La natura che fiorisce anche quando immersa nell’artificio umano. Un esempio di vita che vince nonostante una disturbante presenza umana arriva dall’Isola d’Elba precisamente dalla spiaggia di Sant’Andrea, dove lo scorso 18 settembre si sono schiuse 70 delle 80 uova di tartaruga, con un successo di schiusa di quasi il 90%. Le uova deposte da esemplari appartenenti alla specie “caretta caretta” considerata a rischio fino al 2016 e ora fuori pericolo, hanno resistito per giorni tra il baccano dei turisti e le mareggiate, immerse tra lettini e ombrelloni. Non solo, ma la condizione ottimale del nido sarebbe a una distanza di 14 metri dal mare; le uova in questione invece, si trovavano a soli 7 metri dal mare “protette” perché sotto a un lettino.
Dopo essere state scoperte da un dipendente di un ristorante della zona, le uova deposte sono state monitorate per otto giorni e otto notti dai volontari di Legambiente, rimasti increduli dinanzi a tanta forza vitale. Un evento che ha dell’incredibile perché non solo Sant’Andrea è un luogo particolarmente antropizzato. E invece tutto è andato a buon fine nella spiaggia tanto popolata, tra la curiosità dei turisti e lo stupore degli esperti.
Un caso che è bene approfondire, visto il successo nella schiusa addirittura superiore alla norma, in cui solo 2 uova si sono rotte mentre le 8 rimanenti sono ancora integre. Motivo per cui verranno effettuati studi da parte dell’Università di Pisa, di Firenze e di Siena, in collaborazione con Arpat e Legambiente. Oltre alla curiosità scientifica, la schiusa dell’87,5% delle uova di tartaruga della specie caretta caretta in un luogo tanto inospitale è importante per spronare un cambio di prospettiva, superare la visione antropocentrica e magari sentirsi più intuitivamente parte del tutto. Vedere una scena emozionante come la schiusa delle uova in spiaggia potrebbe essere d’aiuto perché la specie umana sia ben più accorta e rispettosa nei confronti delle altre specie che popolano la Terra e dell’ambiente marino. In circa 30 anni, le tartarughe nate a Sant’Andrea potrebbero tornare perché mature sessualmente e lì deporre a loro volta. Essenziale è dunque continuare a educare così che si interferisca il meno possibile e si possano prendere precauzioni come quella di evitare di scavare la sabbia e stare accorti nel camminare, per evitare di schiacciare i gusci.
Per quanto la notizia rimanga positiva, c’è da sottolineare che nidificare nella spiaggia in questione non sia poi così “naturale”. Anche negli ultimi anni specie di tartarughe hanno scelto svariate località italiane e alcune zone della Toscana per deporre le uova, prediligendo prima il sud della regione per poi spostarsi sempre più a nord, ma le spiagge rimangono molto affollate e dunque per loro rischiose. Le ragioni sono sempre da collegare al riscaldamento climatico, da cui deriva l’aumento delle temperature delle acque. Ecco poi come gli habitat – e non solo per le tartarughe – diventino sempre di meno, spingendo gli animali a scegliere luoghi affollati come la spiaggia di Sant’Andrea. Una bella notizia quindi, ma che dovrebbe stimolare un pensiero critico e una volontà sempre maggiore di tutela.
[di Francesca Naima]