Bloccare l’uso e l’abuso dei jet privati contrastandone fisicamente la partenza, se necessario. Perché «i crimini climatici degli ultra ricchi vanno denunciati, e fermati». Questa l’idea alla base di proteste pacifiche ma vigorose, come la mobilitazione messa in campo venerdì dagli attivisti di Attac France ed Extintion Rebellion, che hanno bloccato un terminal dell’aeroporto di Parigi-Le Bourget, principale scalo europeo per viaggi d’affari e spostamenti privati. Gli attivisti hanno bloccato fisicamente gli accessi all’aeroporto per circa un’ora, prima di essere rimossi dalla polizia. Una protesta che ha avuto anche una scia europea, con gli altri attivisti di Extinction Rebellion che nelle stesse ore hanno bloccato il viaggio di un treno carico di carburante per rifornire jet privati in Norvegia.
Perché parlare di disastri climatici e di come risolverli, supporre di contrastare le ingenti emissioni inquinanti organizzando incontri in cui capi di stato, miliardari, imprenditori e celebrità arrivano comodamente a bordo dei propri aerei privati, non è la soluzione. Al centro delle azioni dei gruppi ambientalisti negli ultimi mesi vi è sempre di più il concetto di “giustizia climatica”, e l’azione parigina va inquadrata in questo contesto, ovvero la denuncia di come il problema delle emissioni non riguardi allo stesso modo tutta la popolazione, ma innanzitutto i super-ricchi e le élite, che- pur costituendo appena lì1% della popolazione – sono responsabili del 50% delle emissioni nocive di tutto il settore dell’aviazione. La stessa fetta di potenti del mondo che di clima è chiamata a discutere, ideando alternative che però non prendono mai in considerazione l’idea di limare i propri vizi a favore della collettività.
Ogni passeggero di un volo privato inquina dalle cinque alle quattordici volte in più degli aerei commerciali, a sottolineare una distanza sempre più evidente che schiaccia e favorisce un “peccaminoso” movimento di pochi eletti, che di fatto sfruttano le risorse comuni.
Così oltre alla protesta di venerdì scorso che pone l’attenzione, ancora una volta, sull’abuso dei voli privati, sempre Attac France ha agito col fine di sottolineare un’altra questione di cui si parla fin troppo poco: l’utilizzo di mega Yacht, altro trastullo di chi troppo ha e poco si interroga.
Un esempio è lo yacht dell’imprenditore a capo della LVMH (multinazionale che possiede Louis Vuitton, Fendi, Dior e altri grandi marchi della moda), Bernard Arnault, che con il suo yacht Symphony è stato in grado di emettere 123 tonnellate di CO2, circa 1400 volte in più di quel che emette un francese medio. E lo ha fatto in una sola settimana (luglio 2022). Tali imbarcazioni di lusso, così come i jet privati e altri privilegi, come sottolineato anche dagli attivisti che hanno occupato il porto di Antibes sabato 24 settembre (il giorno dopo la protesta all’aeroporto parigino), «Simboleggiano l‘incompatibilità dello stile di vita dei miliardari con le esigenze della lotta ai cambiamenti climatici».
[di Francesca Naima]