Nella giornata di ieri migliaia di persone si sono riunite per formare una catena umana intorno al Parlamento di Londra e chiedere la liberazione di Julian Assange. L’appello era stato lanciato sulla pagina della campagna Don’t Extradite Assange da Stella Morris, moglie del giornalista australiano, la quale ha partecipato insieme ai figli, che indossavano felpe con la scritta Free my dad. Nelle stesse ore, in segno di solidarietà con l’iniziativa londinese, una catena umana a sostegno di Assange si è formata a Melbourne, città natale del giornalista, alla quale hanno partecipato anche il padre e il fratello del giornalista.
Tra gli oltre 5 mila che hanno preso parte alla manifestazione londinese si contavano anche personalità di rilievo tra i quali i membri del Parlamento John McDonnell e Jeremy Corbyn, quest’ultimo ex leader del partito Laburista, oltre all’attore Russel Brand. Tra i principali mezzi di informazione, tuttavia, solamente Reuters ha dato spazio alla notizia della manifestazione. Assange si trova dal 2019 chiuso nella prigione londinese di Belmarsh e rischia l’estradizione negli Stati Uniti, dove sconterà una condanna a 175 anni di carcere per svariati reati, tra i quali quello di cospirazione e violazione della legge sullo spionaggio. Le accuse gli sono state rivolte dopo che il sito WikiLeaks, da lui fondato, ha reso pubblici alcuni documenti classificati che hanno messo in luce i crimini di guerra perpetrati dagli Stati Uniti in Afghanistan e Iraq. Nel luglio scorso gli avvocati difensori di Assange hanno presentato ricorso contro l’Alta Corte britannica contro la decisione di estradarlo.
[di Valeria Casolaro]