Nella tarda serata di martedì 8 novembre, il Governo Meloni ha acconsentito a far sbarcare sul territorio italiano tutti i migranti soccorsi nei giorni precedenti nel Mediterraneo, bloccati su quattro navi guidate da ONG. Prima dell’ok definitivo, l’esecutivo si è a lungo opposto alla discesa dei rifugiati sulla terra ferma, riprendendo in mano quella strategia dei “porti chiusi” messa in campo dall’ex ministro degli Interni e attuale Ministro dei Trasporti, Matteo Salvini.
Il processo decisionale dell’Amministrazione è stato graduale ed è cambiato più volte. È partito da un “no” categorico, c...
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Quel che è certo, perché sotto gli occhi di tutti è il degrado ecologico degli ambienti naturali con il massiccio inquinamento di acqua, terra e aria con sostanze tossiche, in primis, per l’essere umano. Dunque, al di là dell’ “emergenza climatica”, la distruzione degli ecosistemi è innegabile. Allo stesso tempo, proprio perché non dobbiamo dividere il mondo in bianco e nero o ridurre tutto ad un codice binario di zero e di uno, non si può che comprendere gli enormi dubbi che le persone si pongono su mirabolanti progetti, promesse utopiche, approcci paternalistici e forzature di linguaggio. A maggior ragione quando il “cambiamento” dovrebbe essere portato da chi la situazione da cambiare l’ha creata: in altre parole, quando la soluzione al problema viene proposta proprio da chi questo problema lo ha generato. Risulta quindi lecito coltivare dubbi e resistenze rispetto alla narrazione di coloro che adesso sostengono lo “sviluppo sostenibile” ma che hanno guidato il mondo insostenibile fatto di sfruttamento della natura e dell’uomo, da cui hanno tratto immensi profitti. Quindi, perché il potere capitalistico, dopo decenni nei quali ha ostinatamente negato ogni problema ecologico dato dal sistema produttivo e contrastato ogni azione per l’ambiente, ora “picchia” così costantemente sullo “sviluppo sostenibile” affinché si risolvano i problemi ecologici? Strutture come la Alliance of CEO Climate Leaders rendono chiaro l’obiettivo: generare elevati rendimenti dalle attività a minori emissioni. È questa l’anima green di quella che le élite chiamano Quarta rivoluzione industriale. Cucinare una nuova torta miliardaria, pagata dagli Stati e quindi dai cittadini, le cui fette saranno spartite dai soliti colossi del capitalismo finanziario ed estrattivo.
Il tema è difficilissimo e sottostimato. Peggiorerà sempre più con le migrazioni climatiche. Non c’è più umanità: basterebbe quella a risolvere il problema.