domenica 22 Dicembre 2024

Vicenza, case da abbattere per la TAV: cittadini si incatenano in Comune

Per chiedere un consiglio straordinario sul progetto TAV martedì 18 settembre alcuni attivisti hanno occupato Palazzo Trissino, sede principale del Comune di Vicenza. I No Tav si sono incatenati al parapetto delle scale interne della sede comunale in segno di protesta contro un piano pronto a devastare interi quartieri – con la demolizione di interi condomini – in nome dell’alta velocità, per poi essere letteralmente trascinati via dalle forza dell’ordine. Gli attivisti chiedono di essere ascoltati, sottolineando come il coinvolgimento decisionale della cittadinanza sia stato quasi inesistente, nonostante il grande impatto dell’opera. Sotto accusa l’Amministrazione comunale, responsabile di aver agito escludendo chi verrà penalizzato dalla costruzione del così chiamato Progetto Av/Ac Verona-Padova 2° lotto “Attraversamento di Vicenza”.

Attivisti No Tav “trascinati” via dalle forze dell’ordine, fonte: gruppo No Tav

Un piano contestato fin dal principio da chi ancora chiede voce in capitolo ma è stato escluso da decisioni di estrema importanza, nonostante possa essere presto espropriato o subire le conseguenze di imponenti lavori. Il piano per l’alta velocità prevede il raddoppio dei binari sulla linea Milano-Venezia, inclusi i tratti che attraversano il centro abitato di Vicenza. Per passare dagli attuali due a quattro binari si prevedono demolizioni abitative specialmente nei quartieri di San Lazzaro, San Felice e Ferrovieri, tra i più popolosi di Vicenza. Interi condomini da abbattere, per un totale di circa 62.316 metri quadri di superficie che andrà in polvere. Decine di famiglie che dovranno abbandonare le proprie case, dietro indennizzo ovviamente, ma con conseguenze che – specie in casi di fragilità – possono essere drammatiche.

Interventi previsti dall’opera volta a modificare 6,2 chilometri di tratto con annessi interventi all’intera viabilità nella parte ovest della città, fino alla stazione ferroviaria nel centro storico. E gli abitanti? Non solo non sono stati adeguatamente consultati ma avranno solo 18 mesi di tempo per lasciare le proprie case, mentre chiedono maggiore tutela e assemblee pubbliche di confronto nei quartieri. L’assenza di un consiglio comunale che permetta di ascoltare anche la voce degli abitanti delle zone interessate non permette  la trasparenza che sarebbe dovuta ai cittadini, mentre chi vuole che i lavori vadano in porto parla di un progetto che rivoluzionerà la città in “positivo”, tralasciando chi grida all’ingiustizia e chiede da tempo risposte chiare e un confronto democratico.

Il 27 settembre, quando già erano esplose le prime proteste, il sindaco aveva indetto un’assemblea pubblica per spiegare i benefici del progetto TAV; una situazione che però non aveva soddisfatto i cittadini contrari che accusano l’amministrazione anche di non aver considerato l’impatto ambientale dell’opera e le ripercussioni sui cittadini dell’area interessata.

Protesta Come di Vicenza, 18 ottobre, fonte: gruppo No Tav Vicenza

Che ci saranno grandi cambiamenti è vero, anche la Camera del lavoro provinciale si è preoccupata di sottolineare come la priorità sia «La massima riduzione dell’impatto dell’opera e dei lavori sui quartieri, in particolare ai Ferrovieri», come ha detto il segretario generale della Cgil di Vicenza, Giampaolo Zanni; e comunque sembra che a a pagare il prezzo di un profitto di pochi saranno gli stessi che dovrebbero essere tutelati. Già si prevedono possibili speculazioni su affitti e compravendite di immobili, visto come in poco tempo, con preavvisi a mezza bocca e mai cristallini, gli espropriati dovranno mettersi alla ricerca di una nuova abitazione, per un totale di circa 200 appartamenti.

Demolizioni delle quali alcuni diretti interessati fino ai primi di settembre non sapevano nulla e che prevedono indennizzi di circa 1.850 euro al metro quadro per i fabbricati residenziali, 800 euro per box e garage, 1.000 euro per siti produttivi e 2.000 per quelli commerciali. Poco dopo, vista la richiesta di sgombero accelerato, è stato deciso di apportare un incremento del 10 per cento. Dopo la protesta di ieri, durante la quale sono intervenute le forze dell’ordine, gli attivisti hanno detto chiaramente che non si fermeranno finché non verranno realmente presi in considerazione e hanno previsto altre mobilitazioni come l’appuntamento di martedì 25 ottobre, giorno in cui gli attivisti hanno indetto l’Assemblea pubblica contro il progetto TAV a Vicenza.

[di Francesca Naima]

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