Per sostituire le importazioni di gas russo, l’Unione europea ha puntato forte sul gas Gnl proveniente dagli Stati Uniti, forse aspettandosi un trattamento da “alleati” mai posto in essere. «Non possiamo accettare che il nostro partner americano ci venda il suo Gnl a un prezzo quatto volte superiore a quello al quale vende ai suoi industriali», ha dichiarato il 12 ottobre il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire. Qualche giorno prima, in un dissenso più celato, il collega tedesco Robert Habeck aveva criticato quei Paesi, «anche amici, che ottengono cifre astronomiche vendendo il loro gas all’UE». Commenti che inevitabilmente spingono alla riflessione sulla solidarietà e compattezza sostanziali (e non formali) dell’Occidente. Un fronte unito nella pars destruens, come nell’imposizione di restrizioni a terzi, ma non nella pars costruens, quindi nella ricostruzione congiunta.
Nel 2021, l’Unione europea ha importato il 45% del gas dalla Russia. Oltre 380 milioni di metri cubi al giorno tramite gasdotto, per un totale di circa 140 miliardi di metri cubi. In seguito all’invasione russa dell’Ucraina, l’Unione europea ha deciso di sanzionare il Cremlino e allentare i rapporti commerciali, fissando diversi obiettivi restrittivi. Tra questi, spicca l’abbandono delle forniture di gas proveniente da Mosca. Per raggiungerlo, Bruxelles ha varato misure emergenziali di taglio ai consumi e stipulato contratti commerciali con vecchi e nuovi partner, Norvegia e Stati Uniti su tutti. A mesi di distanza da questi accordi, i ministri dell’Economia francese e tedesco hanno tuonato contro Washington a causa dei prezzi di vendita del gas. «La guerra in Ucraina non deve sfociare in una dominazione economica americana e a un indebolimento dell’Unione europea», ha dichiarato Bruno Le Maire.
Nei primi otto mesi del 2022 i flussi di gas naturale liquefatto dalle coste statunitensi verso quelle europee sono cresciuti di oltre il 160%. Come risultato, a settembre le importazioni UE da Washington hanno superato per la prima volta quelle da Mosca. Secondo i calcoli del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, a gennaio 2020 il prezzo medio del gas liquido esportato era di 5,4 dollari per Mcf (mille piedi cubi, pari a 28 metri cubi di gas), a giugno scorso è arrivato a 14,3 dollari. Mentre, sul mercato interno il gas naturale scambiato all’Henry hub si aggira attualmente intorno ai sei dollari per Mcf.
[di Salvatore Toscano]
…. E si, i ns “padroni” ne fanno una più del diavolo…
Se i governi amici e alleati sono come quello degli USA, i nemici ormai sono inutili
Touché
Dovrebbero farcelo pagare le 20 volte.
Alla buon’ora….
Dai che qualcuno si sta svegliando……!
Ancora pochi ma è già qualcosa……