domenica 24 Novembre 2024

La piaga ancora irrisolta del traffico illegale di tigri

Ogni anno, a livello mondiale, centinaia di tigri sia vive che morte divengono un prodotto immesso sul mercato nero: è quanto si evince da un nuovo rapporto di Traffic, una Organizzazione non governativa che si occupa di monitorare il commercio di animali e piante selvatiche. Dal lavoro – con cui è stato analizzato il fenomeno a partire dal mese di gennaio del 2000 fino a quello di giugno del 2022 – è emerso che, tra tigri intere e parti del loro corpo, almeno 3.377 esemplari sono stati sequestrati dalle autorità competenti in questi 22 anni e, di conseguenza, si stima che mediamente circa 150 tigri vengano confiscate annualmente. Quello del commercio illegale risulta dunque essere un fenomeno preoccupante: la sua rilevanza è infatti confermata dai tanti sequestri avvenuti in giro per il mondo, con i dati che “mostrano una tendenza in aumento”.

A tal proposito, nella prima metà del 2022 ad essersi distinte in senso negativo sono state l’Indonesia, la Thailandia e la Russia, che hanno registrato aumenti significativi del numero di sequestri rispetto al periodo gennaio-giugno dei due decenni precedenti. A preoccupare è soprattutto l’Indonesia, che ha già sequestrato più tigri nella prima metà del 2022 (18) rispetto a tutte le confische del 2021 (16): numeri oltremodo allarmanti se si considera che si tratta della patria della “tigre di Sumatra”, una specie ad alto rischio di estinzione la cui popolazione selvatica è stimata tra i 400 ed i 500 esemplari. «È uno sviluppo inquietante per la tigre in pericolo di estinzione e un avvertimento per tutte le sottospecie di tigri», ha quindi affermato la coautrice del rapporto Ramacandra Wong, sottolineando che «non c’è mai stata una maggiore urgenza di intensificare la lotta nei confronti del crimine contro la fauna selvatica in tutti gli stati dell’area».

Tralasciando l’analisi riferita esclusivamente all’ultimo anno e tornando a parlare dell’intero periodo oggetto del rapporto, bisogna ricordare che i sequestri sono avvenuti principalmente nei 13 Tiger Range Countries (TRC), ovverosia i paesi in cui le tigri vagano ancora libere. Al primo posto troviamo l’India, patria di oltre la metà della popolazione mondiale di tigri selvatiche, che si afferma come il paese con il maggior numero di tigri confiscate (893) nonché di episodi di sequestro (759). C’è poi la Thailandia, che nonostante abbia riportato un numero di episodi di sequestro (65) minore rispetto alla Cina ed all’Indonesia (rispettivamente 212 e 207 episodi) si è classificata al secondo posto della classifica relativa al numero di tigri confiscate (403). Alle sue spalle proprio la Cina, con 367 tigri sequestrate, e l’Indonesia, con 319 esemplari confiscati.

Il commercio illegale, però, preoccupa per tutta una serie di altri dettagli legati soprattutto ai paesi del sud-est asiatico. I Tiger Range Countries del sud-est asiatico sono infatti alle prese con ulteriori problemi legati al commercio illegale, come ad esempio il rifornimento degli animali oggetto dello stesso ad opera delle strutture che li tengono in cattività. In particolare la Thailandia ed il Vietnam hanno avuto un ruolo di primo piano, con l’81% e il 67% delle tigri sequestrate nei rispettivi paesi che provengono – o comunque si sospetta che provengano – da strutture che li tengono in cattività. Inoltre, nei paesi del sud-est asiatico il commercio illegale prospera anche sul web. Il monitoraggio del mercato online effettuato da TRAFFIC, infatti, ha posto la lente di ingrandimento su un solido commercio di alcune parti del corpo delle tigri, con 675 profili Facebook impegnati nella vendita di tali prodotti. Al primo posto si piazza il Vietnam con 515 profili, mentre al secondo troviamo la Thailandia con 53 account ed al terzo la Cambogia con 28.

Venendo infine alle “merci più sequestrate”, la pelle di tigre è risultata essere il prodotto confiscato più frequentemente, seguito dall’intero animale e dalle sue ossa. La presenza delle tigri intere nei sequestri è però aumentata nei primi sei mesi del 2022 rispetto agli ultimi anni, così come negli ultimi anni sono aumentati i sequestri di denti e artigli di tigre. Insomma i prodotti tipici del mercato nero sono i più disparati, ed il loro ritrovamento non è di certo relativo solo al recente passato: come detto in precedenza, infatti, il rapporto copre un periodo di tempo di 22 anni. «Le prove mostrano chiaramente che il bracconaggio e il commercio illegale non sono minacce temporanee», ed «a meno che non vogliamo vedere le tigri selvatiche spazzate via dalla nostra vita, le azioni immediate e limitate nel tempo devono essere una priorità», ha dunque non a caso affermato la coautrice del rapporto Kanitha Krishnasamy.

[di Raffaele De Luca]

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