Per l’Italia potrebbero profilarsi all’orizzonte nuovi problemi circa il reperimento dei volumi aggiuntivi di gas in sostituzione di quelli russi: la compagnia energetica algerina Sonatrach, infatti, avrebbe problemi a rispettare gli impegni siglati con ENI che prevedono forniture maggiori di gas alla Penisola. È quanto riporta il sito algerino Algerie Part – specializzato in giornalismo d’inchiesta – secondo il quale «Sonatrach fatica a reperire i volumi aggiuntivi di gas naturale promessi dall’Algeria all’Italia e tale accordo potrebbe non essere attuato nei tempi previsti». Secondo le indiscrezioni del sito, infatti, il nuovo accordo tra Italia e Algeria – i cui dettagli non sono stati resi noti – prevedrebbe una quantità aggiuntiva di nove miliardi di metri cubi di gas: dal prossimo novembre in avanti, Sonatrach dovrebbe aumentare le sue consegne di gas alla Penisola di un miliardo di metri cubi al mese. Tuttavia, scrive il media nordafricano, «Per ora, Sonatrach può mobilitare solo 200 milioni di metri cubi di volumi aggiuntivi per il prossimo novembre», aggiungendo anche che «degli ulteriori nove miliardi di metri cubi che gli italiani stanno cercando, Sonatrach riesce a malapena a mobilitarne 4 miliardi».
Il 18 luglio scorso, l’ex presidente Mario Draghi aveva firmato un accordo con il suo omologo algerino per ridurre la dipendenza energetica italiana dalla Russia. In questo modo, l’Algeria è diventata il primo fornitore ufficiale di gas naturale della Penisola. Inoltre, a maggio l’ENI aveva firmato un memorandum d’intesa con l’algerina Sonatrach per potenziare l’esplorazione di giacimenti di gas nel Paese nordafricano. Tuttavia, stando al sito algerino, l’accordo con l’Italia costringe l’Algeria «a mobilitare le capacità di trasporto disponibili del gasdotto (Transmed) per garantire una maggiore flessibilità nell’approvvigionamento energetico e per fornire gradualmente volumi di gas crescenti a partire dal 2022, per raggiungere nove miliardi di metri cubi di gas (aggiuntivi) all’anno nel 2023-24». Transmed, che collega l’Italia all’Algeria, è cogestito da Sonatrach insieme ad ENI e può trasportare fino a 32 miliardi di metri cubi di gas all’anno, ma finora ha esportato volumi solo per 22 miliardi. La Penisola, dunque, vorrebbe sfruttare quei dieci miliardi ulteriori per aumentare le forniture di gas naturale.
Secondo Algerie Part però «nelle attuali condizioni che caratterizzano la produzione algerina di gas naturale, resta impossibile mobilitare tali volumi aggiuntivi»: l’ultimo audit di Sonatrach, infatti, avrebbe evidenziato che è possibile pompare solo fino a quattro miliardi di metri cubi in più nel Transmed se Sonatrach privasse i suoi sei complessi di produzione di gas naturale liquefatto (GNL) della fornitura di 500 metri cubi di gas naturale. Cosa però che non conviene all’azienda algerina, in quanto il GNL, essendo più costoso, garantisce maggiori profitti, anche considerato che i prezzi del GNL continuano a salire in seguito al difficile contesto internazionale. Per questo, il presidente di Sonatrach, Toufik Hakkar, starebbe pensando a delle alternative, tra cui la commercializzazione del gas locale che non viene solitamente venduto: non tutti però sono d’accordo con questa soluzione, in quanto, secondo il media algerino, ciò «minaccerà la sicurezza dei principali giacimenti di gas naturale nel nostro Paese». Tutte le informazioni di Algerie Part si basano su tre incontri di crisi organizzati dalla direzione generale di Sonatrach «per discutere soluzioni urgenti che consentano di concretizzare i nuovi impegni conclusi tra Algeria e Italia il 19 luglio 2022 durante il Quarto vertice italo-algerino di Algeri e negoziato dall’11 aprile 2022 durante la visita del Primo Ministro italiano Mario Draghi in Algeria», come riporta lo stesso sito.
In ogni caso, la dettagliata analisi di Algerie Part ha trovato l’immediata smentita da parte di ENI che ha diramato una nota ufficiale in cui fa sapere che «A Eni non risulta alcuna difficoltà da parte algerina nella disponibilità presente e futura dei volumi di gas addizionali concordati, che peraltro stanno già arrivando in Italia». Se l’Algeria rispetterà o meno le forniture promesse lo scopriremo nelle prossime settimane, per ora si può certamente annotare come il piano italiano per superare l’inverno mostri diversi punti critici. Come testimoniato anche dal piano di razionamenti energetici predisposto, nonostante a parole il ministero della Transizione ecologica (MiTE) italiana sostenga che gli stoccaggi procedono regolarmente. Resta il dubbio che le forniture provenienti dal Paese nordafricano non siano così affidabili come si vorrebbe far credere e questo mette in luce l’urgenza inderogabile del nostro Paese di lavorare all’indipendenza energetica. Una questione di fondamentale importanza a cui, tuttavia, nessun governo nazionale ha mai dato il giusto peso e per il quale non si sono mai fatti veri investimenti.
[di Giorgia Audiello]