Negli ultimi giorni in Libano si stanno verificando sempre più rapine nelle banche, ma le persone armate che irrompono negli istituti di credito non stanno propriamente rubando, vogliono solo poter accedere ai propri risparmi. Non puntano quindi ai soldi di nessun altro, ma richiedono -con ogni mezzo possibile- di accedere ai propri. Per questo motivo, anche quando fermati, gli autori di tali gesti sono stati in gran parte lasciati liberi, diventando addirittura eroi popolari. Il Paese è travolto da più di due anni dalla peggiore crisi finanziaria degli ultimi 30 anni, crisi che ha portato la valuta libanese a perdere oltre il 90% del suo valore dal 2019. In una situazione già estremamente caotica, l’instabilità del Libano è aumentata notevolmente a causa della guerra russo-ucraina -il Paese importava oltre il 90% dei suoi cereali da Ucraina e Russia e ora è a rischio carestia- e anche delle ultime elezioni politiche del 15 maggio scorso, con cui è stata persa la maggioranza parlamentare del gruppo sciita Hezbollah.
Gli assalti alle banche non sono qualcosa di nuovo: già lo scorso ottobre, con l’aggravarsi della crisi, un blackout totale nel Paese e più di 2 milioni di persone che protestavano per le strade della città, moltissimi hanno fatto irruzione nelle banche sbarrate per provare a prelevare i propri risparmi. Oggi, date le continue restrizioni imposte dal governo sulla quantità di denaro che i cittadini possono prelevare dai propri conti bancari, queste incursioni sono tornate ad aumentare.
Dal 2019, le banche libanesi hanno gradualmente imposto misure draconiane sui depositi, bloccando di fatto milioni di clienti dai loro risparmi in valuta estera. “Ogni volta che si vuole prelevare del denaro, questo avviene a un tasso molto più basso del valore di mercato”, ha spiegato la giornalista libanese Zeina Khodr, “per esempio, se vuoi prelevare 700 dollari, ti danno 200 dollari. Quindi si tratta di un haircut de facto”. In finanza, haircut indica la percentuale di riduzione applicata al valore di un bene. In questo caso, si riferisce al tasso di cambio estremamente sfavorevole delle banche in sterline libanesi quando si cerca di prelevare contanti.
Le storie di chi assalta le banche sono storie di persone ordinarie, alle prese con spese della vita quotidiana, che si sono trovate per disperazione a utilizzare la minaccia armata per farsi ascoltare. Tra questi c’è il caso di un uomo che, a gennaio di quest’anno, ha tenuto in ostaggio decine di persone nel Libano orientale dopo che gli era stato detto che non poteva ritirare i suoi risparmi in valuta estera. I media locali hanno riferito che alla fine il cliente ha ricevuto parte dei suoi risparmi e si è arreso alle forze di sicurezza, senza effettive conseguenze legali. Ad agosto, poi, un uomo armato ha tenuto in ostaggio dipendenti e clienti di una banca di Beirut dopo che gli era stato detto che non poteva ritirare 200.000 dollari dal suo conto per le cure del padre malato. Appena uscito dall’istituto di credito l’uomo non è stato condannato o linciato dalla folla, ma al contrario è stato acclamato a gran voce. Recentemente, per l’esattezza il mercoledì appena trascorso, un altro uomo armato è entrato in una filiale della BankMed nella città di Aley e ha tentato di recuperare i suoi risparmi. Lo stesso giorno, una donna di nome Sali Hafiz è entrata in una filiale della BLOM Bank di Beirut con quella che in seguito ha dichiarato essere una pistola giocattolo, con l’intento di recuperare denaro dal proprio conto per finanziare le cure ospedaliere per la sorella malata di cancro. Sali ha versato benzina all’interno della filiale e ha minacciato di darle fuoco se non avesse ricevuto i suoi risparmi. La donna ha trasmesso in diretta streaming il video della sua irruzione. “Sono Sali Hafiz, sono venuta oggi… per prendere i depositi di mia sorella che sta morendo in ospedale”, ha detto nel video. “Non sono venuta per uccidere nessuno o per appiccare un incendio… sono venuta per rivendicare i miei diritti“. Il caso ha ricoperto un enorme importanza mediatica e Sali Hafiz è stata acclamata sui social.
Sali non era sola ma anche un’altra donna è apparsa nel video, mentre un uomo in piedi accanto a lei portava delle pile di banconote avvolte nella plastica. Tutti e tre fanno parte di Depositors’ Outcry, un gruppo che si batte per la liberazione dei depositi dei cittadini libanesi. Il suo fondatore, Alaa Khorchid, ha dichiarato che i tempi non hanno lasciato altra scelta che “prendere in mano la situazione”. “Queste persone hanno lavorato per decenni, ma non perché i governanti costruiscano palazzi mentre loro non possono permettersi un flacone di medicine”, ha detto. “Non c’è un governo, non c’è un piano di ripresa economica e sono rimaste poche riserve”.
Questi casi e la loro approvazione pubblica testimoniano la disperazione della popolazione per l’accesso ai propri risparmi e la rabbia verso un settore bancario percepito come corrotto e complice dell’inefficienza del governo e sono i segnali di un Paese allo stremo.
[di Sara Tonini]