È scattato ieri il rinnovo automatico del memorandum Italia-Libia, l’intesa tra i due Paesi siglata per la prima volta nel 2017 dall’allora presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e l’omologo libico Fayez Mustafa Serraj. L’art. 8 di tale documento recita infatti che questo “ha validità triennale e sarà tacitamente rinnovato alla scadenza per un periodo equivalente, salvo notifica per iscritto di una delle due Parti contraenti, almeno tre mesi prima della scadenza del periodo di validità”. Una clausola che è appunto scattata ieri, nonostante gli appelli e le proteste delle associazioni umanitarie, l’ultima delle quali si è svolta lo scorso 26 ottobre a Roma e ha visto la partecipazione di 40 associazioni oltre che della società civile.
Attraverso tale accordo l’Italia si impegna a fornire alla Libia supporto finanziario e tecnico per contrastare la migrazione verso la nostra penisola. Da quando è stato siglato il Memorandum ad oggi sono circa 100 mila le persone che sono state riportate in Libia, dopo essere state intercettate dalla Guardia Costiera Libica nelle acque del Mediterraneo centrale. Tuttavia diversi punti di tale accordo sono sempre stati mantenuti oscuri dal governo italiano, a partire dall’entità dei finanziamenti e finendo con l’indicazione specifica di chi siano gli effettivi beneficiari delle donazioni di denaro e mezzi. Tanto per fare un esempio, l’ultima donazione risale allo scorso ottobre, quando l’Italia ha ceduto al Paese nordafricano 14 navi veloci da impiegare per il recupero e il rimpatrio dei migranti in mare da parte delle forze libiche, per un valore di 6,65 milioni di euro. Dalla documentazione manca, tuttavia, un’indicazione precisa rispetto a chi beneficerà di tale donazione, dal momento che non viene fatto riferimento né all’Amministrazione generale per la sicurezza costiera (GAS) né alla Direzione per la lotta all’immigrazione illegale (DCIM), ma solamente a una generica “polizia libica”.
Va tenuta presente, inoltre, la frammentazione della situazione politica libica, spaccata tra il Governo di Unità Nazionale (GNU) di Abdul Hamid Dbeibah e il Governo di Stabilità Nazionale (GNS) di Fathi Bashagha, che impedisce di fatto la conduzione unitaria del Paese. Non va dimenticato, inoltre, che le prove materiali prodotte negli anni delle torture atroci cui i migranti sono soggetti una volta finiti nelle mani della Guardia Costiera Libica e riportati in Libia si sprecano, come testimonia uno dei video diffusi dalla ONG Refugees in Libya.
#Libya⚠️
In Tripoli Janzur, #Syed area
A 17 year old Ethiopian is being tortured by militias with electric shock while others place a gun on his head demanding $10,000 American currency.Everyday,hundreds are tortured for ransoms because we are seen as an easy source of income pic.twitter.com/zNgIQAL2gu
— Refugees In Libya (@RefugeesinLibya) October 30, 2022
[di Valeria Casolaro]