Una delegazione del battaglione Azov ha compiuto un tour degli Stati Uniti e ha incontrato politici e membri di varie organizzazioni che supportano le attività della milizia neonazista ucraina. Azov è la colonna militare dell’organizzazione Corpo Nazionale, come spiegato anche nell’inchiesta de L’Indipendente, sull’Internazionale Nera. La delegazione era composta da sei persone, tre uomini e tre donne: i primi sono veterani del battaglione, le donne sono le mogli di alcuni componenti di Azov. Tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre, la delegazione ha soggiornato in vari Stati degli USA con l’intento di promuovere l’organizzazione e fare pressione sui politici statunitensi in riferimento alla guerra e al suo supporto. Una missione durante la quale la delegazione del battaglione ucraino ha incassato il sostegno di diversi esponenti del Congresso americano.
Tra gli uomini vi era Giorgi Kuparashvili, co-fondatore del reggimento Azov e leader della sua scuola militare Yevhen Konovalets, dal nome del fondatore dell’Organizzazione dei nazionalisti ucraini. La prima apparizione della delegazione ucraina di Azov è stata presso l’Ukrainian American Cultural Center of New Jersey (UACCNJ), a Whippany, sabato 17 settembre. Durante l’evento, la cui partecipazione ha visto una maggioranza di pubblico al di sotto dei sedici anni, i veterani di Azov hanno raccontato la “loro storia sulla resistenza a Mariupol”. Dell’esperienza sul campo, gli uomini hanno anche parlato in un’intervista sul canale Newsmax.
Il 20 settembre, le tre donne che rappresentano l’Associazione della famiglia dei difensori di Azovstal, guidata da Kateryna Prokopenko, moglie del comandante di Azov, Denys Prokopenko, hanno partecipato ad una manifestazione in sostegno dell’Ucraina, davanti alla Casa Bianca, organizzata da US Ukrainian Activists (USUA). Yulia Fedosiuk, intervistata anch’ella da Newsmax ha detto: «Vogliamo ringraziare tutto il popolo americano per il sostegno dell’Ucraina. Lo apprezziamo molto, ma allo stesso tempo chiediamo aiuto per influenzare su questo».
Il tour della delegazione ha poi fatto tappa, il 24 settembre scorso, in una chiesa ucraina di Detroit. Per l’occasione, migliaia di volantini hanno inondato la città con un QR Code che portava alla campagna “Support Azov”, creata per ricevere donazioni internazionali. Sasha Tkachenko, co-fondatrice del gruppo locale “United Support for Ukraine” ha gestito l’organizzazione dell’evento di Detroit. L’Ukrainian-American Crisis Response Committee of Michigan (UACRCM), formato all’inizio di quest’anno, ha trasmesso in diretta l’evento.
A Washington DC, la delegazione Azov ha incontrato almeno tre membri del Congresso, appartenenti al Partito Repubblicano: i senatori Todd Young e Rick Scott e il rappresentante Pete Sessions.
Giorgi Kuparashvili dice però che la delegazione ha incontrato una cinquantina di politici, di entrambi gli schieramenti, i quali avrebbero tutti espresso sostegno all’Ucraina e l’intenzione di togliere il divieto di fornire armi e addestramento al battaglione Azov da parte degli Stati Uniti. Infatti, dal 2018, il Congresso ha deciso di non fornire più direttamente armi e addestramento ai membri del battaglione Azov perché ritenuto estremista. Addirittura, nel 2020, Max Rose, un ex membro democratico del Congresso, aveva richiesto, senza successo, che il Dipartimento di Stato etichettasse il reggimento Azov come “organizzazione terroristica straniera”. Kuparashvili si è detto convinto che la legge non arriverà a naturale scadenza, nel 2025, ma che verrà fatta decadere già da questo anno.
Durante un’asta di beneficenza in favore di Azov, Kuparashvili ha spiegato l’identità nazionalista del suo gruppo e ha fatto riferimento all’idea di Natiocrazia. Durante il discorso, Kuparashvili si è rivolto al pubblico dicendo: «Ora, tutti voi siete Azov». Due giorni dopo, l’Istituto ucraino di arte moderna di Chicago ha ospitato un’altra asta di beneficenza in favore di Azov. A quest’ultimo evento benefico, sono intervenuti anche i consoli di Germania e Polonia, Wolfgang Mössinger e Paweł Zyzak.
Il primo di ottobre, la delegazione ha poi fatto tappa nella prestigiosa Stanford University. In quell’occasione è intervenuto a sostegno del battaglione Azov l’ex ambasciatore USA in Russia, tra il 2012 e il 2014, Michael McFaul, professore di studi internazionali proprio alla Stanford University.
Il Center for International Security and Cooperation della Stanford University, all’inizio di questo anno, ha pubblicato un rapporto dettagliato proprio su Azov, in cui viene descritta l’idea di Natiocrazia: «Mykola Stsiborksyi, un ideologo anziano in un partito politico nazionalista ucraino nel 1930, ha stabilito l’idea di Natisiokratii, o Natiocrazia, un sistema totalitario influenzato dal fascismo italiano [..] Secondo il piano Natiocracy di Stsiborksyi, l’élite nazionale governa sotto un unico dittatore, l’economia è interamente sotto il controllo dello stato e la parità di diritti non esiste». Gli ideologici di Azov che portano avanti tali idee hanno oggi coniato il concetto di “cittadinanza multilivello”.
In apertura del rapporto, il Centro ha descritto così l’organizzazione ucraina: «Il Movimento Azov è una rete nazionalista di estrema destra di organizzazioni militari, paramilitari e politiche con sede in Ucraina. La componente paramilitare del Battaglione Azov si è formata nel 2014 prima di integrarsi nella Guardia nazionale ucraina come reggimento per scopi speciali. Dopo l’integrazione, i veterani del reggimento Azov ampliarono il movimento per includere un’ala politica, il Corpo Nazionale, e un’ala paramilitare, la Milizia Nazionale. È noto per il suo reclutamento di combattenti stranieri di estrema destra dagli Stati Uniti, dalla Russia e dall’Europa, nonché per ampi legami transnazionali con altre organizzazioni di estrema destra».
[di Michele Manfrin]
Ironico, spero
In fondo gli americani sono sempre stati dalla parte dei dittatori più sanguinari. Dal Pol pot in Vietnam, alla Corea negli anni 50, da Saddam Hussein a reza phalevi, da Pinochet a batista solo per citare i più famigerati. E noi con loro
I nazisti buoni incontrano l’impero del bene.