La prima settimana di scuola si è appena conclusa e già bisogna fare i conti con la morte di uno studente: questa volta è toccato Giuliano De Seta, 18 anni, morto nel pomeriggio di venerdì 16 settembre schiacciato da una lastra di metallo di due tonnellate all’interno dello stabilimento dell’azienda Bc Service di Noventa di Piave, in Veneto. Giuliano si trovava lì per svolgere uno stage di tre settimane nell’ambito di un progetto di alternanza scuola-lavoro proposto dalla sua scuola, l’istituto tecnico Da Vinci di Portogruaro. La rabbia dei compagni e dei collettivi studenteschi è immediatamente esplosa, con azioni dimostrative che hanno avuto luogo quello stesso pomeriggio all’esterno del MIUR e degli Uffici Scolastici Regionali di Milano e Bari. Le istanze che gli studenti tornano a urlare a gran voce sono le stesse che hanno segnato tutto lo scorso anno di proteste: l’abolizione del sistema dell’alternanza scuola-lavoro e una maggior attenzione da parte di istituzioni e politica alla condizione degli studenti.
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La Bc Service è un’azienda che si occupa di saldatura e realizzazione di stampi per il settore meccanico e idraulico: qui, Giuliano stava portando a termine la seconda di tre settimane di stage. A nulla è valso l’intervento degli operai dell’azienda e, poco dopo, del SUEM (Servizio di Urgenza ed Emergenza Medica): Giuliano è morto nel giro di pochi minuti per le gravi lesioni riportate. Al momento, i Carabinieri di San Donà e i tecnici dello Spisal (Servizio prevenzione igiene sicurezza ambienti di lavoro) stanno cercando di comprendere la dinamica dei fatti e come sia stato possibile che un ragazzo in stage si trovasse in una situazione di tale pericolo e per di più da solo, come risulterebbe dai primi accertamenti. La preside dell’istituto Da Vinci ha dichiarato che «Sono anni che organizziamo questi stage, i ragazzi sono formati, preparati, le aziende scelte con criterio. Il ragazzo aveva iniziato il suo percorso, gli mancava solo una settimana, non riusciamo a capire. Non doveva succedere, siamo disperati».
L’alternanza scuola-lavoro (anche detta PCTO, Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento) dovrebbe essere un’istituto di natura meramente formativa: i giovani – che iniziano questi percorsi dall’età di 16 anni – dovrebbero recarsi nelle aziende per intraprendere percorsi di apprendimento di natura puramente scolastica. Sulla carta non possono essere considerati in alcun modo lavoratori e, proprio per questo motivo, non percepiscono uno stipendio. Tuttavia, col tempo, l’alternanza scuola-lavoro ha assunto sempre più i tratti di un contratto di lavoro improprio, non trattandosi formalmente di lavoro e non prevedendo quindi una serie di diritti specifici del lavoratore, in primis la retribuzione. La normativa, per di più, non esclude che in questo percorso (sottolineiamo ancora una volta, puramente scolastico) i ragazzi possano trovarsi a contatto con attività “ad alto rischio”. Anzi, il ministero dell’Istruzione ne ha previsto esplicitamente la possibilità, limitandosi a precisare nelle linee guida che, in caso di attività classificate ad alto rischio, lo studente deve essere affiancato da più tutor di supporto.
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E dire che lo scorso anno scolastico è stato animato da ferventi proteste degli studenti – in alcuni casi represse violentemente dalle forze dell’ordine -, in particolar modo delle scuole superiori, in lotta contro l’indifferenza delle istituzioni di fronte a un sistema scolastico fortemente provato da due anni di pandemia e per l’abolizione dell’alternanza scuola-lavoro, che nei primi mesi di quest’anno aveva già ucciso due studenti, Lorenzo Parelli e Giuseppe Lenoci. “Il ministro Bianchi ci ha detto che questo sarebbe stato ‘l’anno di ritorno alla normalità’ e infatti nulla è cambiato, si continua a morire di scuola. C’è bisogno di incontrarci per capire come reagire ed organizzarci all’avvento di un anno scolastico che inizia all’insegna della sicurezza” dichiarano gli studenti del Kollettivo Studentesco Autonomo di Torino. Si preannuncia, così, un nuovo autunno di mobilitazioni e resistenza.
[di Valeria Casolaro]
Vergogna senza fine! Specchio di un’Italia ormai fallita!