Nei fondali dell’Arcipelago delle Bahamas esiste il più grande ecosistema mai riscontrato di fanerogame, piante marine con organi riproduttivi ben visibili. Rivelato grazie a una particolare “collaborazione” tra gli scienziati e gli animali marini, la prateria si propaga nei fondali delle Bahamas per oltre 92.000 chilometri quadrati, quasi un terzo della superficie dell’Italia. Una scoperta di grande importanza giunta in maniera inaspettata perché l’obiettivo iniziale era piuttosto misurare l’estensione della foresta di importanti piante marine caratterizzate dalla presenza del seme (per questo anche dette Spermatofite) nel fondale caraibico. Si è invece arrivati a estendere la conoscenza della copertura globale delle fanerogame marine di ben il 40% attraverso il lavoro effettuato da un team internazionale di ricercatori poi reso pubblico su Nature Communactions. Le indagini del fondale sono state effettuate attraverso telecamere installate sugli squali tigre, metodo che ha permesso una dettagliata mappatura colmando lacune prima esistenti sull’ecosistema oceanico.
Le fanerogame marine vengono comunemente chiamate alghe, anch’esse dimostrate essere una risorsa preziosa, ma sono a tutti gli effetti piante in grado di produrre organi differenziati con specifiche funzioni fino alla produzione del seme, come suggerisce il termine greco da cui deriva il nome, cioè Phanerogamae da phanerós (manifesto, visibile) e gámos (unione sessuale).
Conoscere e studiare una così vasta pianura sottomarina di fanerogame come quella presentata nello studio permette di migliorarne la salvaguardia ottimizzando la conservazione degli ecosistemi, fondamentale anche a livello globale tanto per gestire le emissioni di gas serra quanto per salvare le specie sempre più minacciate, perché l’habitat esistente grazie alle piante marine fornisce e sostiene risorse ittiche di primaria importanza. Le piante marine che comprendono quasi la metà delle specie note del regno vegetale costituiscono ecosistemi aventi un ruolo primario per la produttività biologica, il sequestro del carbonio, la biodiversità oceanica e le risorse ittiche. Nello specifico le fanerogame marine sono in grado di intrappolare e immagazzinare permanentemente grandi quantità di carbonio.
Basti pensare che da quanto si stima, esse sarebbero addirittura responsabili del 17% del carbonio organico totale sepolto annualmente nei sedimenti marini, conosciuto anche come Blue Carbon (carbonio blu, tale quando viene sequestrato dagli ecosistemi oceanici). Ricordando il monito dell’High Level Panel for a Sustainable Ocean Economy, un quinto dei tagli alle emissioni di cui necessita il pianeta per limitare l’aumento della temperatura globale è bene provenga dall’oceano e ciò permette di cogliere ancora meglio l’importanza della “nuova” distesa di uno dei migliori alleati naturali contro il cambiamento climatico.
Gli scienziati marini hanno potuto osservare i fondali delle Bahamas e portare a termine una scoperta senza precedenti grazie a telecamere e localizzatori posti sulle pinne dorsali degli squali tigre. Le telecamere dotate di tag satellitari e radio sono state fissate sugli animali tra il 2016 e il 2020 con il metodo reputato più rispettoso per il benessere degli squali, cioè usando linee di tamburo a uncino circolare da agganciare alle mascelle dei predatori, pratica che non provoca danni a lungo termine. Le ore di riprese effettuate dal dorso degli enormi predatori hanno portato alla scoperta di ciò che gli studiosi reputano la più grande foresta di fanerogame marine mai riscontrata, oltre che alla conoscenza approfondita dei fondali.
Proprio per il loro valore le praterie di fanerogame dovrebbero essere tutt’altro che misteriose per la comunità scientifica, ma per molto tempo anche a causa della difficoltà di giungere a una mappatura tra acque spesso molto profonde e torbide e la presenza di altre piante marine, gli studi sono stati limitati. Si stima che nei fondali di tutto il globo terrestre esista una superficie di fanerogame che va da un minimo di 160.000 kmq a un massimo di 1,6 milioni di kmq. I fondali sono però continuamente minacciati dal cambiamento climatico e da diverse attività umane invasive e ora la speranza è che conoscenze più approfondite portino a capire sempre più il valore della vita sottomarina e stimoli ad azioni concrete per salvaguardarla, così da evitare ulteriori perdite; basti pensare che ogni anno circa il 7% delle fanerogame marine scompare.
[di Francesca Naima]