svariati esempi. I Chouinard invece non hanno ottenuto alcuna detrazione pagando per intero ben 17,5 milioni di dollari in tasse per regalare ogni loro azione. L’impero che fino a un mese fa apparteneva a Yvon Chouinard, oggi 83enne, con concordi la moglie e i due figli spinti dalla medesima idea e scopo, vede irrevocabilmente trasferite tutte le azioni con diritto di voto della società (che corrispondono al 2% delle azioni complessive come dettaglia il New York Times) alla Patagonia Purpose Trust e il restante 98% (le sue azioni ordinarie) a un’organizzazione no-profit anch’essa appena nata, la Holdfast Collective.

Quest’ultima riceverà ogni profitto dell’azienda per investire nella lotta contro il cambiamento climatico e nella salvaguardia dell’ambiente. Il fatto che siano state create due entità separate da zero, rende limpido l’impegno nobile che si distacca dai casi di perbenismo o speculazione: «Non sapevo cosa fare con l’azienda perché non ho mai voluto un’azienda. Non volevo essere un uomo d’affari. Ora potrei morire domani e l’azienda continuerà a fare la cosa giusta per i prossimi 50 anni, e io non devo essere presente» ha infatti chiarito l’ormai ex proprietario di Patagonia, il quale comunque con il resto della famiglia e con i consiglieri più vicini, rimarrà a supervisionare il Trust purché Patagonia mantenga gli importanti impegni presi.

Yvon Chouinard, alpinista e arrampicatore statunitense, imprenditore quasi “per errore”, alla fine ha fondato ed è stato a capo di un impero da sempre diverso dalla maggior parte di quelli esistenti e non poco remunerativo. Patagonia, nato nel 1973, è stato esempio di ensemble di valori e ideali propri di Chouinard ma anche della moglie, applicati in una realtà commerciale sempre più tediosa. Prova che soluzioni diverse possano esistere, senza troppi giri di parole o scuse create a tavolino. «Un’interpretazione non convenzionale del capitalismo» come David Gelles del New York Times ha elegantemente descritto per presentare l’approccio imprenditoriale di Chouinard, da sempre voglioso di non sottostare a certe norme commerciali mantenendo in prima linea l’amore per l’ambiente.

«Speriamo che questo influenzi una nuova forma di capitalismo che non finisca con pochi ricchi e un gruppo di poveri. Daremo via la massima quantità di denaro alle persone che stanno lavorando attivamente per salvare questo pianeta» ha recentemente dichiarato l’83enne che si inalberò quando inserito nella classifica dei miliardari di Forbes, perché mai riconosciutosi come tale. Dedito a una vita senza tecnologia e convinto che tutto si possa riparare e non gettare per poi ricomprare (noto è il suo indossare abiti finché non siano del tutto logorati) egli è rimasto con l’approccio che lo contraddistingueva negli anni Sessanta, quando nella vita arrampicava nella Yosemite Valley californiana, vivendo in macchina e mangiando cibo in lattina. E se quelle elencate possano sembrare scelte “estreme”, importante è comprendere ciò che lo stesso imprenditore dalle caratteristiche uniche ha cercato di trasmettere anche con l’ultima azione, dove ha praticamente “regalato” la propria azienda: è forse ora di scegliere senza mezzi termini, decisi a salvare la Terra, la quale chiede aiuto in diversi modi, da molto tempo.

Su L’Indipendente ci siamo occupati spesso di smascherare le operazioni pubblicitarie e interessante di tanti presunti multimiliardari filantropi, a cominciare da Bill Gates. Questa volta siamo lieti di descriverne una che pare dettata da spirito genuino e privo di secondi fini economici o di potere.

[di Francesca Naima]

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6 Commenti

  1. Filantropo è, per me, chi fa del bene senza che si venga a sapere troppo. Chi poi diventa filantropo per il cambiamento ambientale e climatico, ora come ora, puzza proprio di marketing spinto, un po’ come gretina.
    Ci sono già molti esperti che stanno dicendo che i cambiamenti non dipendono dall’uomo e che l’uomo può fare ben poco per modificarli, quindi sarebbe meglio non insistere su questo tema con la vecchia storia dei filantropi. Penso si sia capito dove vorrebbero fare finire la storia, nello stesso modo della farsa pandemica e della crisi energetica, ovvero sono sempre i poveracci a pagare

    • È vero: etimologicamente la parola filantropo intende [dal gr. ϕιλάνϑρωπος, comp. di ϕιλο- (v. filo-) e ἄνϑρωπος «uomo»] agire per l’amore dell’uomo, dell’umanità, insomma. Il modello di umanità del capitalismo è in contrasto con la sopravvivenza del pianeta. In altri termini, per rendere soddisfatta un’umanità sempre più ingorda per sua stessa natura, dalle lotte fra scimmie, ai grandi conquistatori, ai grandi possidenti, fino alla suprema finzione dell’invenzione del denaro (in ultima un gioco per i potenti), dovremmo distruggere tutte le risorse del paese (e già lo stiamo facendo). Sì perché i “poveracci” di cui parli, come i tamarri, gli ignoranti-presuntuosi che “infestano” i quartieri periferici non aspirano ad altro che andare a stare nei quartieri “infestati” dagli squallidi manager leccaculo, i quali a loro volta non aspirano ad altro che andare ai ricevimenti che danno i neo aristocratici del capitalismo, sprezzanti tanto del pianeta che dell’umanità i quali, diversamente dai parrucconi francesi di qualche secolo fa, hanno imparato con NATO, Vaccini, Diffusioni di guerre e di ignoranza, ad evitare la tanto, troppo, infinitamente meritata GHIGLIOTTINA, fra le altre cose facendo eleggere i propri pagliacci dagli stessi tamarri piacevolmente spiaggiati nelle loro panzute riviere dell’ignoranza e dai manager tutti presi dalla loro presunzione a vomitarsi a vicenda i loro “perché io so’ io e tu num sei un cazzo” di Monicelliana memoria. Per le regole di transizione quindi il filantropo è un antropocida, in quanto con la moltiplicazione del genere — tra l’altro per lo più ammassato in megalopoli sprofondanti su se stesse — e con la totale scomparsa delle risorse planetarie finisce per favorire il completo genocidio dell’umanità. Quindi, se tieni tanto a quei “poveracci”, che personalmente considero un errore assieme all’intero uman genere contro il quale tuttavia non solleverei mai un dito tanto considero sadico il progetto della vita, proverei ad apprezzare il gesto di uno che, per quanto già con un piede sulla fossa, sputa in faccia a quel trio di cui sopra tenendosi fuori dei coglioni dal jet set e dal junk set, e soprattutto dei figli che invece il piede nella fossa all’atto della scelta non ce l’hanno proprio, ma nonostante ciò hanno condiviso in toto quella decisione che avrà modificato profondamente il futuro loro e dei loro figli. Io dico in bene! La cosa che conta di più, però, è che gli altri, intendo i Bezos, i Gates e tutti i banchieri, caso vuole, come loro figli del popolo eletto, come Rothschild, Soros ecc…, si incazzeranno (mostrando ovviamente solo sardonico fastidio sprezzante) per il rischio di contagio e contaminazione che potrebbe avere il gesto presso altri miliardari stanchi del loro stesso milieu sociale — e ce ne sono — e di quel modello di vita. Quindi, bravi Patagoni, meritate la libertà di tornare normali! Normalmente ricchi, ovviamente 😇😊

      • Purtroppo sta passando il messaggio (e sono gli stessi che sopra venivano citati che lo vogliono fare passare) che l’umanità sia un cancro da debellare.
        Ovviamente non sono d’accordo, anche se penso che bisogna tornare ad un vivere più legato alla natura e meno frenetico, quindi ad un vivere più umano.
        Ma non penso che il gesto del filantropo in questione servirà a questo. Servirà, invece, a finanziare, secondo me, altre cose che di umano non hanno niente, ma che soddisfano il principio di sfoltimento e schiavitù dell’umanità.
        E, comunque, si dovrebbe fare del bene prima di diventare miliardari e trasformarsi in filantropi, così da non diventare miliardari 😉

  2. Solo per accuratezza e per capirne ancora di più il valore: Il fatturato è circa 1,5 miliardi di dollari annuo. Non 100 milioni. 🙂

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