Un gruppo di 30 deputati democratici della Camera degli Stati Uniti ha inviato una lettera alla Casa Bianca esortando il Presidente Joe Biden a ripensare la sua strategia riguardo al conflitto russo-ucraino: si tratta di un’iniziativa importante che testimonia i primi distinguo all’interno del fronte democratico relativamente alla strategia di incondizionato sostegno a Kiev e di chiusura verso ogni trattativa di pace. Nella missiva, pubblicata per la prima volta dal Washington Post, i 30 democratici guidati da Pramila Jayapal – presidente del Congressional Progressive Caucus – chiedono a Biden di unire al sostegno economico e militare senza precedenti che gli USA stanno fornendo all’Ucraina anche una «spinta diplomatica proattiva, raddoppiando gli sforzi per cercare un quadro realistico per un cessate il fuoco». La lettera è stata firmata da alcuni dei democratici liberali più noti e influenti del Congresso, tra cui Jamie Raskin, Alexandria Ocasio-Cortez, Cori Bush, Ro Khanna e Ilhan Omar.
Nella lettera emerge la preoccupazione per il fatto che gli Stati Uniti non si impegnino in un dialogo con la Russia come parte integrante dello sforzo per porre fine a una guerra che ha già causato migliaia di morti, milioni di sfollati e gravi danni economici: i firmatari del testo, infatti, hanno fatto notare come le conseguenze disastrose della guerra si stiano ampliando ben al di là dei confini dell’Ucraina e dell’Europa, arrivando a coinvolgere anche gli Stati Uniti che stanno affrontando costi elevati di cibo e gas, mentre i picchi dei prezzi del grano, dei fertilizzanti e dei combustibili hanno creato carenze alimentari globali.
Il comunicato ha suscitato diverse reazioni: da quelle più pacate, come quella del portavoce della Casa Bianca, John Kirby, a quelle più ostili e aggressive di altri esponenti dello stesso Partito democratico. Da parte sua, Kirby, rispondendo alle osservazioni dei mandatari della lettera, ha affermato che l’amministrazione «apprezza le loro preoccupazioni molto ponderate», ribadendo però al contempo che devono essere gli ucraini a mostrare per primi di essere disposti ad un’apertura diplomatica. Altri rappresentanti dell’ala liberal-democratica, invece, hanno respinto con forza i contenuti della lettera, dichiarando il loro sostegno a Kiev a oltranza fino alla vittoria. Tra questi, vi è il democratico dell’Arizona Ruben Gallego, il quale ha scritto su Twitter: «Il modo per porre fine a una guerra? Vinci velocemente. Come si vince velocemente? Dando all’Ucraina le armi per sconfiggere la Russia».
Le aspre critiche a cui è andato incontro il testo di quella che rimane comunque l’ala minoritaria dei democratici ha spinto gli autori della lettera, prima a dover chiarire la loro posizione e, successivamente – a meno di ventiquattr’ore di distanza dalla sua diffusione da quanto si apprende da alcune fonti – direttamente a ritirarla. «Lasciatemi essere chiara: siamo uniti come democratici nel nostro impegno inequivocabile a sostenere l’Ucraina nella sua lotta per la democrazia e la libertà di fronte all’invasione russa illegale e oltraggiosa. […] La diplomazia è uno strumento importante che può salvare vite umane, ma è solo uno strumento», ha dovuto chiarire Pramila Jayapal. Ieri si è appreso che quest’ultima ha formalmente ritirato la lettera per non creare spaccature nel fronte democratico, spiegando che era stata redatta mesi fa. In ogni caso, l’iniziativa è stata tacciata dalla maggioranza del partito di costituire un passo falso che ha messo in difficoltà la Casa Bianca, nel momento in cui sta cercando di mantenere la linea della fermezza nei confronti del Cremlino. Resta, tuttavia, un primo – importante seppur timido – segnale della presenza di malumori e preoccupazioni all’interno del fronte democratico.
Inoltre, essa potrebbe rappresentare l’anticipazione di un potenziale cambio di strategia dopo le elezioni di medio termine previste per il prossimo 8 novembre, dove verrà rinnovato il Congresso. Qualora i repubblicani riuscissero a conquistare – come appare probabile dai sondaggi– la maggioranza la maggioranza, potrebbero esserci cambiamenti anche sostanziali. Una parte consistente del Partito repubblicano, infatti, non approva la spesa di miliardi di dollari per sostenere una guerra a migliaia di chilometri di distanza dagli Stati Uniti, mentre il Paese deve fronteggiare una situazione economica interna alle prese con un’inflazione senza precedenti. Il leader dei Repubblicani alla Camera, Kevin McCarthy – che diventerebbe speaker della Camera in caso di vittoria dei conservatori – ha fatto sapere la scorsa settimana che una Camera guidata dal GOP (Great Old Party) si opporrebbe a maggiori aiuti all’Ucraina.
Le imminenti elezioni di medio termine, insieme ai dubbi e alle preoccupazioni di una parte del Partito democratico, lasciano presagire, dunque, un possibile cambio di approccio della politica americana che – pur con tutte le difficoltà del caso – avrebbe effetti determinanti per andare verso una possibile soluzione nel conflitto in Ucraina.
[di Giorgia Audiello]
Che figura dimm…a!
Fanno sempre la guerra a migliaia e migliaia di km da casa, chissà perché. Ora che i giochi non vanno come pensavano e notano che ne pagano anche loro le conseguenze (perché “fuck the eu”) cominciano a tirarsi indietro. Ho sempre pensato che gli americani siano dei complessati codardi, la loro risposta è “l’arma più grossa” per far fuori chi non la pensa come loro. Ecco qual’è la loro democrazia. La loro propaganda è il cancro di questo mondo.