Gli archeologi affermano che i Sapiens e i Neanderthal avrebbero convissuto in Europa per almeno 1400 anni durante il Paleolitico superiore iniziale, permettendo loro di influenzarsi a vicenda oltre che riprodursi. Sono stati infatti analizzati dei reperti di entrambi i gruppi in Francia e nel nord della Spagna, i quali hanno rivelato che gli Homo Sapiens erano presenti circa 42.500 anni fa mentre i Neanderthal 40mila anni fa, prima di scomparire 1000 anni dopo. Questo significa che le due specie avrebbero convissuto nella stessa area in un lasso di tempo durante il quale si sarebbero mescolate tra di loro.
Durante gli scavi in una decina di siti archeologici tra Francia e Spagna, gli archeologi hanno scoperto 38 manufatti attribuiti ai Neanderthal e 28 ai Sapiens i quali dimostrano che i primi sono apparsi per la prima volta tra 45.343 e 44.248 anni fa e sono scomparsi tra 39.894 e 39.798 anni fa. Quelli appartenenti ai Sapiens sono apparsi per la prima volta tra 42.653 e 42.269 anni fa, ed è così che è stato stabilito che i due gruppi hanno vissuto insieme da 1.400 a 2.900 anni, un periodo piuttosto lungo durante il quale si sarebbero influenzati, ad esempio copiandosi a vicenda alcune tecniche per la produzione di gioielli e utensili. Tutti i manufatti sono stati datati tramite l’utilizzo del radiocarbonio, tenendo però conto dell’escursione di Laschamp ovvero di quando, circa 41mila anni fa, avvenne una repentina inversione magnetica che alterò temporaneamente la quantità di carbonio-14 (radiocarbonio) presente nell’atmosfera e negli esseri viventi. Dalle ricerche sono emerse alcune somiglianze nei manufatti, dovute probabilmente a scambi culturali.
Ma poi cosa è successo ai Neanderthal? Le ipotesi sono tante. Una di queste afferma che nella loro estinzione avrebbero giocato un ruolo cruciale alcuni drastici cambiamenti climatici avvenuti in Europa circa 40mila anni fa, i quali avrebbero portato il susseguirsi di condizioni di freddo estremo e di siccità. La testimonianza di tali variazioni climatiche deriva dalle analisi delle stalagmiti, formazioni calcaree che emergono dal suolo delle grotte carsiche per la caduta continua di gocce d’acqua ricche di calcite. La loro formazione necessita infatti dell’infiltrazione di acqua piovana dall’esterno, e questo le rende una prova inconfutabile della presenza o assenza di pioggia. Nello specifico tali formazioni calcaree crescono in strati sottili, e ogni variazione di temperatura altera la loro composizione chimica. Pertanto gli strati conservano un archivio naturale della storia climatica di una determinata area, che può essere comprovata tramite le datazioni radiometriche.
Gli archeologi a sostegno della teoria climatica indicano una correlazione tra i periodi freddi e l’assenza di strumenti dei Neanderthal, e ritengono che i Sapiens siano riusciti a sopravvivere perché più capaci ad adattarsi all’ambiente. Pare infatti che i Neanderthal fossero sì abili cacciatori in grado di controllare il fuoco, ma dipendenti da una dieta poco variegata a base per lo più di carne, al contrario degli uomini moderni che avevano una dieta più ricca, fatta anche di pesce e vegetali. Durante i periodi rigidi quindi, le fonti alimentari dei Neanderthal iniziarono a scarseggiare e questo li rese più vulnerabili.
Un’altra ipotesi sulla loro scomparsa parla di una vera e propria invasione da parte dell’uomo moderno in concomitanza di una più avanzata tecnologia di caccia. Sembra infatti che le prime popolazioni Sapiens fossero dieci volte superiori alle popolazioni locali di Neanderthal e che, di conseguenza, di fronte alla maggioranza dei primi, la capacità di questi di competere per le stesse aree geografiche, per lo stanziamento e per la caccia, sia stata fortemente minata. Nello specifico emerge una superiorità nelle innovazioni tecnologiche e comportamentali, le quali permisero ai Sapiens di invadere e sopravvivere in popolazioni più numerose in tutto il continente europeo. Pertanto, di fronte a questo tipo di competizione, i Neanderthal si sarebbero inizialmente ritirati in regioni più marginali e meno fruttuose per poi cominciare a estinguersi, con molta probabilità anche a causa dell’improvviso deterioramento delle condizioni climatiche.
Un’altra spiegazione, secondo alcuni ricercatori, risiederebbe nella sopracitata escursione di Laschamp, ovvero un lasso di tempo di circa 2mila anni in cui il campo magnetico terreste subì un crollo improvviso comportando l’aumento delle radiazioni ultraviolette. Secondo questa teoria il mutamento del campo magnetico della Terra e una variante genetica di una proteina sensibile ai raggi UV, furono determinanti nella selezione degli ominidi. I Neanderthal sarebbero stati infatti diversi dai Sapiens per il recettore arilico (AhR), che li avrebbe resi più vulnerabili all’ondata delle radiazioni ultraviolette.
Infine c’è chi non esclude il diretto incontro con l’Homo Sapiens come possibile causa della sparizione del Neanderthal, in quanto il primo sarebbe stato portatore di malattie e infezioni che il sistema immunitario del secondo non sarebbe stato in grado di combattere. Un fenomeno analogo agli indiani d’America con i conquistadores.
[di Eugenia Greco]