domenica 22 Dicembre 2024

Un rider muore durante una consegna, l’algoritmo lo licenzia

“Gentile Sebastian, siamo spiacenti di doverti informare che il tuo account è stato disattivato per il mancato rispetto dei termini e delle condizioni”, recita una parte del messaggio scarno e sterile che Glovo, una delle principali multinazionali delle consegne a domicilio, ha inviato ad un suo dipendente, per licenziarlo. Sebastian Galassi quelle righe però non le ha potute leggere: l’ultima consegna di giornata, quella che non ha portato a termine, gli è costata la vita.

Era la sera del primo ottobre, una delle tante in cui il rider consegnava in sella al suo motorino pizze, hamburger e gelati a domicilio. Così per tutta l’ora di cena, fino allo schianto contro un suv. Sbalzato dalla sella, Sebastian è stato travolto da un’altra auto. La sua agonia è terminata in ospedale, il giorno dopo, lo stesso in cui lo schermo del suo cellulare si è illuminato per l’ultima notifica, quella di Glovo: sei fuori, hai mancato l’ultima consegna. Così non si fa.

“Per mantenere una piattaforma sana ed equa, talvolta è necessario prendere dei provvedimenti quando uno degli utenti non si comporta in modo corretto”, si legge ancora nel messaggio, uno di quelli che l’applicazione deve essere stata programmata a inviare in automatico, e che la famiglia di Sebastian ha diffuso, indignata, dopo l’incidente.

L’azienda si è scusata, specificando che si è trattato di un errore: la sua offerta di “pace” è stata proporsi di pagare una parte delle spese del funerale del ragazzo. Non sarebbe meglio evitare ad altre persone di fare la stessa fine?

Sì, perché l’epilogo che è toccato a Sebastian è già capitato e potrebbe ripetersi per altre persone. Giovani, soprattutto, che decidono di fare i fattorini per arrotondare, pagarsi piccole spese o contribuire alle uscite economiche di casa. Sebastian, ad esempio, aveva studiato come grafico e si era iscritto a un corso di design, per continuare in questa direzione e specializzarsi. Fare il rider e lavorare sodo – anche nei weekend – gli serviva a pagarsi il futuro. C’è a chi invece quei soldi servivano a pagarsi il presente: è il caso di William De Rose, 31 anni, Roman Emiliano Zapata, 48 anni e Giuseppe Cannavacciuolo, 47 anni, tutti rider morti durante un turno di consegna a causa di un incidente stradale.

Le loro storie non ci suonano nuove, probabilmente nemmeno ci sorprendono. Che i fattorini delle grosse multinazionali delle consegne siano sfruttati e lavorino in precarie condizioni di sicurezza, si sapeva e se ne parlava già. Ma i dati a riguardo sono pochi e discontinui. Gli ultimi numeri risalgono al 2019: in quell’anno l’osservatorio Incidenti Rider Food Delivery (istituito dall’Associazione amici sostenitori polizia stradale) aveva calcolato – dall’1 gennaio al 25 ottobre – 25 incidenti, di cui 4 mortali.

Fanno parte del pacchetto, oseremmo dire, quello che prevede una sorta di gara a chi porta una pizza da un capo all’altro della città nel più breve tempo possibile. D’altronde, chi corre più forte può fare più consegne e guadagnare di più. E se piove o il cielo è sereno poco cambia: l’obiettivo è là, oltre quel citofono. C’è solo una cosa che, se gli rimane tempo, il rider può fare: sperare che tutto fili liscio, pena il licenziamento in tronco – deciso da un algoritmo tra l’altro – o nel peggiore dei casi la morte.

Licenziati perché una macchina ha deciso così, nessuna spiegazione, nessuna garanzia: d’altronde perché meravigliarsi, se non esiste neppure un contratto? I fattorini infatti continuano ad essere pagati a cottimo, nonostante diversi tribunali italiani si siano pronunciati a favore di un inquadramento lavorativo adeguato. La stessa mancanza (nonostante esista una legge del 2021 che impone di contrattualizzare il lavoro dei rider) che ha spinto la Spagna qualche settimana fa a multare la società Glovo, che ha sede a Barcellona, per 79 milioni di euro. Una cifra che la società non avrà alcun tipo di problema a coprire.

Per fortuna esiste la solidarietà umana oltre agli algoritmi delle multinazionali. I compagni di lavoro di Sebastian hanno organizzato uno sciopero in tutta Italia. A Firenze in duecento hanno manifestato per ricordare il giovane caduto sul lavoro e per rivendicare misure che servano ad evitare che qualcuno di loro rischi di essere il prossimo. A portare la solidarietà delle istituzioni ai ciclofattorini è andato il governatore toscano Eugenio Giani (Partito Democratico), è stato contestato ed allontanato dalla piazza: «Non fare passerelle, vai a lavorare. I contratti li avete precarizzati voi, il tuo partito al governo» gli hanno detto i rider.

[di Gloria Ferrari]

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4 Commenti

  1. Il problema nasce dalle persone che utilizzano queste piattaforme. Provo rabbia e ripudio per tutti quelli che accettano lo sfruttamento di altre persone pur di non alzare il culo per andarsi a prendere da mangiare.
    Fate schifo.
    Perché devono prendere in quel posto cool che però è dall’altra parte della città, perché hanno la promo, perché piove, perché perchè no.. è riluttante l’egoismo e la lontananza dalla realtà di queste persone.

    Chi utilizza questi “servizi” deve ritenersi responsabile anche di questi accaduti.

    Il boicottaggio è l’unica soluzione

    • La penso proprio come te. Mai ordinato niente. E mai lo farà finchè le loro situazioni contrattuali non cambieranno.
      A parte loro, che secondo me ce la stanno mettendo tutta, sono di Firenze. https://robinfoodfirenze.it/
      “Robin Food è
      un’idea che nasce da un gruppo di fattorini fiorentini.
      Una cooperativa umana, locale e sostenibile,
      che ha come valori primari la dignità del lavoratore,
      l’economia locale e il territorio.”

  2. Ma dove sono i “SINDACATI”?????? Io mi vergogno a 57 anni di pagare ancora la tessera e vedere calpestati il ns “minimo sindacale”…… VERGOGNA!!!! Sindacalisti che non hanno mai fatto un’ora di lavoro in fabbrica,…….

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