Il presidente di Pfizer, Albert Bourla, ha fatto sapere che non comparirà all’audizione presso il Parlamento europeo prevista il prossimo 10 ottobre e indetta dalla Commissione speciale europea che sta indagando sulla trasparenza delle procedure contrattuali inerenti ai vaccini anti-Covid 19. Bourla non ha fornito dettagli sulla sua scelta di non presentarsi in audizione: quello che si sa è che avrebbe dovuto rispondere a domande scomode riguardo alle modalità di stipulazione dei contratti. Nella vicenda risulta coinvolta anche la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen che, insieme al numero uno di Pfizer, sembrerebbe non avere rispettato le procedure negoziali standard adottate per la stipula di altri accordi. Il che ha attirato l’attenzione di due organi di vigilanza che stanno indagando sui fatti: l’Ombudsman europeo, guidato da Emily O’Reilly, e la Corte dei conti Ue.
Il rapporto della Corte dei conti europea ha rilevato, infatti, che la von der Leyen sarebbe stata coinvolta direttamente nei negoziati preliminari per il più grande contratto europeo sui vaccini anti-Covid 19, il quale prevedeva la fornitura di 1,8 miliardi di dosi, mentre la procedura negoziale generalmente seguita prevede colloqui esplorativi condotti da una squadra negoziale congiunta composta da funzionari della Commissione e dei Paesi membri. Oltre a ciò, la Commissione ha rifiutato di fornire le prove delle trattative con Pfizer, tra cui i verbali e, soprattutto, i messaggi di testo scambiati tra la von der Leyen e Bourla in vista del terzo contratto da 1,8 miliardi di dosi. La Commissione ha detto di non poterli consegnare al comitato d’inchiesta, in quanto sarebbero stati cancellati.
La questione degli sms era stata sollevata nell’aprile del 2021, quando il New York Times aveva riferito lo scambio di messaggi tra la von der Leyen e Bourla e la relativa richiesta di renderli pubblici. Quando Bruxelles ha fatto sapere di non poterli rendere accessibili poiché non erano stati conservati, è stata effettuata una denuncia presso il mediatore europeo, giustificata dal fatto che gli sms rientrano nel concetto di “documento”, previsto dal regolamento 104/2001. Nell’audizione prevista il prossimo 10 ottobre, dunque, il presidente di Pfizer avrebbe dovuto chiarire questo e altri aspetti, ma il portavoce dell’azienda farmaceutica ha fatto sapere che al suo posto interverrà Janine Small, responsabile del gruppo per lo sviluppo dei mercati internazionali. Tuttavia, non sarà la stessa cosa, dal momento che solo Bourla può fare chiarezza sui messaggi privati ricevuti da von der Leyen. Anche quest’ultima, del resto, non si è espressa sull’argomento, trincerandosi dietro un sospetto “silenzio stampa”, nonostante il mediatore europeo, Emily ÒReilly, abbia fatto pressione per avere chiarimenti in merito.
Dal canto suo, la belga Kathleen Van Brempt, presidente della commissione speciale che indaga sugli acquisti dei vaccini anti-Covid, ha riferito a Politico di essere «profondamente rammaricata» per la decisione di Bourla di non testimoniare in Parlamento europeo. Ancora una volta, dunque, non ci sarà probabilmente la possibilità di fare luce su una questione della massima importanza che riguarda tutti i cittadini europei e che rischia di trasformarsi in una valanga per gli attori direttamente coinvolti nella vicenda, i quali sembrano voler sfuggire alle loro responsabilità, rendendo così ancora più grave e sospetta la loro posizione.
[di Giorgia Audiello]
Devono morire tutti! E male!