Erano circa duemila a comporre il lungo corteo che ha attraversato le strade di Ancona, nella data simbolica del 16 ottobre, a un mese dall’alluvione che causò 11 morti nelle Marche. Ad aprire la protesta un lungo striscione con la scritta “Basta pagare! Devastazioni ambientali, cambiamenti climatici, crisi economica, carovita e caro bollette”. Problemi all’apparenza molto diversi, ma secondo gli organizzatori accumunati dall’essere il prodotto delle medesime politiche disastrose di un sistema basato sul profitto che produce disastri che poi vengono pagati dai cittadini. I comitati organizzatori, d’altra parte, riflettono una saldatura che è in atto in tutta Italia tra associazioni ecologiste ed in difesa dei diritti sociali ed economici, con l’organizzazione contro il caro bollette “Noi non paghiamo” che marciava a fianco dei giovani di Fridays For Future.
Dal megafono si sono alternate molteplici richieste: quella di una ricostruzione rapida dei territori danneggiati dall’alluvione, quella di una moratoria immediata sulle bollette, quella di una revisione profonda del PNRR per chiedere che venga messo al centro il recupero dei territori dissestati, la messa in sicurezza dei territori e una uscita reale da un modello produttivo ancora basato sui combustibili fossili. Slogan anche contro gli Stati Uniti, accusati di voler imporre la propria politica energetica sfruttando cinicamente la guerra tra Russia e Ucraina. Momenti di tensione con le forze dell’ordine, schierate in assetto antisommossa, davanti al rettorato, dove la questura intendeva far cessare il corteo. Dopo una trattativa questo è invece proseguito fino alla centrale piazza Roma, dove è stato improvvisato un rogo delle bollette per rilanciare la campagna di disobbedienza civile “Noi non paghiamo“.